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Prescrizione del credito: quando inizia a decorrere?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25376/2024, ha chiarito un punto cruciale sulla prescrizione del credito derivante da un contratto di mutuo. Un fideiussore si era opposto a un decreto ingiuntivo sostenendo che il credito fosse prescritto, calcolando il termine dalla prima rata non pagata. La Corte ha respinto questa tesi, stabilendo che la prescrizione del credito per l’intero importo decorre non dal semplice inadempimento, ma dal momento in cui il creditore manifesta formalmente la volontà di risolvere il contratto, ad esempio con la notifica di un atto di precetto. Solo da quel momento il debito diventa interamente esigibile e il termine decennale inizia a decorrere.

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Mutuo non pagato: da quando scatta la prescrizione del credito?

Comprendere il momento esatto in cui inizia a decorrere la prescrizione del credito è fondamentale nei rapporti di mutuo e finanziamento. Un’errata interpretazione può portare a perdere il diritto di riscuotere un debito o, al contrario, a pagare somme non più dovute. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento decisivo su questo tema, specificando che il termine non decorre automaticamente dal primo inadempimento del debitore, ma da un momento successivo e ben preciso, legato a una manifestazione di volontà del creditore.

Il Caso: Garanzia su un Mutuo e Opposizione al Pagamento

La vicenda giudiziaria nasce dall’opposizione di un fideiussore a un decreto ingiuntivo ottenuto da un istituto di credito. Il garante sosteneva, tra le varie eccezioni, che il debito principale, derivante da un contratto di mutuo, fosse ormai estinto per intervenuta prescrizione. Secondo la sua tesi, il termine decennale avrebbe dovuto essere calcolato a partire dalla data di scadenza delle prime rate non pagate, momento in cui, a suo dire, il debitore era decaduto dal beneficio del termine e l’intero debito era diventato esigibile.

La questione della prescrizione del credito e il ruolo della clausola risolutiva

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione degli effetti del mancato pagamento delle rate e della clausola contrattuale che regolava tale ipotesi. La difesa del garante si basava sull’idea che l’inadempimento producesse un effetto automatico, rendendo immediatamente esigibile l’intero importo residuo e, di conseguenza, facendo partire il conto alla rovescia per la prescrizione del credito.

La Corte di Appello, la cui decisione è stata poi confermata dalla Cassazione, aveva però adottato una lettura differente. I giudici hanno qualificato la clausola contrattuale come una “clausola risolutiva espressa”. Questo tipo di pattuizione non opera automaticamente ma conferisce al creditore il diritto potestativo di scegliere se risolvere il contratto o meno. L’effetto risolutivo, e la conseguente esigibilità dell’intero debito, si verificano solo quando il creditore dichiara di volersi avvalere di tale clausola.

L’Analisi della Cassazione: Quando il credito diventa esigibile

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del fideiussore, consolidando l’orientamento dei giudici di merito e offrendo importanti principi di diritto.

La Manifestazione di Volontà del Creditore è Decisiva

I giudici hanno stabilito che il semplice verificarsi dell’inadempimento (il mancato pagamento delle rate) non è sufficiente a determinare la risoluzione del contratto e la piena esigibilità del debito residuo. È necessaria una manifestazione di volontà del creditore. Nel caso di specie, tale volontà è stata espressa chiaramente solo con la notifica dell’atto di precetto, avvenuta molti anni dopo i primi inadempimenti.

Di conseguenza, è solo da quella data che:
1. Il contratto di mutuo si è risolto.
2. Il debito residuo è diventato interamente ed immediatamente esigibile.
3. È iniziato a decorrere il termine di prescrizione decennale per il recupero del credito.

Altre Eccezioni Respinte: Nullità Antitrust e Anatocismo

La Corte ha colto l’occasione per affrontare anche le altre doglianze del ricorrente. L’eccezione di nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust è stata dichiarata inammissibile perché sollevata per la prima volta in appello. La Corte ha ricordato che, sebbene la nullità sia rilevabile d’ufficio, i fatti costitutivi su cui si fonda devono essere stati allegati tempestivamente nel primo grado di giudizio.

Anche le censure relative all’indeterminatezza del tasso e alla presunta illegittimità del piano di ammortamento “alla francese” e del calcolo degli interessi di mora (anatocismo) sono state respinte. La Corte ha confermato che, per i contratti di mutuo fondiario stipulati prima del Testo Unico Bancario del 1993, la legge consentiva una speciale forma di anatocismo legale, ovvero il calcolo degli interessi di mora sull’intera rata scaduta, comprensiva sia di capitale che di interessi.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione concettuale tra il diritto del creditore di risolvere il contratto e l’effettivo esercizio di tale diritto. La clausola risolutiva espressa (art. 1456 c.c.) non produce un effetto automatico, ma subordina la risoluzione a una dichiarazione della parte non inadempiente. Fino a quando il creditore non compie un atto inequivocabile (come la notifica di un precetto) per manifestare la sua intenzione di risolvere il contratto, il rapporto prosegue e il debito residuo non può considerarsi interamente esigibile. Pertanto, il dies a quo, ovvero il giorno da cui decorre la prescrizione, non può che coincidere con il momento in cui il diritto può essere fatto valere nella sua interezza, cioè dopo la dichiarazione di avvalersi della clausola.

le conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Per i debitori e i loro garanti, significa che non possono fare affidamento sul mero decorso del tempo dal primo inadempimento per eccepire la prescrizione. Il termine inizia a correre solo da un atto formale del creditore. Per gli istituti di credito, questa decisione conferma una maggiore flessibilità nella gestione del credito, consentendo loro di valutare il momento più opportuno per agire per il recupero dell’intero importo, senza il timore che il loro diritto si prescriva a causa di una tolleranza iniziale verso l’inadempimento del cliente.

In un contratto di mutuo con clausola risolutiva espressa, da quando inizia a decorrere la prescrizione per il recupero dell’intero debito?
La prescrizione non inizia a decorrere dal primo mancato pagamento di una rata, ma dal momento in cui il creditore (la banca) manifesta formalmente la volontà di avvalersi della clausola risolutiva, ad esempio notificando un atto di precetto, rendendo così l’intero debito immediatamente esigibile.

È possibile sollevare per la prima volta in appello la nullità di una fideiussione per violazione della normativa antitrust?
No. Secondo la Corte, sebbene la nullità possa essere rilevata d’ufficio dal giudice, i fatti su cui si basa tale nullità (come il contenuto specifico delle clausole contestate) devono essere stati allegati e discussi già nel primo grado di giudizio per consentire il pieno contraddittorio.

Il calcolo degli interessi di mora sull’intera rata scaduta (capitale e interessi) è sempre considerato anatocismo illegittimo?
No. La sentenza chiarisce che per i contratti di mutuo fondiario stipulati prima dell’entrata in vigore del Testo Unico Bancario del 1993, la normativa dell’epoca prevedeva una speciale ipotesi di anatocismo legale che legittimava tale modalità di calcolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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