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Promessa di pagamento: assegno e onere della prova

La Corte di Cassazione ha stabilito che un assegno bancario, anche se privo del suo valore cartolare, funge da promessa di pagamento. Questo comporta un’inversione dell’onere della prova: non spetta al creditore dimostrare l’esistenza del debito, ma al debitore che ha emesso l’assegno provare la sua inesistenza, invalidità o estinzione. Nel caso specifico, il ricorso di un imprenditore contro un ex collaboratore, a cui aveva consegnato un assegno come garanzia, è stato respinto proprio in applicazione di questo principio consolidato.

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Assegno come Promessa di Pagamento: la Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova

Un assegno bancario, anche quando non è più incassabile, non è semplice carta straccia. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: un assegno vale come promessa di pagamento. Questa qualificazione ha conseguenze processuali enormi, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione dell’onere della prova tra debitore e creditore. Ma cosa significa concretamente e chi deve dimostrare cosa in un’aula di tribunale?

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo di 300.000 euro emesso a favore di un creditore sulla base di un assegno bancario. L’emittente dell’assegno, un imprenditore, si era opposto al pagamento, sostenendo l’inesistenza di qualsiasi debito sottostante.
Il creditore, a sua volta, aveva chiarito che l’assegno gli era stato consegnato come garanzia per il pagamento del prezzo pattuito per la cessione di contratti relativi alla gestione di alcuni negozi. Essendo scaduti i termini per l’azione cartolare (l’incasso diretto del titolo), aveva utilizzato l’assegno come prova del suo credito, qualificandolo appunto come promessa di pagamento ai sensi dell’articolo 1988 del codice civile.
Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione all’imprenditore, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo la tesi del creditore. L’imprenditore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La questione della promessa di pagamento e l’onere della prova

Il nodo centrale della controversia riguarda l’applicazione dell’art. 1988 c.c. e la corretta ripartizione dell’onere probatorio. Secondo la Corte d’Appello, e poi confermato dalla Cassazione, quando un assegno viene utilizzato come promessa di pagamento, si verifica un’inversione dell’onere della prova.
In pratica, si presume che un debito esista (praesumptio iuris tantum). Di conseguenza:
* Il creditore (chi ha ricevuto l’assegno) è esonerato dal dover dimostrare la causa del suo credito, ovvero il rapporto fondamentale da cui è scaturito il debito.
* Il debitore (chi ha emesso l’assegno) ha il gravoso compito di fornire la prova contraria: deve dimostrare che il rapporto sottostante non è mai esistito, era invalido o si è estinto (ad esempio, perché il debito è già stato pagato).

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando in toto l’impostazione della Corte d’Appello e richiamando la propria giurisprudenza costante. I giudici hanno chiarito che il principio dell’inversione probatoria è solido e si applica pienamente nei rapporti diretti tra traente e prenditore di un assegno.

L’assegno, pur privo di valore cartolare, opera una cosiddetta astrazione processuale della causa debendi. Questo termine tecnico significa che, ai fini del processo, la causa del debito viene momentaneamente “messa da parte”, e il creditore gode di una relevatio ab onere probandi, cioè è sollevato dal peso della prova. La presunzione di esistenza del debito regge fino a quando l’emittente non riesce a demolirla con prove concrete.

La Corte ha inoltre ritenuto irrilevanti le argomentazioni del ricorrente, il quale sosteneva di aver denunciato lo smarrimento dell’assegno e che questo era stato firmato in bianco e consegnato al creditore, all’epoca suo dipendente, per pagare dei fornitori. Secondo i giudici, per contestare efficacemente il riempimento di un assegno firmato in bianco, non basta una semplice affermazione: è necessario avviare una procedura specifica, la querela di falso, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un orientamento di grande importanza pratica. Chi riceve un assegno a garanzia di un credito ha in mano uno strumento probatorio molto potente, anche dopo la scadenza dei termini per l’incasso. La sua qualificazione come promessa di pagamento sposta l’intero carico della prova sulla controparte. Per il debitore che ha firmato l’assegno, diventa estremamente difficile sottrarsi al pagamento, a meno che non sia in grado di fornire prove inoppugnabili dell’inesistenza del debito. Questa decisione serve da monito: la firma su un assegno non è mai un gesto da prendere alla leggera, poiché le sue conseguenze legali persistono ben oltre la sua funzione di mero strumento di pagamento.

Un assegno bancario non più incassabile ha ancora valore legale?
Sì, anche se ha perso il suo valore come titolo di credito (azione cartolare), vale come promessa di pagamento ai sensi dell’art. 1988 del codice civile nel rapporto diretto tra chi lo ha emesso e chi lo ha ricevuto.

Se ricevo un assegno e il debitore nega il debito, chi deve provare cosa in tribunale?
L’assegno, in quanto promessa di pagamento, inverte l’onere della prova. Non è il creditore a dover dimostrare l’esistenza del rapporto sottostante, ma è il debitore (l’emittente dell’assegno) a dover fornire la prova che il debito non esiste, è invalido o è già stato estinto.

Cosa succede se l’emittente dell’assegno sostiene che sia stato riempito abusivamente?
Secondo la Corte, la semplice affermazione che l’assegno, firmato in bianco, sia stato riempito in modo abusivo non è sufficiente. Per contestare efficacemente il documento, sarebbe necessario avviare una procedura specifica chiamata “querela di falso”. In assenza di ciò, la contestazione è irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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