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Prova consegna merce: basta la rimessa al vettore?

Una società fornitrice si è vista negare l’ammissione al passivo fallimentare del cliente per mancata prova della consegna. La Cassazione ha accolto il ricorso, chiarendo che, nella vendita con trasporto, la prova consegna merce è soddisfatta nel momento in cui i beni vengono affidati al vettore, come stabilito dall’art. 1510 c.c., senza necessità di dimostrarne l’arrivo a destinazione.

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Prova Consegna Merce: la Cassazione chiarisce quando il venditore è liberato

Nell’ambito delle vendite commerciali, specialmente quelle che prevedono il trasporto dei beni, la questione della prova consegna merce è un elemento cruciale, soprattutto quando l’acquirente fallisce. Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un principio fondamentale sancito dall’art. 1510 del Codice Civile: il venditore adempie al suo obbligo di consegna nel momento in cui affida i beni al vettore. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società spagnola, fornitrice di materiale industriale, aveva venduto una grande quantità di merce a un’azienda italiana, per un valore superiore ai 3 milioni di euro. Successivamente, la società acquirente veniva dichiarata fallita. La società fornitrice presentava quindi domanda di insinuazione al passivo per recuperare il proprio credito.

La domanda veniva rigettata sia dal Giudice Delegato che, in sede di opposizione, dal Tribunale. La ragione? Le prove fornite, principalmente fatture e bolle di carico attestanti la consegna della merce a un terminal in Spagna, non erano state ritenute sufficienti a dimostrare l’effettiva consegna dei beni alla società poi fallita in Italia.

La Decisione del Tribunale e i Motivi di Ricorso

Il Tribunale aveva sostenuto che le fatture, essendo atti unilaterali, non fossero di per sé opponibili al curatore fallimentare (che agisce come terzo). Inoltre, le bolle di carico dimostravano solo la presa in consegna da parte del vettore in Spagna, ma non l’arrivo e la ricezione della merce da parte dell’acquirente. Di fronte a una specifica eccezione di inadempimento sollevata dalla curatela, il fornitore non era riuscito, secondo il Tribunale, a fornire la prova completa dell’esecuzione della sua prestazione.

La società spagnola ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, la violazione e falsa applicazione dell’articolo 1510, secondo comma, del Codice Civile. Secondo la ricorrente, il Tribunale aveva errato nel non considerare che l’obbligo del venditore si esaurisce con la consegna della merce al vettore, momento in cui la proprietà e i rischi passano all’acquirente.

Le Motivazioni della Cassazione: la prova consegna merce si ferma al vettore

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso, ribaltando la visione del Tribunale. I giudici supremi hanno riaffermato un principio consolidato: nella vendita di beni mobili da trasportare, il venditore si libera dall’obbligo di consegna rimettendo la merce al vettore o allo spedizioniere.

La Corte ha specificato che, ai sensi dell’art. 1510 c.c., è proprio in quel momento che la proprietà del bene si trasferisce all’acquirente, salvo patto contrario. Di conseguenza, il rischio relativo al trasporto grava sul compratore. Richiedere al venditore di provare anche l’arrivo della merce a destinazione costituisce un errore di diritto, poiché impone un onere probatorio che va oltre gli obblighi di legge.

Il Tribunale, quindi, aveva erroneamente ritenuto non provata la prestazione del venditore, non liberato dall’obbligo di consegna. La decisione è stata cassata perché basata su un’interpretazione errata della norma che regola la prova consegna merce nelle vendite con spedizione.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha cassato il decreto impugnato e ha rinviato la causa al Tribunale di Napoli, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato. Questa ordinanza rappresenta un’importante conferma per tutte le imprese che operano con vendite a distanza. Stabilisce con chiarezza che, salvo accordi specifici tra le parti (come le clausole Incoterms che dispongano diversamente), la responsabilità del venditore cessa e il suo credito sorge nel momento in cui la merce viene affidata al primo trasportatore. La documentazione che attesta questa fase, come le lettere di vettura o le bolle di carico firmate dal vettore, è sufficiente a fornire la prova dell’adempimento e a fondare la richiesta di pagamento, anche in un contesto complesso come una procedura fallimentare.

Quando si considera adempiuto l’obbligo di consegna del venditore in una vendita con trasporto?
Secondo l’art. 1510 c.c., l’obbligo si considera adempiuto e il venditore si libera nel momento in cui consegna la merce al vettore o allo spedizioniere, salvo che le parti non abbiano stabilito diversamente.

Per insinuare un credito al passivo fallimentare, il fornitore deve provare che la merce è arrivata al compratore?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non è necessario provare l’arrivo a destinazione. È sufficiente dimostrare di aver adempiuto al proprio obbligo consegnando la merce al vettore, poiché è in quel momento che la proprietà e i rischi si trasferiscono all’acquirente.

La decisione di un giudice che rigetta una domanda di ammissione al passivo può essere motivata solo richiamando il parere del curatore fallimentare?
Sì, la Corte conferma che una motivazione ‘per relationem’ al progetto di stato passivo del curatore è ammissibile, a condizione che il richiamo sia univoco e le contestazioni del curatore siano sufficientemente specifiche da permettere al creditore di esercitare pienamente il proprio diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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