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Privilegio cooperative: la Cassazione chiarisce i limiti

Una società cooperativa si è vista negare il riconoscimento del privilegio cooperative per un credito vantato verso un’altra società in liquidazione coatta. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il superamento della revisione non basta. È necessario dimostrare che il credito derivi direttamente dal lavoro dei soci, prova che la cooperativa non ha fornito, anzi, ha ammesso il contrario.

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Privilegio Cooperative: Quando la Revisione Non Basta

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i rigorosi presupposti per il riconoscimento del privilegio cooperative sui crediti, chiarendo che il superamento della revisione periodica non è sufficiente a garantirlo. La decisione sottolinea come l’onere della prova rimanga saldamente in capo alla cooperativa, che deve dimostrare il nesso diretto tra il credito e l’attività lavorativa dei propri soci. Analizziamo insieme questa importante pronuncia e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Ammissione al Ricorso in Cassazione

Una società cooperativa di produzione e lavoro aveva richiesto l’ammissione al passivo di una procedura di liquidazione coatta amministrativa di un’altra cooperativa, per un credito significativo risalente al 2012. La richiesta non era solo per l’ammissione del credito, ma anche per il suo riconoscimento come privilegiato ai sensi dell’art. 2751-bis, n. 5, c.c., in virtù della propria natura di cooperativa a mutualità prevalente.

Il Giudice Delegato, tuttavia, ammetteva il credito solo in via chirografaria, escludendo il privilegio. La cooperativa creditrice proponeva quindi opposizione al Tribunale, che però la rigettava nel merito. Il Tribunale, pur riconoscendo l’ammissibilità della domanda tardiva, negava il privilegio perché la stessa cooperativa aveva ammesso che i prodotti forniti non erano stati lavorati direttamente dai propri soci. La vicenda è quindi approdata in Cassazione.

La Questione del Privilegio Cooperative: Requisiti e Onere della Prova

Il cuore della controversia giuridica ruota attorno ai requisiti necessari per ottenere il cosiddetto privilegio cooperative, una tutela che consente di essere pagati prima di altri creditori in caso di insolvenza del debitore.

L’interpretazione dell’Art. 2751-bis c.c.

La giurisprudenza costante, richiamata anche in questa ordinanza, stabilisce che per beneficiare del privilegio non è sufficiente la sola natura cooperativa e mutualistica dell’impresa. Sono necessari due requisiti specifici e cumulativi:
1. Correlazione del credito al lavoro dei soci: Il credito deve derivare direttamente da prestazioni o beni che sono il frutto dell’attività lavorativa dei membri della cooperativa.
2. Prevalenza del lavoro dei soci: L’apporto lavorativo dei soci deve essere prevalente rispetto a quello di eventuali dipendenti non soci.

L’irrilevanza della revisione positiva

La cooperativa ricorrente sosteneva che il superamento positivo della revisione prevista dal D.Lgs. 220/2002, come richiamato dalla normativa successiva, dovesse creare una presunzione a suo favore, invertendo l’onere della prova. La Cassazione ha smontato questa tesi, precisando che tale presunzione opera solo nell’ambito specifico del concordato preventivo e non si estende ad altre procedure concorsuali come la liquidazione coatta. Pertanto, l’onere di dimostrare i requisiti per il privilegio resta interamente a carico del creditore.

Le motivazioni della Corte sul privilegio cooperative

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, non entrando nel merito della questione ma fermandosi a un aspetto processuale decisivo. La ragione fondamentale della decisione risiede nel fatto che la società ricorrente non ha contestato la vera ratio decidendi del provvedimento impugnato.

Il Tribunale aveva fondato la sua decisione su un punto fattuale cruciale: l’ammissione della stessa cooperativa creditrice che i prodotti forniti non erano stati lavorati dai soci. Questa ammissione faceva crollare uno dei pilastri indispensabili per il riconoscimento del privilegio. Il ricorso in Cassazione, invece di contestare specificamente questa affermazione e dimostrare dove e come avesse provato il contrario, si è concentrato su questioni di diritto relative all’effetto della revisione cooperativa. Così facendo, non ha scalfito il nucleo della motivazione del giudice di merito. Il ricorso è stato quindi giudicato non autosufficiente, poiché non conteneva gli elementi necessari per invalidare la decisione impugnata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Cooperative

Questa ordinanza offre un monito importante per tutte le società cooperative. Il riconoscimento del privilegio cooperative non è un automatismo derivante dalla propria natura giuridica o dal superamento dei controlli amministrativi. È una tutela che va conquistata in sede giudiziaria dimostrando, con prove concrete e inconfutabili, che il credito vantato è la diretta emanazione del lavoro dei propri soci e che tale lavoro è prevalente all’interno dell’organizzazione. L’ammissione di fatti contrari, anche se indiretta, può rivelarsi fatale, come dimostra questo caso. Le cooperative devono quindi prestare la massima attenzione non solo alla gestione contabile e amministrativa, ma anche alla documentazione e alla prova del nesso inscindibile tra i propri crediti e la funzione mutualistica che le caratterizza.

Il superamento della revisione cooperativa garantisce automaticamente il privilegio sul credito?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che, al di fuori della procedura di concordato preventivo, il superamento della revisione non genera alcuna presunzione, né assoluta né relativa, sulla sussistenza dei requisiti per il privilegio. L’onere della prova resta a carico della cooperativa creditrice.

Quali sono i requisiti essenziali per ottenere il privilegio ex art. 2751-bis, n. 5, c.c.?
Secondo la costante giurisprudenza, sono necessari due requisiti specifici: 1) l’effettiva pertinenza e correlazione del credito al lavoro dei soci; 2) la prevalenza dell’apporto lavorativo dei soci rispetto a quello dei dipendenti non soci.

Perché il ricorso della cooperativa è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non ha contestato la vera ragione della decisione del Tribunale (ratio decidendi). Il Tribunale aveva basato il suo rigetto sull’ammissione fatta dalla stessa cooperativa che i beni forniti non erano stati lavorati dai suoi soci, un punto cruciale che il ricorso non ha efficacemente confutato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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