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Prescrizione crediti soci: stop dalle scritture contabili

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo alla prescrizione crediti soci verso una società in amministrazione straordinaria. Un’erede e creditrice aveva ottenuto il riconoscimento del suo credito, derivante da finanziamenti e utili non distribuiti, dal Tribunale. La società ha impugnato la decisione, eccependo la prescrizione. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che l’iscrizione del debito nei bilanci della società costituisce un riconoscimento con efficacia interruttiva della prescrizione.

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Prescrizione crediti soci: l’iscrizione a bilancio vale come riconoscimento del debito

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per i rapporti tra società e soci finanziatori: la prescrizione crediti soci. La pronuncia chiarisce che l’inserimento di un debito verso i soci nelle scritture contabili della società, quando questa è ancora in bonis, ha un’efficacia interruttiva della prescrizione, rendendo il credito esigibile anche nell’ambito di una successiva procedura di amministrazione straordinaria. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Credito Conteso in Amministrazione Straordinaria

Una creditrice si opponeva all’esclusione dal passivo di una società in amministrazione straordinaria di un suo cospicuo credito, pari a oltre 5,6 milioni di euro. Tale credito derivava da finanziamenti erogati alla società dai suoi genitori (precedenti soci) e da utili maturati ma non riscossi. Inizialmente, il giudice delegato aveva respinto la domanda, ritenendo non provato il versamento delle somme.

Il Tribunale, in sede di opposizione, ribaltava la decisione e ammetteva integralmente il credito. La società, non accettando la pronuncia, proponeva ricorso per cassazione, basandolo principalmente su quattro motivi: l’avvenuta prescrizione del credito, l’inidoneità delle scritture contabili a provare il debito nei confronti della procedura, la nullità della sentenza per vizi di motivazione e, in subordine, la richiesta di postergazione del credito ai sensi dell’art. 2467 c.c.

La Decisione della Corte e la prescrizione crediti soci

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso principale della società inammissibile. La decisione si fonda su un’attenta analisi della ratio decidendi del provvedimento del Tribunale, che i motivi di ricorso non sono riusciti a scalfire.

Primo Motivo: L’Eccezione di Prescrizione e la Ratio Decidendi

Il cuore della controversia riguardava l’eccezione di prescrizione crediti soci. La società sosteneva che il diritto alla restituzione dei finanziamenti (prescrizione decennale) e quello alla riscossione degli utili (prescrizione quinquennale) fossero ormai estinti. Tuttavia, il Tribunale aveva rigettato questa eccezione basandosi su un punto fondamentale: il debito era stato costantemente riconosciuto dalla società stessa, essendo sempre stato iscritto nei bilanci e nelle rendicontazioni contabili. Questo riconoscimento, ai sensi dell’art. 2944 c.c., ha l’effetto di interrompere il decorso della prescrizione.

La Cassazione ha rilevato che il motivo di ricorso della società era inammissibile perché non coglieva questa specifica ratio decidendi. La società, infatti, aveva erroneamente basato la sua censura sull’inopponibilità delle scritture contabili alla procedura concorsuale, un principio corretto ma non pertinente al caso di specie. Il punto non era l’efficacia probatoria delle scritture tra imprenditori, ma l’effetto interruttivo prodotto dal riconoscimento del debito da parte della società quando era ancora in bonis.

Altri Motivi di Ricorso: Dalla Prova del Credito alla Postergazione

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati ritenuti inammissibili:
1. Prova del Credito: La censura sulla presunta inidoneità delle annotazioni contabili a provare il credito è stata liquidata come un tentativo di ottenere un nuovo esame dei fatti (quaestio facti), precluso in sede di legittimità.
2. Nullità della Sentenza: Il motivo è stato giudicato aspecifico, poiché non spiegava in modo chiaro perché la decisione del Tribunale sarebbe stata viziata.
3. Postergazione del Finanziamento: La richiesta di subordinare il credito ai sensi dell’art. 2467 c.c. è stata respinta perché il Tribunale aveva già chiarito che la società non aveva fornito alcuna prova dello stato di squilibrio finanziario al momento dell’erogazione dei finanziamenti, presupposto indispensabile per l’applicazione della norma. Il ricorso della società non ha contestato questa specifica motivazione, risultando quindi inammissibile.

Di conseguenza, dichiarato inammissibile il ricorso principale, anche il ricorso incidentale tardivo della creditrice è stato dichiarato inefficace.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione centrale della Corte Suprema risiede nella distinzione tra l’efficacia probatoria delle scritture contabili (regolata dagli artt. 2709 e 2710 c.c.) e l’effetto di riconoscimento del debito che da esse può scaturire (ai sensi dell’art. 2944 c.c.). Mentre le scritture contabili di un’impresa fallita non fanno piena prova contro la massa dei creditori (rappresentata dal curatore o dal commissario straordinario, che sono terzi), il riconoscimento del debito effettuato tramite l’iscrizione a bilancio quando la società era ancora in salute è un atto pienamente valido ed efficace. Tale riconoscimento interrompe la prescrizione, facendo decorrere un nuovo termine dal momento dell’atto interruttivo. La Cassazione ha sottolineato che il ricorso della società ha confuso questi due piani, attaccando un principio (quello probatorio) che non era il fondamento della decisione del Tribunale, basata invece sull’effetto interruttivo del riconoscimento del debito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti insegnamenti pratici:
1. Per i soci finanziatori: L’iscrizione costante del proprio credito nei bilanci societari è un elemento cruciale. Non solo funge da prova, ma soprattutto agisce come un continuo riconoscimento del debito che impedisce l’estinzione del diritto per prescrizione. È fondamentale verificare che la contabilità aziendale rifletta correttamente tali finanziamenti.
2. Per le società e le procedure concorsuali: Quando si intende eccepire la prescrizione di un credito vantato da un socio, non è sufficiente contestare genericamente la documentazione. È necessario dimostrare che non vi siano stati atti di riconoscimento del debito, come appunto l’iscrizione a bilancio, che abbiano interrotto il decorso del tempo. Inoltre, per invocare la postergazione dei finanziamenti, è onere della società provare in modo specifico le condizioni di crisi finanziaria richieste dalla legge al momento dell’erogazione.

L’iscrizione di un debito verso un socio nei bilanci della società interrompe la prescrizione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il riconoscimento del debito attraverso la sua costante iscrizione nelle scritture contabili della società, quando questa opera normalmente (in bonis), costituisce un atto interruttivo della prescrizione ai sensi dell’art. 2944 c.c.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della società?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché le censure mosse non hanno colto la reale ragione giuridica (ratio decidendi) della decisione impugnata. La società ha contestato l’efficacia probatoria delle scritture contabili contro la procedura, mentre il Tribunale aveva basato la sua decisione sull’effetto interruttivo della prescrizione derivante dal riconoscimento del debito.

La disciplina sulla postergazione dei finanziamenti dei soci (art. 2467 c.c.) si applica automaticamente?
No, la sua applicazione non è automatica. La parte che invoca la postergazione, in questo caso la società, ha l’onere di dimostrare che il finanziamento è stato concesso in un momento in cui sussisteva un eccessivo squilibrio dell’indebitamento rispetto al patrimonio netto, o in una situazione finanziaria in cui sarebbe stato ragionevole un conferimento. Nel caso di specie, tale prova non è stata fornita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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