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Proprietario dei materiali: Cassazione e Art. 937 c.c.

Un fornitore di materiali edili, non pagato dal costruttore che li ha impiegati in un’opera pubblica, ha citato in giudizio l’ente committente. I tribunali di merito hanno negato al fornitore un’azione diretta per il pagamento basata sull’art. 937 c.c. La Corte di Cassazione, riconoscendo la complessità e la rilevanza della questione interpretativa sui diritti del proprietario dei materiali, ha emesso un’ordinanza interlocutoria rinviando il caso a una pubblica udienza per un esame approfondito.

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Diritto del proprietario dei materiali: la Cassazione rinvia alla pubblica udienza

Quando un fornitore non viene pagato dal costruttore, può rivalersi direttamente sul committente finale? Questa è la domanda cruciale che emerge da una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione. Il caso mette in luce la complessa interpretazione dell’articolo 937 del codice civile e i diritti del proprietario dei materiali in un contratto d’appalto, spingendo la Suprema Corte a un supplemento di riflessione.

I Fatti del Caso

Una società specializzata nella fornitura di loculi prefabbricati stipulava un contratto con un’impresa edile. Quest’ultima, a sua volta, aveva vinto un appalto con un Comune per la realizzazione di un edificio cimiteriale. Il contratto di fornitura includeva una clausola di riserva di proprietà: i loculi sarebbero rimasti di proprietà del fornitore fino al completo pagamento.

L’impresa edile ha utilizzato i loculi, terminato l’opera e consegnato l’edificio al Comune. Tuttavia, non ha mai saldato il conto con il fornitore. Di conseguenza, il fornitore si è trovato con fatture insolute per oltre 44.000 euro e ha deciso di agire legalmente non solo contro l’impresa edile, ma anche direttamente contro il Comune, proprietario del suolo e dell’opera finita.

Il Percorso Giudiziario nei Gradi di Merito

Sia in primo grado che in appello, le richieste del fornitore contro il Comune sono state respinte. I giudici di merito hanno ritenuto che il fornitore non potesse avvalersi dell’azione diretta prevista dall’art. 937 c.c. (“Opere fatte da un terzo con materiali altrui”). La loro interpretazione si basava sull’idea che il costruttore, essendo legato al Comune da un contratto d’appalto, non potesse essere qualificato come “terzo” ai fini della norma. Di conseguenza, veniva a mancare un presupposto essenziale per l’applicazione di tale tutela.

L’analisi della Cassazione e il ruolo del proprietario dei materiali

La questione è approdata in Cassazione, dove il fornitore ha contestato la lettura restrittiva dell’art. 937 c.c. Secondo la tesi del ricorrente, i giudici di merito avrebbero commesso un errore: il “terzo” menzionato dalla norma non sarebbe il costruttore, bensì il proprietario dei materiali (cioè il fornitore stesso), il quale è l’unico soggetto estraneo al rapporto contrattuale tra committente e appaltatore.

Il fornitore ha sostenuto che, proprio perché privo di un legame contrattuale con il proprietario del suolo, la legge gli offre questa azione diretta per recuperare il valore dei suoi beni, limitatamente al prezzo che il committente deve ancora versare al costruttore. La norma stessa, infatti, prevede che il proprietario dei materiali possa “esigere tale indennità dal proprietario del suolo […] limitatamente al prezzo che da questo fosse ancora dovuto”.

Le motivazioni della decisione interlocutoria

La Suprema Corte, analizzando il ricorso, ha riconosciuto che la questione sollevata non è di semplice soluzione. La giurisprudenza non ha ancora chiarito in modo definitivo e univoco la figura del “terzo” nell’ambito dell’art. 937 c.c., distinguendola da quella delineata nel precedente art. 936 c.c. (“Opere fatte da un terzo con materiali propri”).

Esiste un contrasto interpretativo che merita un approfondimento. L’ordinanza sottolinea come l’art. 937 c.c. sia scritto avendo riguardo alla posizione del proprietario dei materiali, mirando a regolare i rapporti (non negoziali) sorti tra quest’ultimo e il proprietario del fondo, il quale si arricchisce grazie a materiali altrui per il fenomeno dell’accessione.

Considerata la “particolare rilevanza” della questione e la necessità di fare chiarezza su un punto di diritto fondamentale per gli operatori del settore edile, il Collegio ha ritenuto opportuno non decidere il caso in camera di consiglio. Ha invece disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza, dove la questione potrà essere discussa in modo più approfondito prima di giungere a una sentenza definitiva.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa ordinanza interlocutoria lascia la questione aperta, ma segnala un’importante attenzione della Cassazione verso la tutela dei fornitori. La futura decisione nel merito potrebbe avere conseguenze significative:

1. Maggiore Tutela per i Fornitori: Se la Corte dovesse accogliere l’interpretazione del ricorrente, i fornitori di materiali con riserva di proprietà avrebbero uno strumento di tutela in più, potendo agire direttamente contro il committente finale per il recupero del proprio credito, nei limiti del debito residuo del committente verso l’appaltatore.
2. Chiarezza Normativa: Una pronuncia chiara sulla nozione di “terzo” nell’art. 937 c.c. risolverebbe un’incertezza giuridica che si protrae da tempo, offrendo a tutti gli attori del settore costruzioni un quadro di riferimento più stabile e prevedibile.

In attesa della decisione finale, il caso rappresenta un monito per committenti, appaltatori e fornitori sull’importanza di definire chiaramente i rapporti e le garanzie nei contratti d’appalto e di fornitura.

Chi può essere considerato ‘terzo’ ai sensi dell’art. 937 del codice civile?
La questione è al centro del dibattito. Secondo i giudici di merito, il costruttore legato da un contratto d’appalto al proprietario del suolo non è un ‘terzo’. Il fornitore ricorrente sostiene invece che il ‘terzo’ sia proprio il proprietario dei materiali, in quanto estraneo a tale contratto. La Cassazione ha ritenuto la questione così complessa da richiedere una pubblica udienza per essere risolta.

Il proprietario dei materiali non pagato dal costruttore può agire direttamente contro il proprietario del suolo (committente)?
Nei gradi di merito di questo specifico caso, la risposta è stata negativa. Tuttavia, l’intero ricorso per cassazione si fonda sulla tesi opposta. Il fatto che la Suprema Corte abbia deciso di approfondire la questione in una pubblica udienza indica che la possibilità di un’azione diretta è tutt’altro che esclusa e potrebbe essere affermata nella futura sentenza.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte non ha emesso una decisione finale sul merito della controversia. Ha pubblicato un’ordinanza interlocutoria con cui, data la ‘particolare rilevanza’ delle questioni giuridiche, ha disposto il rinvio della causa a una nuova udienza pubblica per una trattazione più approfondita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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