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Privilegio società cooperativa: onere della prova

Un consorzio si è opposto all’esclusione del proprio credito dal rango privilegiato nello stato passivo di una liquidazione giudiziale. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, affermando che il creditore non ha fornito la prova necessaria a sostegno della sua richiesta di privilegio società cooperativa, in particolare riguardo alla natura mutualistica e alla prevalenza del lavoro dei soci nell’esecuzione del servizio.

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Privilegio Società Cooperativa: Quando la Prova Fa la Differenza

Ottenere il riconoscimento di un credito in una procedura di liquidazione giudiziale è già un percorso complesso. La situazione si complica ulteriormente quando si mira a far valere un privilegio società cooperativa, che garantirebbe una posizione di favore rispetto ad altri creditori. Un recente decreto del Tribunale di Monza fa luce su un aspetto cruciale: l’onere della prova. Vediamo nel dettaglio perché la richiesta di un consorzio è stata respinta e quali lezioni pratiche possiamo trarne.

I fatti di causa: la richiesta di ammissione al passivo

Un consorzio di società cooperative aveva richiesto l’ammissione al passivo della liquidazione giudiziale di un’azienda per un credito di circa 39.000 euro, derivante da servizi di pulizia svolti. Il consorzio sosteneva che tale credito dovesse essere ammesso in via privilegiata, ai sensi dell’art. 2751-bis n. 5 c.c., in quanto il servizio era stato eseguito da una società cooperativa consorziata con l’apporto prevalente del lavoro dei propri soci.

Inizialmente, i Curatori avevano ammesso il credito solo in parte e al chirografo (cioè senza alcun privilegio), rigettando la richiesta di privilegio perché non era stata fornita la prova della qualifica artigiana o cooperativa. Anche a seguito delle osservazioni del consorzio, il Giudice Delegato aveva confermato questa decisione, specificando che mancava la prova della prevalenza dei soci lavoratori, del fattore lavoro sul capitale e della natura mutualistica dell’ente.

L’opposizione e la questione del privilegio società cooperativa

Contro questa decisione, il consorzio ha proposto opposizione, insistendo per il riconoscimento del privilegio società cooperativa. A sostegno della propria tesi, ha argomentato che:
1. Il consorzio stesso e le sue associate erano società cooperative di produzione e lavoro.
2. Il servizio di pulizia era stato svolto da una cooperativa consorziata impiegando 51 soci lavoratori su un totale di 58 dipendenti, dimostrando così la prevalenza del lavoro dei soci.
3. Non era possibile produrre la certificazione di revisione mutualistica a causa della messa in liquidazione della cooperativa esecutrice e dell’irreperibilità del liquidatore.

Il consorzio ha inoltre richiesto l’ammissione di prove testimoniali per dimostrare che l’attività era stata prestata dai soci e che la società era mutualistica.

Le motivazioni della decisione del Tribunale

Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, ritenendola infondata. La decisione si basa su un principio consolidato della giurisprudenza di legittimità: per ottenere il riconoscimento del privilegio, il creditore deve dimostrare rigorosamente tre presupposti fondamentali.

La mancata prova della natura mutualistica

Il primo punto su cui il Tribunale si è soffermato è la mancata dimostrazione della natura cooperativa e mutualistica. Secondo i giudici, non è sufficiente la semplice iscrizione all’Albo delle Società Cooperative. Né rileva l’aver richiesto la revisione mutualistica prevista dalla legge. In assenza di presunzioni legali applicabili al caso di specie, era onere del consorzio dimostrare con prove concrete l’effettiva natura mutualistica. La prova testimoniale richiesta è stata giudicata inammissibile perché generica e con un contenuto valutativo, non fattuale.

La mancata dimostrazione della prevalenza del lavoro dei soci

Il secondo e decisivo elemento è la mancata prova della prevalenza dell’apporto lavorativo dei soci rispetto a quello dei dipendenti non soci. Il Tribunale ha osservato che il consorzio non ha depositato una visura camerale storica che attestasse chi fossero i soci al momento dello svolgimento dei servizi (risalenti al 2015). L’elenco di 51 dipendenti prodotto è stato ritenuto insufficiente, in quanto non permetteva di verificare se fossero effettivamente soci e se il loro apporto fosse prevalente. La visura camerale che indicava 58 addetti, inoltre, si riferiva al 2020, ben cinque anni dopo i fatti, e quindi non era rilevante.

Anche su questo punto, la prova per testimoni è stata ritenuta inammissibile perché non indicava nominativamente i soci lavoratori, limitandosi a un riferimento generico.

Le conclusioni: l’onere della prova grava sempre sul creditore

La decisione del Tribunale di Monza riafferma un principio cardine: chi chiede un privilegio ha l’onere di provare l’esistenza di tutti i presupposti di legge. Nel caso del privilegio società cooperativa, non basta affermare la propria natura o la modalità di esecuzione del servizio. È necessario fornire prove documentali precise e temporalmente pertinenti, come visure storiche e registri soci, che dimostrino in modo inequivocabile la natura mutualistica e, soprattutto, la prevalenza del lavoro dei soci. L’affidamento a prove testimoniali generiche o a documentazione non aggiornata si è rivelato una strategia perdente. Questo provvedimento serve da monito per tutte le cooperative: la corretta e costante tenuta della documentazione sociale non è solo un obbligo formale, ma un requisito sostanziale per la tutela dei propri diritti.

A quali condizioni viene riconosciuto il privilegio ai crediti delle società cooperative?
Secondo la giurisprudenza consolidata, il privilegio viene riconosciuto a condizione che vengano dimostrati tre elementi: 1) la natura cooperativa e mutualistica dell’impresa; 2) la correlazione tra il credito e il lavoro dei soci; 3) la prevalenza dell’apporto lavorativo dei soci rispetto a quello dei dipendenti non soci.

È sufficiente l’iscrizione all’Albo delle Società Cooperative per ottenere il privilegio?
No, il Tribunale ha chiarito che la mera iscrizione all’Albo delle Società Cooperative non è sufficiente a dimostrare l’effettiva natura cooperativa e mutualistica, che deve essere provata concretamente dal creditore opponente.

Perché il Tribunale ha ritenuto inammissibile la prova testimoniale richiesta?
Il Tribunale ha ritenuto le prove testimoniali inammissibili perché formulate in modo generico e con un contenuto valutativo. Ad esempio, un capitolo di prova chiedeva di confermare che la società fosse ‘mutualistica’, il che rappresenta una valutazione e non un fatto. Un altro capitolo si riferiva ai ‘soci lavoratori’ senza indicarli nominativamente, rendendo impossibile una verifica puntuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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