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Privilegio cooperativa: no se prevalenza non provata

Una società cooperativa in liquidazione ha richiesto l’ammissione privilegiata di un proprio credito nel fallimento di un consorzio, ma la richiesta è stata respinta. Il Tribunale prima, e la Corte di Cassazione poi, hanno negato il privilegio cooperativa per la mancata dimostrazione del requisito della prevalenza del lavoro dei soci rispetto ai non soci. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che i requisiti sostanziali del privilegio (pertinenza e prevalenza) sono inderogabili e non possono essere superati da normative destinate a qualificare la natura mutualistica della società per altri fini.

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Privilegio Cooperativa: la Prevalenza del Lavoro dei Soci è un Requisito Inderogabile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce sui requisiti necessari per il riconoscimento del privilegio cooperativa, stabilito dall’art. 2751-bis, n. 5, del Codice Civile. Con questa pronuncia, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per ottenere il trattamento preferenziale nel recupero dei crediti, la cooperativa deve dimostrare in modo rigoroso la prevalenza del lavoro svolto dai propri soci rispetto a quello dei dipendenti non soci. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I fatti di causa

Una società cooperativa, posta in liquidazione coatta amministrativa, aveva richiesto di essere ammessa allo stato passivo del fallimento di un consorzio di cui faceva parte. La richiesta non era per un credito ordinario (chirografario), ma per un credito assistito da privilegio speciale, in virtù della sua natura di cooperativa di produzione e lavoro.

Il giudice delegato, tuttavia, aveva ammesso il credito solo in via chirografaria. Contro questa decisione, la cooperativa aveva proposto opposizione al Tribunale, il quale l’aveva respinta. Secondo il Tribunale, non era stato soddisfatto uno dei requisiti sostanziali per il riconoscimento del privilegio: la prevalenza dell’apporto lavorativo dei soci rispetto a quello dei lavoratori non soci.

La cooperativa, nel suo successivo ricorso in Cassazione, sosteneva che, per calcolare tale prevalenza, si sarebbero dovuti escludere i costi relativi a lavoratori non soci assunti per obblighi di legge o di contratto collettivo, in particolare in contesti di appalti con la Pubblica Amministrazione. A suo avviso, il Tribunale aveva errato nel non applicare una normativa ministeriale che consentiva tale esclusione, non considerando che il rapporto contrattuale a monte era intercorso tra il consorzio e un ente pubblico regionale.

La decisione della Corte di Cassazione sul privilegio cooperativa

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della cooperativa inammissibile. I giudici di legittimità hanno chiarito che la cooperativa ricorrente non si è confrontata adeguatamente con i principi consolidati espressi dalla stessa Corte in materia. La giurisprudenza è infatti costante nell’affermare che la concessione del privilegio cooperativa è subordinata alla sussistenza di requisiti specifici e rigorosi, che vanno al di là della semplice qualifica formale di società cooperativa a mutualità prevalente.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito che, per beneficiare del privilegio, non basta essere una cooperativa. È necessario dimostrare due elementi sostanziali e imprescindibili:

1. L’effettiva pertinenza e correlazione del credito al lavoro dei soci: il credito deve derivare direttamente dall’attività lavorativa prestata dai membri della cooperativa.
2. La prevalenza dell’apporto lavorativo dei soci rispetto a quello dei dipendenti non soci: il lavoro dei soci deve essere quantitativamente e qualitativamente preponderante all’interno dell’attività che ha generato il credito.

Questi due requisiti, sottolinea la Corte, definiscono un’area più ristretta di imprese ammesse al beneficio, escludendo quelle che, pur essendo formalmente cooperative, operano di fatto con una logica più simile a quella delle imprese tradizionali, utilizzando in larga misura manodopera non socia. Le normative invocate dalla ricorrente, relative al calcolo della mutualità prevalente per fini fiscali o di vigilanza, sono state ritenute irrilevanti. La ragione del privilegio cooperativa, infatti, risiede nella tutela del lavoro dei soci, e tale tutela è giustificata solo quando questo lavoro è effettivamente il cuore pulsante dell’attività economica.

Di conseguenza, non avendo la cooperativa superato lo scoglio della dimostrazione del requisito della prevalenza, ogni altra questione, inclusa quella relativa alla necessità di un certificato di revisione positivo, è stata assorbita e ritenuta irrilevante.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia di privilegi. Il privilegio cooperativa non è un automatismo legato alla forma giuridica, ma una tutela speciale concessa solo a quelle realtà che incarnano autenticamente i principi cooperativistici, basando la propria attività economica sulla prevalenza del lavoro dei propri soci. Le cooperative che intendono far valere questo diritto in sede concorsuale devono quindi essere pronte a fornire una prova concreta e inequivocabile di tale prevalenza, poiché le presunzioni o le normative dettate per altri scopi non saranno sufficienti a superare il vaglio dei giudici.

Quali sono i requisiti essenziali per ottenere il privilegio speciale per i crediti di una cooperativa?
Secondo la Corte di Cassazione, i requisiti indispensabili sono due: 1) l’effettiva pertinenza e correlazione del credito al lavoro svolto dai soci; 2) la prevalenza dell’apporto lavorativo dei soci rispetto a quello dei lavoratori non soci. Entrambi devono essere concretamente dimostrati.

Le norme che definiscono la ‘mutualità prevalente’ di una cooperativa possono essere usate per giustificare il privilegio in un fallimento?
No. La Corte ha chiarito che i requisiti per il riconoscimento del privilegio sono specifici e più stringenti. Le norme sulla ‘mutualità prevalente’, come quelle del D.M. 30/12/2005, servono ad altri fini (es. fiscali o di vigilanza) e non possono derogare o sostituire la necessità di provare la prevalenza del lavoro dei soci ai fini del privilegio.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della cooperativa?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la cooperativa non ha contestato efficacemente i principi consolidati della giurisprudenza della stessa Corte. Invece di affrontare il nucleo della motivazione (la mancata prova della prevalenza), si è concentrata su argomenti ritenuti irrilevanti dalla Corte per la decisione sul privilegio, rendendo il motivo di ricorso non pertinente alla ratio decidendi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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