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Presupposizione: la Cassazione sui requisiti

Una società commerciale recede da un contratto preliminare di affitto di ramo d’azienda in un centro commerciale a causa della mancata apertura di un grande supermercato, considerata una presupposizione dell’accordo. La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 4970/2025, ha cassato con rinvio la sentenza d’appello che aveva dato ragione alla società commerciale. La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo alla carenza del requisito di ‘obiettività’ della presupposizione, specificando che la motivazione della corte di merito era stata insufficiente nello stabilire che l’evento presupposto fosse realmente indipendente dalla volontà delle parti contrattuali.

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Presupposizione Contrattuale: la Cassazione detta i requisiti di obiettività

L’istituto della presupposizione rappresenta una di quelle figure giuridiche non codificate ma elaborate dalla giurisprudenza per dare una risposta a situazioni in cui le fondamenta di un accordo vengono a mancare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna sul tema, offrendo chiarimenti cruciali sui requisiti necessari per la sua applicazione, in particolare quello dell’obiettività. L’analisi del caso, relativo a un contratto di affitto di ramo d’azienda, dimostra come una motivazione generica da parte del giudice di merito possa portare alla cassazione della sentenza.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare, proprietaria di un futuro centro commerciale, stipulava un contratto preliminare con una società commerciale specializzata in prodotti per l’igiene. L’accordo prevedeva l’affitto di un ramo d’azienda all’interno del nuovo complesso. L’intesa si basava sulla convinzione, comune a entrambe le parti, che in un locale adiacente avrebbe aperto un noto marchio di supermercati, fungendo da ‘locomotiva’ commerciale per l’intero centro.

Successivamente, le trattative tra la società immobiliare e il marchio di supermercati fallirono. Di conseguenza, la società commerciale si rifiutò di stipulare il contratto definitivo, sostenendo che la presenza del supermercato fosse un presupposto essenziale dell’accordo. Chiedeva quindi in giudizio la risoluzione del contratto preliminare per il venir meno di tale presupposizione e la restituzione di una fideiussione prestata.

Il Tribunale di primo grado diede torto alla società commerciale, condannandola al risarcimento dei danni per inadempimento. La Corte d’Appello, invece, ribaltò la decisione, accogliendo la tesi della presupposizione e dichiarando risolto il contratto.

Il ricorso in Cassazione e l’analisi della presupposizione

La società immobiliare ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su quattro motivi. I primi due, relativi all’omesso esame di fatti decisivi e alla violazione delle norme sull’interpretazione del contratto, sono stati dichiarati inammissibili dalla Suprema Corte.

Il cuore della decisione si concentra sul terzo motivo, con cui la ricorrente lamentava l’errata applicazione delle norme sulla presupposizione. Nello specifico, si contestava la mancanza dei requisiti di ‘certezza’ e ‘obiettività’ della circostanza presupposta.

Secondo la Cassazione, la presupposizione ricorre quando una determinata situazione di fatto o di diritto, sebbene non menzionata esplicitamente, è:
1. Comune a entrambi i contraenti.
2. Certa nella loro rappresentazione mentale.
3. Obiettiva, ovvero il suo verificarsi è indipendente dalla volontà e attività delle parti.
4. Determinante per la volontà di concludere il contratto.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il terzo motivo, cassando la sentenza d’appello. Il punto critico individuato dai giudici di legittimità risiede nella motivazione con cui la Corte territoriale aveva affermato il requisito dell’obiettività. La sentenza impugnata si era limitata a una generica e sbrigativa affermazione, sostenendo che ‘la mancata partecipazione di Eurospin non è addebitabile alle parti’.

Questa motivazione è stata giudicata ‘apparente’ e ‘basata su una affermazione generale e astratta’. La Suprema Corte ha chiarito che il giudice di merito avrebbe dovuto condurre un’analisi più approfondita. Non era sufficiente verificare ex post (dopo i fatti) che il mancato avveramento dell’evento non fosse colpa di una delle parti. Era invece necessario valutare ex ante (al momento della stipula) se l’evento stesso – ovvero la conclusione del contratto tra la società immobiliare e il supermercato – dipendesse o meno dalla volontà o dall’attività delle parti del contratto preliminare in esame.

Poiché l’ingresso del supermercato nel centro commerciale dipendeva proprio dall’esito delle trattative tra quest’ultimo e una delle parti (la società immobiliare), la Corte d’Appello avrebbe dovuto motivare in modo più stringente perché tale evento potesse considerarsi ‘indipendente dalla volontà’ dei contraenti. La mancanza di questa analisi approfondita ha costituito un vizio motivazionale tale da giustificare la cassazione della sentenza.

Conclusioni

La decisione in commento ribadisce il rigore con cui deve essere accertata la sussistenza dei requisiti della presupposizione. Non basta che le parti abbiano dato per scontato un certo evento futuro. È indispensabile che tale evento sia oggettivamente estraneo alla loro sfera di controllo e volontà, e che il giudice motivi in modo congruo e specifico su questo punto. La sentenza offre un importante monito per gli operatori del diritto e le parti contrattuali: quando una circostanza è così cruciale da condizionare l’intero affare, la via più sicura è quella di esplicitarla nel contratto come condizione sospensiva o risolutiva, evitando così le incertezze e i rischi di un contenzioso basato sulla figura, tanto utile quanto scivolosa, della presupposizione.

Che cos’è la presupposizione in un contratto?
È una circostanza non esplicitamente menzionata nel testo del contratto, ma che entrambe le parti hanno considerato come fondamento implicito e determinante per concludere l’accordo. Il suo venir meno può giustificare la risoluzione del contratto.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello non avesse motivato in modo adeguato sul requisito dell’obiettività della presupposizione. In particolare, non ha spiegato perché la presenza del supermercato, che dipendeva dalle trattative di una delle parti, dovesse considerarsi un evento indipendente dalla volontà dei contraenti.

Quali sono i requisiti essenziali affinché si possa parlare di presupposizione?
Secondo la giurisprudenza citata, i requisiti sono: la circostanza deve essere comune a entrambi i contraenti, considerata certa nella loro rappresentazione, oggettivamente indipendente dalla loro volontà e attività, e determinante per la conclusione del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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