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Privilegio studio associato: Cassazione rinvia il caso

Uno studio professionale associato ha richiesto l’ammissione privilegiata di un proprio credito nel passivo di un fallimento, ma il Tribunale ha concesso solo l’ammissione in via chirografaria. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non ha deciso il merito ma ha rinviato la causa a pubblica udienza, ritenendo necessario approfondire la questione giuridica su quando spetti il privilegio allo studio associato, in particolare sul requisito della ‘pertinenza’ del credito al singolo professionista che ha svolto la prestazione.

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Privilegio Studio Associato: La Cassazione Fa il Punto e Rinvia alla Pubblica Udienza

L’ordinanza interlocutoria n. 7608/2024 della Corte di Cassazione riaccende i riflettori su una questione cruciale per i professionisti organizzati in forma associata: il riconoscimento del privilegio studio associato per i crediti derivanti dalla loro attività. Con una decisione che sospende il giudizio, la Suprema Corte segnala la necessità di un approfondimento su un punto chiave della normativa, rinviando la causa a una pubblica udienza per una trattazione più completa.

Il Caso: Dalla Domanda di Ammissione al Passivo al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine dalla richiesta di uno studio di dottori commercialisti associati di essere ammesso al passivo del fallimento di una società per un credito di oltre 229.000 euro. Lo studio aveva richiesto che il proprio credito fosse riconosciuto come privilegiato, ai sensi dell’art. 2751-bis, n. 2, del Codice Civile, che accorda una preferenza ai crediti dei professionisti per le retribuzioni degli ultimi due anni di prestazione.

Il Tribunale, tuttavia, aveva respinto la richiesta di privilegio, ammettendo il credito solo in via chirografaria, ovvero come credito non privilegiato, da soddisfare solo dopo i creditori con cause di prelazione. La motivazione di tale rigetto si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato: il privilegio ha natura strettamente personale, legata alla prestazione d’opera intellettuale del singolo professionista, e non si estende automaticamente a un’entità collettiva come uno studio associato.

Contro questa decisione, lo studio professionale ha proposto ricorso per cassazione.

La Questione sul Privilegio dello Studio Associato

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione dell’art. 2751-bis c.c. La giurisprudenza costante della Cassazione ha stabilito che la domanda di insinuazione al passivo presentata da uno studio associato crea una presunzione: si presume che il rapporto d’opera non sia personale e, di conseguenza, che manchino i presupposti per il riconoscimento del privilegio.

Superare la Presunzione: L’Onere della Prova

Tuttavia, questa presunzione non è assoluta. Lo studio associato può superarla dimostrando due condizioni fondamentali:

1. Personalità della Prestazione: Il credito deriva da una prestazione svolta personalmente da un professionista, in via esclusiva o quantomeno prevalente.
2. Pertinenza del Credito: Il credito è ‘di pertinenza’ dello stesso professionista che ha eseguito la prestazione, anche se formalmente la richiesta di pagamento proviene dall’associazione. Ciò può avvenire, ad esempio, in base a un accordo interno che preveda la cessione del credito dal singolo associato allo studio.

È proprio su questo secondo punto che la Corte ha deciso di fermarsi a riflettere.

L’Ordinanza Interlocutoria e il Rinvio

Con l’ordinanza in esame, la Prima Sezione Civile della Cassazione non ha dato né torto né ragione allo studio ricorrente. Ha invece emesso un’ordinanza interlocutoria, un atto con cui si prende atto della complessità e della rilevanza della questione e si ritiene necessario un esame più approfondito.

Le Motivazioni

La Corte ha rilevato che, sebbene l’orientamento giurisprudenziale sia consolidato, l’affermazione secondo cui il credito debba essere ‘di pertinenza dello stesso professionista’ necessita di una chiara e univoca interpretazione. Cosa significa esattamente ‘pertinenza’? Quali sono gli elementi concreti per dimostrarla? L’incertezza su questo punto ha spinto il Collegio a ritenere che il caso meritasse una discussione in pubblica udienza, un contesto più solenne rispetto alla camera di consiglio, dove la questione potrà essere dibattuta in modo più ampio e approfondito prima di giungere a una decisione che potrebbe avere un impatto significativo su tutti gli studi professionali.

Le Conclusioni

In conclusione, questa ordinanza non fornisce una risposta definitiva, ma pone una domanda fondamentale. La decisione di rimettere la causa alla pubblica udienza segnala la volontà della Suprema Corte di definire con maggiore precisione i confini del privilegio studio associato. Il verdetto finale, che arriverà dopo la pubblica udienza, è atteso con grande interesse da tutto il mondo professionale, poiché potrebbe confermare l’interpretazione restrittiva finora seguita oppure aprire a nuove possibilità per il recupero dei crediti professionali nelle procedure concorsuali.

Uno studio professionale associato ha sempre diritto al privilegio per i suoi crediti in un fallimento?
No. Secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, la domanda di ammissione al passivo da parte di uno studio associato fa presumere che la prestazione non abbia carattere personale, escludendo di norma il privilegio. Si tratta di una presunzione che può essere superata con prova contraria.

A quali condizioni uno studio associato può ottenere il riconoscimento del privilegio?
Lo studio associato deve dimostrare che il credito si riferisce a una prestazione svolta personalmente da un singolo professionista, in via esclusiva o prevalente. Inoltre, deve provare che il credito sia ‘di pertinenza’ dello stesso professionista, anche se richiesto formalmente dall’associazione (ad esempio, in forza di un accordo interno di cessione del credito).

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione in questo specifico caso?
La Corte non ha deciso il merito della questione. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una pubblica udienza, ritenendo necessario approfondire il significato esatto del requisito secondo cui il credito debba essere ‘di pertinenza dello stesso professionista’ per poter beneficiare del privilegio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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