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Prescrizione risarcimento danni da reato: la guida

Un investitore ha citato in giudizio un istituto bancario per un investimento fraudolento. La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di risarcimento era prescritta. Il tribunale ha chiarito che il termine di prescrizione più lungo per il risarcimento danni da reato, che decorre dalla sentenza penale definitiva, non si applica se la parte lesa non si è costituita parte civile nel processo penale. Pertanto, l’azione dell’investitore, avviata anni dopo la scadenza del termine di prescrizione standard, è stata respinta.

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Prescrizione Risarcimento Danni da Reato: Quando Agire per Non Perdere i Propri Diritti

La questione della prescrizione del risarcimento danni da reato è un tema cruciale che interseca diritto civile e penale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale: la vittima di un illecito penalmente rilevante non può attendere passivamente la conclusione del processo penale per agire in sede civile. Se non si costituisce parte civile, rischia di vedere il proprio diritto al risarcimento estinguersi per prescrizione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine negli anni ’90, quando un risparmiatore investiva una cospicua somma di denaro presso un noto istituto di credito, acquistando prodotti finanziari che si rivelarono inesistenti. L’operazione era in realtà una truffa orchestrata da dipendenti infedeli della banca. Scoperto l’inganno solo nel 1997, a seguito della ricezione di atti relativi al procedimento penale avviato contro i responsabili, il risparmiatore decideva di agire per ottenere il risarcimento.

Tuttavia, la causa civile contro la banca veniva intentata solo nel 2011. Mentre il Tribunale di primo grado rigettava la domanda accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il termine di prescrizione avrebbe dovuto decorrere dalla data del passaggio in giudicato della sentenza penale, indipendentemente dalla costituzione di parte civile del danneggiato. La banca, ritenendo errata tale interpretazione, proponeva ricorso per cassazione.

Il Principio della Prescrizione Risarcimento Danni da Reato

Il cuore della controversia ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 2947 del Codice Civile. Questa norma stabilisce che, se il fatto illecito è considerato dalla legge come reato, e per tale reato è stabilita una prescrizione più lunga, questa si applica anche all’azione civile di risarcimento. Il terzo comma, in particolare, prevede che il termine di prescrizione decorra dalla data in cui la sentenza penale è divenuta irrevocabile.

La Corte d’Appello aveva applicato estensivamente questo principio, ritenendo che la semplice esistenza di un processo penale fosse sufficiente a “congelare” i termini per l’azione civile. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha corretto questa impostazione, aderendo a un orientamento più rigoroso e consolidato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello, affermando un principio di diritto di fondamentale importanza pratica. I giudici hanno chiarito che l’effetto sospensivo o il differimento della decorrenza della prescrizione civile alla conclusione del processo penale non è automatico. Affinché ciò avvenga, è necessario che il danneggiato assuma un ruolo attivo nel procedimento penale, costituendosi parte civile.

Se il danneggiato sceglie di non partecipare al processo penale, la sua azione di risarcimento in sede civile segue le regole ordinarie. La pendenza del giudizio penale, di per sé, non interrompe né sospende la prescrizione del diritto al risarcimento. In questo caso, il risparmiatore avrebbe dovuto compiere atti interruttivi della prescrizione (come una formale lettera di costituzione in mora o l’avvio della causa civile) entro i termini di legge, che decorrevano dal momento in cui aveva avuto conoscenza del danno.

Nel caso specifico, la conoscenza del danno risaliva almeno al 1997. Nonostante un atto interruttivo nel 2000, il termine di prescrizione (di sette anni e sei mesi, come previsto per il reato di truffa) era ampiamente scaduto quando la causa civile fu avviata nel 2011. La mera pendenza del processo penale, conclusosi nel 2009, non ha avuto alcun effetto salvifico sul diritto del risparmiatore, proprio perché egli era rimasto processualmente inerte.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un onere di diligenza a carico del danneggiato da reato. Chi subisce un danno non può fare affidamento sulla sola esistenza di un’indagine o di un processo penale per tutelare le proprie pretese risarcitorie. Le strade sono due: o ci si inserisce attivamente nel processo penale attraverso la costituzione di parte civile, beneficiando così della sospensione della prescrizione, oppure si deve agire in modo indipendente in sede civile, prestando la massima attenzione a interrompere i termini di prescrizione. Attendere passivamente l’esito del giudizio penale senza esserne parte è una scelta rischiosa che, come dimostra questo caso, può portare alla perdita definitiva del diritto al risarcimento.

Se sono vittima di un reato, la prescrizione per chiedere i danni in sede civile si ferma in attesa della fine del processo penale?
No. Secondo la Corte, la prescrizione del diritto al risarcimento non è automaticamente sospesa o posticipata dalla pendenza del processo penale se il danneggiato non si costituisce parte civile in tale procedimento.

Cosa succede se non mi costituisco parte civile nel processo penale contro chi mi ha danneggiato?
Se non ci si costituisce parte civile, il termine di prescrizione per l’azione civile di risarcimento decorre autonomamente. Il danneggiato deve quindi compiere atti interruttivi (come una diffida o l’avvio di una causa civile) per evitare che il suo diritto si estingua, indipendentemente dall’esito del processo penale.

L’esistenza di una sentenza penale di condanna allunga sempre i termini per chiedere il risarcimento?
La regola dell’art. 2947, comma 3, c.c., che fa decorrere la prescrizione più lunga dalla data in cui la sentenza penale è diventata irrevocabile, non opera automaticamente. Secondo la giurisprudenza più recente citata nel provvedimento, l’effetto di posticipare o interrompere la prescrizione civile è subordinato alla costituzione di parte civile del danneggiato nel processo penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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