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Privilegio Garanzia Pubblica: la Cassazione decide

Una società in concordato preventivo contesta la natura privilegiata di un credito vantato da un ente garante a partecipazione pubblica, intervenuto a copertura dei suoi prestiti bancari insoluti. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando che il credito dell’ente garante gode di uno speciale privilegio garanzia pubblica ai sensi del D.Lgs. 123/1998. Tale diritto, finalizzato al recupero di risorse pubbliche, prevale sulle norme ordinarie della surroga e non richiede il completo soddisfacimento del creditore originario.

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Il Privilegio sulla Garanzia Pubblica: Un Diritto Rafforzato nelle Crisi d’Impresa

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, consolida un principio fondamentale in materia di crisi d’impresa e aiuti di Stato: il privilegio garanzia pubblica conferisce una posizione preminente al credito vantato dall’ente garante che ha coperto i debiti di un’azienda insolvente. Questa decisione chiarisce che la natura pubblicistica del fondo di garanzia crea un diritto di credito autonomo e privilegiato, destinato a prevalere sulle norme comuni in materia fallimentare.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore delle costruzioni, dopo aver ottenuto due cospicui finanziamenti da due diversi istituti di credito, si trovava in difficoltà nel rimborsare le rate dei mutui. Tali finanziamenti erano assistiti da una garanzia parziale (rispettivamente per il 70% e il 50%) fornita da un importante ente a partecipazione pubblica, specializzato nel sostegno alle imprese.

A seguito dell’inadempimento della società, l’ente garante veniva chiamato a onorare il proprio impegno, versando alle banche una somma complessiva superiore a 900.000 euro. Successivamente, la società di costruzioni veniva ammessa alla procedura di concordato preventivo.

L’ente garante chiedeva quindi di essere ammesso al passivo del concordato con un credito privilegiato, in virtù dell’art. 9, comma 5, del D.Lgs. 123/1998, norma che disciplina gli interventi di sostegno pubblico alle attività produttive. Tuttavia, gli organi della procedura negavano tale privilegio, portando la questione in tribunale.
Mentre il Tribunale di primo grado rigettava la richiesta dell’ente, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, riconoscendo la natura privilegiata del credito. La società debitrice proponeva quindi ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Valore del Privilegio Garanzia Pubblica

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso della società inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. La sentenza si allinea a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, che attribuisce una speciale tutela ai crediti derivanti dall’escussione di garanzie pubbliche.

La Corte ha respinto le argomentazioni della società ricorrente, secondo cui il credito del garante non potesse essere ammesso al passivo (o quantomeno non in via privilegiata) poiché le banche creditrici originarie non erano state interamente soddisfatte. Allo stesso modo, è stata rigettata la tesi per cui, tramite la surroga, il garante avrebbe acquisito la stessa posizione chirografaria (non privilegiata) delle banche.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri concettuali:

1. Natura Autonoma del Credito del Garante Pubblico: La Corte ha chiarito che il credito dell’ente garante non deriva da una semplice surrogazione nei diritti della banca. Esso sorge ex lege (per effetto di legge) nel momento in cui vengono utilizzate risorse pubbliche per coprire l’inadempimento di un’impresa beneficiaria. L’obiettivo non è semplicemente ristorare il garante, ma riacquisire fondi pubblici alla disponibilità del fondo di garanzia. Questa finalità pubblicistica rende il credito qualitativamente diverso da quello originario e lo sottrae alle norme ordinarie sulla fideiussione e sulla concorsualità (artt. 61 e 62 della Legge Fallimentare), che mirano a evitare duplicazioni di crediti nel passivo. Il credito del garante e quello residuo della banca possono coesistere.

2. Interpretazione Estensiva del Privilegio Garanzia Pubblica: Il privilegio previsto dal D.Lgs. 123/1998 non si limita ai soli crediti per la restituzione di finanziamenti diretti, ma si estende, per interpretazione logico-sistematica, anche agli interventi di sostegno erogati sotto forma di garanzia. La ratio della norma è tutelare l’integrità dei fondi pubblici destinati allo sviluppo delle attività produttive. Di conseguenza, il credito del gestore del fondo che soddisfa il finanziatore, a seguito dell’inadempimento del beneficiario, è assistito da questo speciale privilegio. Tale tutela si applica anche senza un formale provvedimento di revoca del finanziamento, essendo sufficiente l’inadempimento che ha dato luogo all’escussione della garanzia.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce con forza la speciale protezione accordata ai fondi pubblici impiegati per sostenere l’economia. Per le imprese, ciò significa che l’inadempimento di un finanziamento assistito da garanzia pubblica genera un debito privilegiato nei confronti dello Stato o degli enti gestori, un debito che avrà priorità nel recupero in caso di crisi. Per gli enti garanti, questa giurisprudenza consolida la loro posizione nelle procedure concorsuali, facilitando il recupero delle somme erogate e garantendo la continua operatività dei fondi di sostegno. In sintesi, la natura pubblicistica della garanzia trasforma il credito, elevandolo da una semplice posizione chirografaria a una privilegiata, a tutela dell’interesse collettivo.

Il credito del garante pubblico che paga il debito di un’impresa in concordato ha la precedenza sugli altri creditori?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il credito vantato dal gestore di un fondo di garanzia pubblico, a seguito dell’escussione della garanzia per inadempimento dell’impresa beneficiaria, è assistito dal privilegio previsto dall’art. 9, comma 5, del D.Lgs. 123/1998. Questo significa che deve essere pagato con priorità rispetto ai crediti chirografari (non garantiti).

Il garante pubblico può insinuare il proprio credito anche se la banca finanziatrice non è stata interamente rimborsata?
Sì. La Corte ha stabilito che le norme della legge fallimentare (in particolare gli artt. 61 e 62) che limitano l’azione del coobbligato al caso di integrale soddisfacimento del creditore principale non si applicano in questo contesto. Il credito del garante pubblico sorge autonomamente per legge per riacquisire risorse pubbliche e può concorrere con il credito residuo della banca.

Il privilegio sulla garanzia pubblica si applica anche se il finanziamento non è stato formalmente revocato?
Sì. Secondo la giurisprudenza citata dalla Corte, il diritto privilegiato del garante sorge per il solo fatto del pagamento all’istituto di credito a seguito dell’inadempimento del debitore. Non è necessario un preventivo e formale provvedimento di revoca della concessione del finanziamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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