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Principio di non contestazione e caduta in casa

La Corte d’Appello di Firenze ha riformato una sentenza di primo grado, affermando la responsabilità del proprietario di un immobile per la caduta di un’anziana parente. La decisione si fonda sul principio di non contestazione, poiché il proprietario, pur costituendosi in giudizio, non aveva specificamente contestato la dinamica dell’incidente (caduta su scala bagnata) descritta dalla danneggiata, limitandosi a contestare l’ammontare del danno richiesto. Di conseguenza, i fatti si sono ritenuti provati. La Corte ha invece dichiarato inammissibile la domanda degli eredi contro la compagnia assicurativa del proprietario, non essendo prevista un’azione diretta.

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Principio di Non Contestazione: La Svolta in un Caso di Caduta

In un recente caso, la Corte d’Appello ha ribaltato una decisione di primo grado in materia di risarcimento danni per una caduta in casa, applicando un cardine del nostro processo civile: il principio di non contestazione. Questa sentenza sottolinea l’importanza strategica della difesa in giudizio: non basta contestare l’importo richiesto, ma è necessario prendere posizione su ogni singolo fatto affermato dalla controparte.

I Fatti di Causa: Una Caduta e la Difesa del Proprietario

Una donna anziana subiva una caduta mentre scendeva le scale dell’abitazione del proprio genero, a causa della presenza di acqua sui gradini. In seguito al suo decesso, gli eredi avviavano una causa per ottenere il risarcimento del danno subito dalla loro congiunta, citando in giudizio il genero in qualità di proprietario e custode dell’immobile ai sensi dell’art. 2051 c.c.

In primo grado, il proprietario si costituiva in giudizio e, pur confermando la dinamica dell’incidente, contestava unicamente l’entità del risarcimento richiesto (il cosiddetto quantum). Chiamava inoltre in causa la propria compagnia assicurativa per essere tenuto indenne (in manleva) da eventuali pagamenti.

La Decisione di Primo Grado e i Motivi d’Appello

Nonostante la mancata contestazione dei fatti da parte del proprietario, il Tribunale rigettava la domanda degli eredi. Il giudice di primo grado riteneva che la parte attrice non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare il nesso causale tra la presenza di acqua sulle scale e la caduta, ipotizzando che l’incidente potesse essere stato causato dall’età avanzata e dalle condizioni di salute della donna. Gli eredi impugnavano la sentenza, sostenendo che il Tribunale avesse errato nel non considerare provati i fatti proprio in virtù della mancata contestazione del convenuto.

Il Principio di Non Contestazione nella Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha accolto il ricorso degli eredi, riformando la decisione. Il punto focale della sentenza è l’applicazione dell’art. 115 del codice di procedura civile, che sancisce il principio di non contestazione. Secondo tale principio, il giudice deve porre a fondamento della sua decisione non solo le prove, ma anche i fatti non specificamente contestati dalla parte convenuta.

Poiché il proprietario dell’immobile non aveva mai negato che la caduta fosse avvenuta a causa delle scale bagnate, limitandosi a una contestazione sul quantum, la Corte ha ritenuto che tale circostanza dovesse considerarsi pacifica e provata, senza necessità di ulteriori oneri probatori a carico degli eredi. La responsabilità del custode è stata quindi affermata.

La Posizione dell’Assicurazione: Domanda Inammissibile

Parallelamente, la Corte ha dichiarato inammissibile la domanda degli eredi rivolta direttamente contro la compagnia assicurativa del proprietario. La legge, infatti, non prevede un’azione diretta del danneggiato nei confronti dell’assicuratore del responsabile in casi di responsabilità civile diversi da quelli espressamente previsti (come la circolazione stradale). Inoltre, il proprietario, rimanendo contumace in appello, non ha riproposto la sua domanda di manleva, che si è quindi considerata rinunciata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte d’Appello sono chiare: il giudice di primo grado ha errato nel richiedere alla parte attrice una prova che, di fatto, non era più necessaria. La strategia processuale del convenuto, concentrata solo sulla quantificazione del danno, ha avuto l’effetto di cristallizzare i fatti narrati dagli attori. La non contestazione equivale a un’ammissione implicita dei fatti storici, che il giudice è tenuto a considerare come accertati. Di conseguenza, l’onere della prova che normalmente grava sul danneggiato per dimostrare il nesso causale è stato soddisfatto dalla condotta processuale del convenuto stesso. La Corte distingue nettamente il rapporto tra danneggiato e responsabile (regolato dalle norme sulla responsabilità civile e dal principio di non contestazione) dal rapporto tra assicurato e assicuratore (regolato dal contratto di polizza e che richiede un’esplicita domanda di manleva).

Le Conclusioni

La sentenza offre una lezione fondamentale: in un processo civile, il silenzio o la contestazione generica sui fatti allegati dalla controparte possono avere conseguenze decisive. Chi viene citato in giudizio ha l’onere di prendere una posizione chiara e specifica su ogni aspetto della narrazione avversaria. Contestare solo l’ammontare del danno, senza negare la dinamica dell’evento, può portare a un’affermazione di responsabilità basata sul solo principio di non contestazione. La decisione ribadisce inoltre i confini dell’azione risarcitoria, che va indirizzata al responsabile del danno e non direttamente al suo assicuratore, salvo i casi eccezionali previsti dalla legge.

Se vengo citato per un danno e contesto solo l’importo, cosa succede ai fatti descritti dall’attore?
Secondo il principio di non contestazione, i fatti non specificamente contestati dalla parte convenuta si considerano provati. La responsabilità può quindi essere affermata sulla base delle sole allegazioni dell’attore, senza che questi debba fornire ulteriori prove su quei punti.

La persona danneggiata da un bene in custodia (es. una casa) può chiedere il risarcimento direttamente all’assicurazione del proprietario?
No, la sentenza chiarisce che in questo tipo di sinistro non è prevista un’azione diretta del danneggiato contro l’assicuratore del responsabile. La domanda di risarcimento va rivolta al custode (il proprietario), il quale potrà poi, se ha stipulato una polizza e proposto la relativa domanda, rivalersi sulla propria assicurazione.

Chi deve provare il nesso causale in un caso di responsabilità da cose in custodia?
Normalmente il danneggiato deve provare il nesso di causa tra la cosa in custodia e il danno. Tuttavia, questa sentenza stabilisce che tale prova può ritenersi raggiunta se il custode convenuto in giudizio non contesta specificamente la dinamica dei fatti descritta dal danneggiato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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