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Prescrizione e Amministrazione Straordinaria: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16166/2024, ha stabilito che la domanda di ammissione al passivo in amministrazione straordinaria non interrompe la prescrizione. L’effetto interruttivo permanente si produce solo con il deposito dell’elenco dei crediti da parte dei commissari. Nel caso di specie, un credito vantato da un Ministero verso una società, poi fallita, è stato dichiarato prescritto poiché erano decorsi oltre dieci anni dall’ultimo atto interruttivo, senza che i commissari avessero mai depositato l’elenco dei crediti ammessi. La successiva conversione in fallimento non ha sanato la prescrizione già maturata.

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Prescrizione in Amministrazione Straordinaria: Quando la Domanda del Creditore Non Basta

La gestione dei crediti verso imprese in crisi è un terreno pieno di insidie, dove la tempestività e la conoscenza delle procedure sono fondamentali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in tema di prescrizione e amministrazione straordinaria, chiarendo che la sola presentazione della domanda di ammissione al passivo non è sufficiente a interrompere in modo permanente il decorso del tempo. Vediamo nel dettaglio cosa ha stabilito la Suprema Corte e quali sono le implicazioni per i creditori.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un Ministero di veder ammesso un ingente credito, superiore ai 12 milioni di euro, nel passivo del fallimento di una grande società di costruzioni. Tale credito derivava dall’escussione di una garanzia statale concessa a favore della società per un finanziamento bancario. Inizialmente, la società era stata posta in amministrazione straordinaria per diversi anni, procedura durante la quale il Ministero aveva richiesto l’ammissione del proprio credito. Successivamente, la procedura si è convertita in fallimento. Sia il giudice delegato che il Tribunale, in sede di opposizione, hanno respinto la domanda del Ministero, dichiarando il credito estinto per prescrizione decennale. Il Ministero ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica sulla Prescrizione nell’Amministrazione Straordinaria

Il nodo centrale della controversia riguarda la differenza degli effetti della domanda del creditore in due diverse procedure concorsuali: il fallimento e l’amministrazione straordinaria. Nel fallimento, la domanda di insinuazione al passivo ha natura di domanda giudiziale e produce un effetto interruttivo permanente della prescrizione, che dura fino alla chiusura della procedura. La questione era se lo stesso principio potesse applicarsi all’istanza presentata durante l’amministrazione straordinaria (disciplinata dalla Legge n. 95/1979), che a sua volta rinvia alle norme sulla liquidazione coatta amministrativa. Quest’ultima ha una natura eminentemente amministrativa, e non giudiziale, nella fase di accertamento dei crediti. Il ricorrente sosteneva che, essendo la procedura poi confluita nel fallimento senza soluzione di continuità, la domanda iniziale dovesse essere valorizzata ai fini interruttivi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero, confermando la decisione del Tribunale. Gli Ermellini hanno chiarito che l’espresso richiamo della legge sull’amministrazione straordinaria alla disciplina della liquidazione coatta amministrativa (LCA) è decisivo. Richiamando un precedente delle Sezioni Unite (sent. n. 13143/2022), la Corte ha ribadito che nella LCA, e quindi anche nell’amministrazione straordinaria, l’effetto interruttivo permanente della prescrizione non si produce con la semplice richiesta del creditore. Tale effetto si verifica solo in un momento successivo: quando i commissari depositano in cancelleria l’elenco dei crediti ammessi. Nel caso esaminato, questo deposito non era mai avvenuto. Di conseguenza, l’ultima azione interruttiva risaliva a una comunicazione del Ministero del 1999. Poiché la domanda di insinuazione nel successivo fallimento era stata presentata solo nel 2021, il termine decennale di prescrizione era ampiamente decorso.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la richiesta di riconoscimento del credito nell’ambito dell’amministrazione straordinaria non può essere equiparata a una domanda giudiziale. Si tratta di un’istanza rivolta a un organo amministrativo (i commissari), che avvia un procedimento di natura amministrativa. La fase giurisdizionale si apre solo in un secondo momento, con le eventuali opposizioni allo stato passivo depositato. Pertanto, la prescrizione nell’amministrazione straordinaria non è soggetta all’interruzione permanente tipica del processo giudiziario. L’inerzia degli organi della procedura, che non hanno mai formato e depositato lo stato passivo, non esonerava il creditore dal tutelare il proprio diritto compiendo ulteriori atti interruttivi o promuovendo un’azione giudiziaria autonoma, cosa che non è stata fatta per oltre un decennio.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio di fondamentale importanza pratica. I creditori di imprese in amministrazione straordinaria non possono rimanere inerti dopo aver presentato la loro istanza di ammissione al passivo. A differenza di quanto accade nel fallimento, non possono fare affidamento su un automatico effetto interruttivo permanente della prescrizione. È essenziale monitorare attivamente lo svolgimento della procedura e, in caso di ritardi o inerzia da parte degli organi commissariali, adottare le necessarie iniziative (come lettere di messa in mora o altre azioni) per evitare che il proprio diritto si estingua per prescrizione. La conversione della procedura in fallimento non ha alcun effetto sanante su una prescrizione già maturata.

La presentazione di una domanda di ammissione al passivo in una procedura di amministrazione straordinaria interrompe la prescrizione in modo permanente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, nell’amministrazione straordinaria disciplinata dalla l. 95/1979 (che rinvia alla liquidazione coatta amministrativa), la sola domanda del creditore non produce l’effetto interruttivo permanente della prescrizione.

Quando si verifica l’effetto interruttivo permanente della prescrizione in amministrazione straordinaria?
L’effetto interruttivo permanente si verifica solo al momento del deposito in cancelleria dell’elenco dei crediti ammessi da parte dei Commissari Straordinari, come previsto dall’art. 209 della legge fallimentare.

La successiva conversione dell’amministrazione straordinaria in fallimento sana la mancata interruzione della prescrizione?
No. La conversione in fallimento non può sanare retroattivamente la prescrizione già maturata durante la fase di amministrazione straordinaria. Gli atti compiuti in quella fase conservano la loro natura e i loro effetti, che sono diversi da quelli della procedura fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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