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Prescrizione Danno: quando inizia per bond sovrani?

Un gruppo di investitori ha citato in giudizio il proprio istituto di credito per le perdite subite a causa di investimenti in titoli di stato esteri ad alto rischio, sostenendo una violazione degli obblighi informativi. La banca si è difesa eccependo la prescrizione del diritto. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni dei gradi inferiori, ha stabilito che la prescrizione del danno non inizia a decorrere dalla data dell’investimento, ma dal momento del default dello Stato emittente, ovvero quando il pregiudizio economico è divenuto concreto e percepibile per i risparmiatori.

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Prescrizione Danno da Investimento: la Cassazione sposta il Dies a Quo al Default

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale per i risparmiatori: da quando inizia a decorrere la prescrizione del danno per un investimento finanziario rivelatosi fallimentare? La Corte di Cassazione, con un’importante pronuncia, stabilisce un principio fondamentale a tutela degli investitori, ancorando l’inizio del termine di prescrizione non al momento dell’acquisto dei titoli, ma a quello in cui il danno si manifesta concretamente, ovvero il default dell’emittente. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un gruppo di risparmiatori, nel 1997, su suggerimento del proprio istituto di credito, aveva disinvestito una cospicua somma da titoli di Stato italiani per investirla in obbligazioni emesse da uno Stato estero. Anni dopo, nel dicembre 2001, lo Stato emittente dichiarava il proprio default, rendendo i titoli di fatto privi di valore.

Nel 2013, i risparmiatori citavano in giudizio la banca, accusandola di aver violato gli obblighi informativi sulla rischiosità dell’operazione e chiedendo il risarcimento dei danni. L’istituto di credito si difendeva sollevando l’eccezione di prescrizione, sostenendo che il termine decennale fosse ormai decorso, essendo iniziato al momento della sottoscrizione dei titoli nel 1997.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano la tesi della banca, rigettando le domande dei risparmiatori. Secondo i giudici di merito, il dies a quo della prescrizione andava individuato nella data dell’inadempimento dell’intermediario, cioè al momento dell’acquisto, e non in quello della successiva manifestazione del danno.

La Questione sulla Prescrizione del Danno

Il cuore della controversia risiede nell’individuazione del momento esatto in cui il diritto al risarcimento può essere fatto valere, come previsto dall’art. 2935 c.c. (“La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere”).

La tesi dei risparmiatori, portata avanti in Cassazione, era semplice: fino al momento del default, non esisteva un danno concreto e attuale. Lo Stato emittente pagava regolarmente le cedole e rimborsava i titoli in scadenza. Pertanto, non esisteva un pregiudizio patrimoniale che potesse essere richiesto in giudizio. Il danno, e con esso la possibilità di agire per il risarcimento, è sorto solo con la dichiarazione di insolvenza dello Stato emittente.

La tesi della banca, invece, ancorava l’inizio della prescrizione alla condotta illecita, ovvero la violazione degli obblighi informativi al momento dell’investimento, a prescindere dal verificarsi del danno. Questo approccio avrebbe reso di fatto impossibile per gli investitori agire in tempo, poiché il danno si è manifestato ben oltre dieci anni dopo l’operazione iniziale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei risparmiatori, cassando la sentenza d’appello e affermando un principio di diritto di grande rilevanza. I giudici hanno chiarito che, nelle azioni risarcitorie per inadempimento degli obblighi informativi, la prescrizione non decorre dal momento in cui viene eseguito l’ordine di acquisto, ma da quello in cui si manifesta in concreto il pregiudizio patrimoniale.

La Corte ha specificato che la normale fluttuazione del valore dei titoli finanziari non costituisce di per sé un danno risarcibile. È necessario un quid pluris, un evento anomalo che concretizzi la lesione patrimoniale e sveli il rischio taciuto dall’intermediario. Nel caso di specie, questo evento è stato il default dello Stato emittente.

Prima di tale evento, gli investitori non avevano subito alcun danno effettivo, poiché l’emittente adempieva regolarmente alle sue obbligazioni (pagamento cedole, rimborso titoli). Di conseguenza, non vi era un diritto al risarcimento azionabile, e il termine di prescrizione non poteva iniziare a decorrere. Il default ha trasformato un rischio potenziale in una perdita certa, rendendo il danno percepibile e giuridicamente rilevante.

La Corte ha dunque identificato il dies a quo della prescrizione nella data del default (23 dicembre 2001), momento dal quale i risparmiatori hanno avuto la concreta possibilità di agire per il risarcimento.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale a favore dei risparmiatori, chiarendo che il diritto al risarcimento per investimenti finanziari dannosi non si prescrive a partire dalla data dell’operazione, ma dal momento in cui il danno diventa effettivo e conoscibile. Questo principio impedisce che l’azione risarcitoria si estingua prima ancora che il risparmiatore abbia la consapevolezza e la possibilità di esercitarla.

La decisione sottolinea come il danno da investimento non sia un evento istantaneo, ma un processo che si concretizza solo quando un evento esterno, come un default, rende manifesta la perdita patrimoniale. Per gli intermediari finanziari, ciò significa che l’eccezione di prescrizione non può essere utilizzata per eludere le responsabilità derivanti da una carente informativa, anche a distanza di molti anni dall’operazione originaria.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per il risarcimento del danno in caso di investimenti in titoli poi andati in default?
La prescrizione inizia a decorrere non dal giorno dell’acquisto dei titoli, ma dal giorno in cui si manifesta il concreto pregiudizio patrimoniale, che nel caso di obbligazioni sovrane coincide con la data del default dello Stato emittente.

La semplice fluttuazione negativa del valore di un titolo è sufficiente a far partire il termine di prescrizione?
No. Secondo la Corte, la normale fluttuazione del valore di mercato non costituisce di per sé un danno risarcibile. È necessario un evento anomalo, un ‘quid pluris’ come il default, che concretizzi la perdita e renda il danno certo e percepibile.

Perché il pagamento regolare delle cedole prima del default è rilevante per calcolare la prescrizione del danno?
È rilevante perché, fino a quando l’emittente adempie regolarmente alle proprie obbligazioni (pagamento degli interessi e rimborso dei titoli a scadenza), non esiste un inadempimento e, di conseguenza, un danno attuale e risarcibile per l’investitore. Il diritto al risarcimento non può essere esercitato e, quindi, la prescrizione non può iniziare a decorrere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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