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Prescrizione e rescissione: quando inizia a decorrere?

La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale sulla prescrizione e rescissione contrattuale. In un caso di compravendita immobiliare, la Corte ha stabilito che il diritto a richiedere la restituzione del prezzo pagato sorge solo dopo che la sentenza di rescissione del contratto è passata in giudicato. Pertanto, il termine di prescrizione decennale inizia a decorrere da quel momento e non dalla data del pagamento. La Corte ha ritenuto inammissibile l’argomento basato su una precedente condanna penale, poiché non era stato introdotto correttamente nel giudizio di merito.

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Prescrizione e rescissione: da quando decorre il termine per la restituzione?

Nel mondo del diritto contrattuale, i tempi sono tutto. Sapere quando un diritto può essere esercitato e per quanto tempo è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale che intreccia prescrizione e rescissione: da quale momento esatto inizia a decorrere il termine per richiedere la restituzione di una somma versata in base a un contratto poi annullato? La risposta della Suprema Corte fornisce un principio chiaro e di grande importanza pratica.

I Fatti di Causa: una compravendita immobiliare complessa

Tutto ha inizio con un contratto di compravendita immobiliare stipulato nel lontano 1987. L’acquirente versa una somma cospicua come prezzo. Anni dopo, nel 1995, il contratto viene dichiarato rescisso dal Tribunale su domanda dei venditori per lesione, ai sensi dell’art. 1448 c.c. La sentenza diviene definitiva.

Successivamente, nel 2000, l’acquirente avvia una nuova causa per ottenere la restituzione del prezzo pagato. I venditori si oppongono, sollevando un’eccezione dirimente: la prescrizione. Secondo la loro tesi, il diritto alla restituzione era sorto al momento del pagamento (1987) e, pertanto, il termine decennale per esercitarlo era ampiamente scaduto.

Il lungo percorso giudiziario

Il caso ha attraversato diversi gradi di giudizio. Inizialmente, la domanda di restituzione viene respinta, ma la Cassazione, con una prima sentenza nel 2015, cassa la decisione e rinvia il caso alla Corte d’Appello. Quest’ultima, in sede di rinvio, accoglie la domanda dell’acquirente, stabilendo che il termine di prescrizione non era decorso. È contro questa decisione che i venditori propongono un nuovo ricorso in Cassazione.

La decisione della Cassazione sulla prescrizione e rescissione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei venditori, definendolo ‘manifestamente infondato’ e confermando la decisione della Corte d’Appello. Il cuore della pronuncia risiede nella natura giuridica della sentenza di rescissione.

I giudici hanno affermato un principio fondamentale: la sentenza che accoglie l’azione di rescissione ha un effetto costitutivo. Questo significa che è la sentenza stessa a sciogliere il contratto e a rimuovere la sua efficacia. Di conseguenza, il diritto a ripetere la prestazione eseguita (in questo caso, la restituzione del prezzo) sorge solo nel momento in cui tale sentenza passa in giudicato, cioè diventa definitiva.

Prima di quel momento, il pagamento aveva una sua causa giuridica nel contratto, che era ancora valido ed efficace. Solo con lo scioglimento del vincolo contrattuale per effetto della decisione del giudice, quel pagamento diventa privo di causa, legittimando l’azione di ripetizione. Ai sensi dell’art. 2935 c.c., la prescrizione inizia a decorrere solo ‘dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere’. In questo caso, quel giorno coincide con il passaggio in giudicato della sentenza di rescissione.

L’inammissibilità di ‘fatti nuovi’ in Cassazione

I ricorrenti avevano tentato anche un’altra strada, sostenendo che il contratto fosse nullo fin dall’origine a causa di una condanna penale a carico dell’acquirente per circonvenzione di incapace, legata proprio a quella compravendita. Se il contratto fosse stato nullo, il diritto alla restituzione sarebbe sorto immediatamente. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile, in quanto basato su un ‘fatto nuovo’ (la sentenza penale del 1991) che non era stato adeguatamente introdotto e discusso nei precedenti gradi di giudizio.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si articola su due pilastri. Il primo è di natura procedurale: non è possibile introdurre per la prima volta in sede di legittimità (davanti alla Cassazione) fatti e documenti che dovevano essere allegati e provati nel giudizio di merito. L’onere di dedurre la presunta nullità derivante dalla sentenza penale gravava sulla parte fin dal primo grado.

Il secondo pilastro, quello sostanziale, è il più importante. La Corte ribadisce la distinzione tra contratti nulli e contratti rescindibili. Un contratto nullo è privo di effetti fin dall’origine (ab origine). Un contratto rescindibile, invece, è efficace fino a quando non interviene una sentenza che ne pronuncia la rescissione. Questa sentenza non si limita ad ‘accertare’ una situazione preesistente, ma ‘costituisce’ una nuova realtà giuridica, sciogliendo il rapporto contrattuale. Pertanto, il diritto alla restituzione delle prestazioni, che consegue a tale scioglimento, non può logicamente sorgere prima che lo scioglimento stesso sia divenuto giuridicamente definitivo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un insegnamento prezioso: l’azione di restituzione del prezzo pagato in esecuzione di un contratto poi rescisso si prescrive in dieci anni, ma il termine decorre non dalla data del pagamento, bensì dal momento in cui la sentenza di rescissione diventa definitiva. Questa pronuncia consolida un principio di certezza del diritto, chiarendo che gli effetti restitutori sono una conseguenza diretta della pronuncia giudiziale costitutiva e non possono precederla. Per le parti coinvolte in contratti viziati, ciò significa che l’orologio della prescrizione per le azioni restitutorie inizia a ticchettare solo al termine del giudizio che ha accertato il vizio e sciolto il contratto.

Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per chiedere la restituzione di una somma pagata in base a un contratto poi rescisso?
Il termine di prescrizione decennale per l’azione di ripetizione inizia a decorrere solo dal momento in cui la sentenza che dichiara la rescissione del contratto diventa definitiva (passa in giudicato), e non dalla data del pagamento.

Una sentenza penale di condanna per un reato collegato al contratto può essere usata per la prima volta in Cassazione per sostenere la nullità del contratto stesso?
No. La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile tale argomentazione, in quanto si basa su un fatto nuovo che doveva essere allegato e discusso nei gradi di merito del giudizio. Costituiva un onere della parte interessata introdurlo fin dal primo grado.

Che effetto ha la sentenza che dichiara la rescissione di un contratto?
La sentenza che accoglie l’azione di rescissione ha un effetto costitutivo, ovvero è essa stessa a determinare lo scioglimento del contratto. Non si limita a dichiarare una situazione già esistente, ma modifica la realtà giuridica, privando il contratto della sua efficacia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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