LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Privilegio professionista: no se l’incarico è alla società

La Corte di Cassazione ha negato il riconoscimento del privilegio del professionista a una società cooperativa di ingegneria. La sentenza chiarisce che, per ottenere la prelazione, è necessario dimostrare che l’incarico sia stato conferito ‘intuitus personae’, ovvero a un singolo professionista scelto dal cliente, anche se formalmente il contratto è con la società. In assenza di questa prova, il credito è considerato chirografario e non privilegiato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Privilegio del Professionista: Quando si Applica alle Società? La Cassazione Fissa i Paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 32737/2024) affronta un tema di grande interesse per le società tra professionisti: la possibilità di vedersi riconosciuto il privilegio del professionista per i propri crediti. La Corte ha stabilito che se l’incarico è conferito alla società in quanto tale, e non a un singolo professionista specificamente scelto dal cliente, il credito non gode di alcuna prelazione. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti di Causa

Una società cooperativa di ingegneria e architettura aveva svolto attività di progettazione per un’altra società cooperativa, committente dei lavori. Successivamente, quest’ultima veniva posta in liquidazione coatta amministrativa. La società di professionisti chiedeva quindi di essere ammessa al passivo della procedura con il privilegio previsto dall’art. 2751-bis, n. 2 c.c., che tutela le retribuzioni dei professionisti.

Il liquidatore, tuttavia, ammetteva il credito solo in via chirografaria, ovvero senza alcuna precedenza rispetto agli altri creditori. Il Tribunale, adito in opposizione, confermava la decisione, negando il privilegio. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte: Il Ruolo Decisivo dell’Intuitus Personae

Il cuore della controversia ruota attorno all’interpretazione del privilegio del professionista. La Cassazione ribadisce che tale privilegio è strettamente legato alla natura personale della prestazione e al sostentamento del lavoratore autonomo. La sua funzione è proteggere la retribuzione derivante da un’attività lavorativa personale.

La Presunzione Contro il Privilegio per le Società

Quando il creditore è un’entità collettiva, come una società o uno studio associato, si presume che il rapporto abbia una natura più imprenditoriale che personale. In questi casi, il compenso richiesto non remunera solo il lavoro del singolo, ma anche il capitale e l’organizzazione d’impresa. Per questo motivo, la regola generale esclude l’applicazione del privilegio.

Le Condizioni per Superare la Presunzione

Tuttavia, la Corte chiarisce che questa presunzione può essere superata. Una società di professionisti può ottenere il riconoscimento del privilegio, ma deve fornire una prova rigorosa del fatto che il rapporto abbia mantenuto un carattere eminentemente personale. Per farlo, è necessario dimostrare due condizioni fondamentali:

1. L’ingaggio personale: Il creditore deve provare che il cliente, al momento del conferimento dell’incarico, abbia scelto e designato uno specifico professionista facente parte della società, basandosi su un rapporto di fiducia personale (intuitus personae).
2. La pertinenza della remunerazione: Deve essere dimostrato che il compenso richiesto sia direttamente e prevalentemente destinato a remunerare l’opera personale di quel professionista, e non l’intera struttura societaria.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che la società ricorrente non avesse fornito la prova necessaria. Il contratto di incarico era stato stipulato con la cooperativa come entità giuridica, senza alcuna indicazione di professionisti specificamente scelti dalla committente. La semplice partecipazione di alcuni tecnici alle riunioni operative non è stata considerata sufficiente a dimostrare un incarico intuitus personae.

La Corte ha inoltre rigettato gli altri motivi di ricorso, inclusi quelli relativi a presunti vizi procedurali. In particolare, ha confermato il principio secondo cui la documentazione a prova del privilegio deve essere depositata, a pena di decadenza, già con l’atto introduttivo di opposizione allo stato passivo, e non in un momento successivo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce un principio di diritto molto chiaro: per ottenere il privilegio del professionista, una società deve dimostrare che il cliente ha scelto e si è affidato a una persona fisica specifica all’interno della struttura. La formalizzazione dell’incarico direttamente in capo alla società, senza questa specificazione, fa presumere un rapporto di natura imprenditoriale, escludendo la prelazione. Questa decisione rappresenta un importante monito per le società tra professionisti, che dovranno prestare particolare attenzione alla redazione dei contratti per poter tutelare efficacemente i propri crediti nelle procedure concorsuali.

Una società cooperativa di professionisti ha sempre diritto al privilegio per i crediti professionali?
No. La regola generale è che il privilegio non si applica, perché il rapporto è considerato di natura imprenditoriale. Per ottenerlo, la società deve dimostrare rigorosamente che l’incarico è stato conferito ‘intuitus personae’ a un singolo professionista scelto dal cliente.

Cosa significa ‘intuitus personae’ e perché è importante per il privilegio del professionista?
‘Intuitus personae’ significa che il contratto è basato sulla fiducia e sulle qualità personali di un determinato individuo. È un requisito fondamentale perché il privilegio mira a proteggere la retribuzione del lavoro personale del professionista, non il profitto di un’organizzazione imprenditoriale.

È possibile presentare documenti a sostegno del privilegio dopo aver depositato il ricorso di opposizione allo stato passivo?
No. La Corte ha confermato che, secondo l’art. 99 della legge fallimentare, l’opponente ha l’onere di indicare e produrre tutti i mezzi di prova, inclusi i documenti che dimostrano il privilegio, già nell’atto introduttivo del giudizio, a pena di decadenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati