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Prescrizione depositi bancari: la Cassazione decide

Un ente religioso ha richiesto il pagamento di un certificato di deposito oltre 10 anni dopo la sua scadenza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, dichiarando il diritto al rimborso estinto per prescrizione. La normativa sui conti dormienti, che impone alla banca un obbligo di avviso, non sospende né interrompe i termini di prescrizione depositi bancari, come chiarito in questa importante ordinanza.

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Prescrizione depositi bancari: la Cassazione chiarisce i termini

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un tema cruciale per i risparmiatori: la prescrizione depositi bancari. Il caso analizzato riguarda la richiesta di rimborso di un certificato di deposito a oltre dieci anni dalla sua scadenza e il rapporto tra la prescrizione ordinaria e la normativa sui cosiddetti ‘conti dormienti’. La decisione sottolinea la necessità di agire tempestivamente per tutelare i propri diritti.

I fatti di causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di pagamento avanzata da un ente religioso nei confronti di un istituto di credito. L’ente era in possesso di un certificato di deposito bancario emesso nel 1999, con scadenza fissata per il 23 settembre 2000.

La prima richiesta di rimborso, tuttavia, veniva effettuata solo il 23 maggio 2012, quasi dodici anni dopo la data di scadenza. Di fronte al rifiuto della banca, l’ente otteneva un decreto ingiuntivo. La banca si opponeva, eccependo l’avvenuta prescrizione del diritto di credito, calcolata in dieci anni dalla data di scadenza del titolo, come previsto dall’art. 2946 del codice civile.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano l’opposizione della banca, confermando l’estinzione del diritto per prescrizione. L’ente religioso, non soddisfatto, decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo che la normativa sui ‘conti dormienti’ avrebbe dovuto impedire il decorso della prescrizione, in assenza di un’apposita comunicazione da parte della banca.

La decisione della Corte di Cassazione sulla prescrizione depositi bancari

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso dell’ente inammissibile, confermando in toto le decisioni dei giudici di merito. I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale: il termine di prescrizione per i certificati di deposito con una data di scadenza fissa inizia a decorrere da tale data.

Il ricorso è stato respinto su tutti i fronti, inclusi i motivi relativi alla mediazione obbligatoria e alla ripartizione delle spese legali. La Corte ha inoltre sanzionato l’ente ricorrente per abuso del processo, condannandolo al pagamento di una somma ulteriore sia alla controparte che alla Cassa delle ammende.

Le motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione del rapporto tra la disciplina della prescrizione e quella dei conti dormienti (introdotta dalla L. 266/2005 e dal D.P.R. 116/2007). La Corte ha chiarito che le due normative operano su piani diversi e non interferiscono tra loro.

La normativa sui conti dormienti prevede che la banca invii una comunicazione al titolare del rapporto prima di considerarlo ‘dormiente’ e devolvere le somme a un fondo statale. Tuttavia, la stessa normativa (art. 3 del D.P.R. 116/2007) precisa espressamente che ‘restano impregiudicate le cause di estinzione dei diritti’.

Secondo la Cassazione, questa clausola di salvaguardia è inequivocabile: l’obbligo di comunicazione della banca non ha l’effetto di sospendere o interrompere il termine decennale di prescrizione del diritto alla restituzione delle somme. Il diritto dell’ente si era quindi già estinto per prescrizione il 23 settembre 2010, ben prima della richiesta di pagamento del 2012. Accogliere la tesi del ricorrente, sottolinea la Corte, avrebbe portato alla ‘paradossale conseguenza’ di rendere il credito potenzialmente imprescrittibile, contrariamente ai principi generali dell’ordinamento.

Le conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre un importante monito ai titolari di depositi bancari e certificati di deposito. La prescrizione è un istituto che estingue il diritto se non esercitato entro i termini di legge. Per i depositi a scadenza fissa, il termine decennale decorre inesorabilmente dalla data di scadenza pattuita. La normativa sui conti dormienti, pur tutelando il risparmiatore sotto altri profili, non costituisce una deroga a questa regola fondamentale. È quindi essenziale che i risparmiatori monitorino le scadenze dei propri investimenti e si attivino per tempo per riscuotere le somme, al fine di non vedere estinto il proprio diritto per il semplice decorso del tempo.

Da quando decorre il termine di prescrizione per un certificato di deposito a scadenza fissa?
Il termine di prescrizione ordinario di dieci anni decorre dalla data di scadenza pattuita e indicata sul certificato stesso. Dal giorno successivo a tale data, il titolare ha dieci anni per richiedere il rimborso delle somme.

La normativa sui ‘conti dormienti’ interrompe la prescrizione dei depositi bancari?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la disciplina sui conti dormienti non interferisce con la prescrizione. L’obbligo della banca di inviare un avviso al cliente prima di considerare ‘dormiente’ un rapporto non sospende né interrompe il decorso del termine di prescrizione del diritto alla restituzione delle somme.

Cosa succede se si propone un ricorso in Cassazione ritenuto palesemente inammissibile?
Se un ricorso viene giudicato inammissibile, la parte ricorrente viene condannata a pagare le spese legali della controparte. Inoltre, come nel caso di specie, se il giudizio viene definito in conformità a una proposta di trattazione accelerata, il ricorrente può essere condannato per ‘abuso del processo’ (responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c.) al pagamento di un’ulteriore somma equitativa alla controparte e di una sanzione pecuniaria allo Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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