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Prestazioni sanitarie senza contratto: no pagamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una struttura sanitaria privata che chiedeva il pagamento di prestazioni erogate a un’Azienda Sanitaria Locale in assenza di un contratto scritto. L’ordinanza sottolinea che la mancanza di un accordo formale impedisce il diritto alla remunerazione. Anche la richiesta di indennizzo per arricchimento ingiustificato è stata respinta, poiché la struttura non ha provato il danno emergente, limitandosi a rivendicare un mancato guadagno, non riconoscibile in questi casi. Questa decisione riafferma il principio della necessità della forma scritta per i contratti con la Pubblica Amministrazione nel settore sanitario.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prestazioni sanitarie senza contratto: la Cassazione nega il pagamento

Il rapporto tra strutture sanitarie private e il Servizio Sanitario Nazionale è regolato da precise normative che richiedono accordi formali. Ma cosa succede se una clinica eroga prestazioni sanitarie senza contratto scritto con l’Azienda Sanitaria Locale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito che, in questi casi, la struttura non ha diritto ad alcun compenso, nemmeno a titolo di indennizzo per arricchimento ingiustificato, se non prova rigorosamente il danno subito.

I Fatti di Causa

Una struttura sanitaria privata aveva fornito prestazioni per un intero anno, fissate da un decreto commissariale regionale che stabiliva anche un budget di spesa. Tuttavia, non era mai stato stipulato un formale contratto con l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di competenza. Di fronte al mancato pagamento, la struttura aveva ottenuto un decreto ingiuntivo, al quale l’ASL si era opposta sostenendo l’inesistenza di un valido titolo contrattuale.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’ASL, respingendo le richieste della struttura sanitaria. I giudici di merito avevano ribadito che, in assenza di un provvedimento di accreditamento e, soprattutto, di un accordo scritto che definisse volumi e corrispettivi delle prestazioni, non sorge alcun diritto alla remunerazione. La clinica ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basando le proprie difese sulla presunta responsabilità della Regione per la mancata stipula dell’accordo e sul principio di legittimo affidamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La decisione si fonda su principi consolidati riguardanti i contratti con la Pubblica Amministrazione e l’azione di arricchimento ingiustificato.

Le motivazioni: perché le prestazioni sanitarie senza contratto non sono state pagate?

Le motivazioni della Corte sono chiare e si articolano su due punti principali.

La Necessità del Contratto Scritto

In primo luogo, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: i contratti stipulati con la Pubblica Amministrazione devono avere la forma scritta ad substantiam, ovvero a pena di nullità. Questo requisito non è un mero formalismo, ma una garanzia di trasparenza e certezza giuridica. Il passaggio dal vecchio regime di convenzionamento a quello dell’accreditamento non ha modificato questa natura. Pertanto, l’erogazione di fatto di prestazioni, anche se autorizzata da atti amministrativi regionali, non può sostituire la necessità di un accordo contrattuale formale. Il principio del legittimo affidamento, invocato dalla ricorrente, non può superare un requisito di forma imposto dalla legge per la validità stessa del rapporto.

I Limiti dell’Azione di Arricchimento Ingiustificato

In secondo luogo, la Corte ha smontato la richiesta di indennizzo basata sull’art. 2041 c.c. (arricchimento ingiustificato). La Corte d’Appello aveva già evidenziato la genericità della domanda, ma soprattutto aveva precisato un punto cruciale: l’indennità per ingiustificato arricchimento è limitata al danno emergente e non si estende al lucro cessante.
Questo significa che la struttura sanitaria avrebbe dovuto dimostrare la diminuzione patrimoniale effettivamente subita (ad esempio, i costi vivi sostenuti per erogare le prestazioni), non il mancato guadagno (cioè il profitto che avrebbe ottenuto se il contratto fosse stato valido). La ricorrente, invece, ha continuato a insistere su un criterio basato su una percentuale di utile, tipico degli appalti pubblici, che rappresenta un lucro cessante. Non avendo colto la ratio decidendi della sentenza d’appello e non avendo provato l’effettivo depauperamento, la sua domanda è stata considerata inammissibile.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame rappresenta un monito severo per tutte le strutture sanitarie private che operano in regime di accreditamento. La decisione sottolinea che non è possibile erogare prestazioni per conto del Servizio Sanitario Nazionale basandosi su accordi verbali o su atti amministrativi generici. La stipula di un contratto scritto, che definisca chiaramente oggetto, volumi e corrispettivi, è un presupposto imprescindibile per avere diritto al pagamento. In assenza di tale contratto, il rischio di non vedere remunerato il proprio lavoro è altissimo, e anche l’azione sussidiaria di arricchimento ingiustificato si rivela una strada in salita, che richiede una prova rigorosa e specifica dei soli costi sostenuti, escludendo ogni forma di profitto.

Una struttura sanitaria privata ha diritto al pagamento per prestazioni erogate all’ASL senza un contratto scritto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in assenza di un accordo formale stipulato in forma scritta, non sorge alcun diritto alla remunerazione per le prestazioni rese, poiché i contratti con la Pubblica Amministrazione richiedono la forma scritta a pena di nullità.

È possibile richiedere un indennizzo per arricchimento ingiustificato se il pagamento contrattuale è negato?
Sì, è possibile in linea teorica, ma la richiesta è soggetta a condizioni molto stringenti. La parte che agisce deve dimostrare in modo specifico la diminuzione patrimoniale subita (danno emergente), ovvero i costi vivi sostenuti. Non è possibile richiedere il mancato guadagno (lucro cessante).

Cosa si intende per danno emergente in un’azione di arricchimento ingiustificato contro la Pubblica Amministrazione?
Per danno emergente si intende la perdita patrimoniale effettiva e diretta subita dalla parte che ha eseguito la prestazione. Nel caso di una struttura sanitaria, corrisponde ai costi concretamente sostenuti per fornire i servizi (es. materiali, personale, utenze), escludendo qualsiasi margine di profitto o utile d’impresa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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