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Prescrizione quinquennale: onere della prova creditore

In una causa su canoni di concessione non pagati, un cittadino ha invocato la prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo un principio fondamentale sull’onere della prova: spetta al creditore dimostrare di aver interrotto la prescrizione, non al debitore. Il semplice decorso del tempo, se eccepito, è sufficiente a far sorgere l’onere probatorio in capo a chi avanza la pretesa. La sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello.

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Prescrizione Quinquennale: A Chi Spetta l’Onere della Prova? La Cassazione Chiarisce

L’istituto della prescrizione quinquennale rappresenta un pilastro del nostro ordinamento, volto a garantire la certezza dei rapporti giuridici. Ma cosa succede quando un creditore avanza una pretesa dopo oltre cinque anni? Chi deve provare che il diritto non si è estinto? Con l’ordinanza n. 13288/2024, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema cruciale, chiarendo in modo inequivocabile la ripartizione dell’onere della prova tra debitore e creditore.

I Fatti di Causa: Dalla Concessione Comunale alla Lite Giudiziaria

La vicenda trae origine da un rapporto di concessione tra un Comune e un privato cittadino per l’utilizzo di un box destinato ad attività di mercato locale. A distanza di anni, il Comune richiedeva al cittadino il pagamento di canoni concessori risalenti al periodo 1999-2004, avviando l’azione legale nel 2010.

Il privato si opponeva alla richiesta, eccependo, tra le altre cose, l’avvenuta estinzione del credito per prescrizione quinquennale. Nel frattempo, il box era stato oggetto di ‘sdemanializzazione’, ossia era passato dal demanio pubblico al patrimonio disponibile del Comune, per poi essere venduto a una società immobiliare.

La Corte d’Appello, pur riducendo l’importo dovuto, aveva respinto l’eccezione di prescrizione, ritenendo che il debitore non avesse fornito prova sufficiente a sostegno della sua tesi. Contro questa decisione, il cittadino ha proposto ricorso in Cassazione.

Il Nocciolo della Questione: Prescrizione e Onere della Prova

Il cuore del dibattito legale si è concentrato su una domanda fondamentale di procedura civile: una volta che il debitore eccepisce il decorso del termine di prescrizione, chi ha l’onere di provare i fatti che ne hanno impedito il compimento?

Secondo la Corte d’Appello, l’onere gravava sul debitore. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ribaltato questa interpretazione, accogliendo il primo motivo di ricorso del cittadino e richiamando principi consolidati in materia.

L’Analisi della Cassazione sulla prescrizione quinquennale

La Suprema Corte ha affermato che, ai fini dell’onere probatorio, il debitore che eccepisce la prescrizione ha un solo compito: allegare il mero decorso del tempo. In questo caso, era sufficiente evidenziare che tra la scadenza dei crediti (fino al 2004) e l’azione del creditore (2010) erano trascorsi più di cinque anni.

Una volta fatta questa allegazione, la palla passa nel campo del creditore. Spetta a quest’ultimo, infatti, l’onere di dimostrare l’esistenza di un fatto interruttivo della prescrizione (ad esempio, una lettera di messa in mora, un riconoscimento di debito, etc.) che abbia impedito l’estinzione del suo diritto. Trascurare questo principio, come fatto dalla corte territoriale, costituisce un errore di diritto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una chiara interpretazione dell’art. 2697 c.c. sull’onere della prova. Il debitore, eccependo la prescrizione, solleva un’eccezione che si basa su un fatto negativo: il mancato esercizio del diritto da parte del creditore. Il creditore, per contrastare tale eccezione, deve provare un fatto positivo: l’aver interrotto il decorso del tempo. La Corte ha ritenuto erronea la decisione impugnata proprio perché aveva invertito questo schema logico-giuridico, addossando al debitore una prova che non gli competeva.

Inoltre, la Corte ha respinto le argomentazioni relative alla trasformazione automatica del rapporto da concessione a locazione privata dopo la sdemanializzazione. I giudici hanno sottolineato che un tale passaggio avrebbe richiesto un contratto in forma scritta, requisito essenziale quando una delle parti è una Pubblica Amministrazione, e che la mera prosecuzione di fatto del godimento del bene non era sufficiente a creare un nuovo vincolo contrattuale privato.

Le Conclusioni

La decisione in esame ribadisce un principio di garanzia per il debitore e di certezza del diritto. Chi vanta un credito ha il dovere di attivarsi per riscuoterlo entro i termini stabiliti dalla legge. Se rimane inerte, non può successivamente pretendere che sia il debitore a provare l’inesistenza di eventi interruttivi. Questa ordinanza serve da monito per i creditori, inclusi gli enti pubblici, a gestire con diligenza i propri crediti, pena la loro estinzione per prescrizione. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al corretto principio sulla ripartizione dell’onere della prova.

In caso di prescrizione quinquennale, a chi spetta l’onere di provare l’interruzione del termine?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di provare l’avvenuta interruzione della prescrizione spetta esclusivamente al creditore. Il debitore ha solo il compito di eccepire il decorso del termine previsto dalla legge.

I canoni per la concessione di un bene pubblico sono soggetti a prescrizione quinquennale?
Sì. La Corte ha confermato un orientamento giurisprudenziale secondo cui anche agli oneri concessori riferiti al godimento di un immobile di proprietà pubblica si applica la prescrizione quinquennale, analogamente a quanto previsto per i canoni di locazione.

La ‘sdemanializzazione’ di un bene pubblico trasforma automaticamente un rapporto di concessione in un contratto di affitto privato?
No, la trasformazione non è automatica. La Corte ha chiarito che la continuazione di fatto del godimento di un bene, anche dopo la sua sdemanializzazione, non è sufficiente a creare un contratto di affitto. Quando una delle parti è una Pubblica Amministrazione, è richiesta la forma scritta del contratto a pena di nullità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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