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Prescrizione crediti retributivi: quando inizia?

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce la decorrenza della prescrizione per crediti retributivi oggetto di un accordo di sospensione. Il caso riguarda un lavoratore e un ente previdenziale. La Corte ha stabilito che il termine per la restituzione delle somme decorre dalla fine del periodo di sospensione pattuito, dichiarando inammissibile il ricorso dell’ente che chiedeva una diversa interpretazione dei fatti. La decisione sottolinea che la Cassazione non può riesaminare il merito della causa.

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Prescrizione Crediti Retributivi: La Cassazione e la Decorrenza dei Termini

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della prescrizione crediti retributivi, chiarendo un aspetto fondamentale: da quando inizia a decorrere il termine quando esiste un accordo che sospende temporaneamente il recupero delle somme? La decisione offre spunti cruciali sulla tempestività con cui i datori di lavoro devono agire per recuperare eventuali somme indebitamente erogate e sui limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla vicenda di un lavoratore che, dopo essere passato alle dipendenze di un grande ente previdenziale, si è visto applicare una procedura di “riassorbimento” delle quote retributive più alte che percepiva presso l’ente di provenienza. Per gestire questa situazione, le parti sociali avevano stipulato un accordo sindacale che sospendeva per un anno le procedure di recupero.

Trascorso l’anno di sospensione, l’ente non ha agito immediatamente. Solo molti anni dopo, ha richiesto la restituzione delle somme relative a un periodo risalente a oltre un decennio prima. Il lavoratore si è opposto, sostenendo che il diritto dell’ente alla restituzione si fosse estinto per prescrizione decennale.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al lavoratore. I giudici hanno stabilito che il termine di prescrizione per le somme maturate durante il periodo di sospensione ha iniziato a decorrere dal giorno successivo alla scadenza dell’anno pattuito nell’accordo. Per le somme maturate successivamente, la prescrizione decorreva mese per mese. Di conseguenza, quasi tutto il credito vantato dall’ente previdenziale era stato dichiarato prescritto, ad eccezione dell’ultima mensilità, poiché la richiesta di restituzione era arrivata appena in tempo per interrompere la prescrizione solo per quella rata.

Le Motivazioni della Cassazione sulla prescrizione crediti retributivi

L’ente previdenziale ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il termine di prescrizione dovesse decorrere solo dalla data dell’ultimo pagamento indebito e che l’accordo di sospensione fosse stato tacitamente prorogato. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti storici o le prove già esaminate dai giudici precedenti, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva interpretato l’accordo sindacale e le prove documentali, concludendo che non vi fosse stata alcuna proroga tacita e che il termine di prescrizione fosse iniziato a decorrere come stabilito. Questa, secondo la Cassazione, è una valutazione di merito, insindacabile in sede di legittimità. Tentare di dimostrare in Cassazione l’esistenza di un accordo di fatto, basandosi sulla mancata opposizione dei lavoratori, equivale a chiedere un nuovo giudizio sui fatti, cosa non consentita.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma due concetti chiave. Primo, in materia di prescrizione crediti retributivi, la presenza di un accordo di sospensione è determinante per individuare il dies a quo, ovvero il giorno da cui il termine inizia a decorrere. Il creditore deve agire con tempestività alla scadenza di tale accordo, non potendo fare affidamento su presunte proroghe tacite. Secondo, viene ribadito il limite invalicabile del giudizio di Cassazione: non è una sede dove si possono ridiscutere i fatti, ma solo dove si controlla la corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito. Una lezione importante per chiunque intenda adire la Suprema Corte, che deve concentrare le proprie doglianze su vizi di legittimità e non su una diversa ricostruzione della vicenda.

Da quando decorre la prescrizione per la restituzione di somme indebitamente percepite se c’è un accordo di sospensione?
Secondo la decisione, il termine di prescrizione decennale inizia a decorrere dal giorno successivo alla scadenza del periodo di sospensione concordato tra le parti.

Un accordo che sospende il recupero di un credito può essere considerato tacitamente prorogato?
No. La Corte d’Appello ha stabilito che l’accordo di sospensione aveva una validità di un anno senza possibilità di proroga tacita, e la Corte di Cassazione ha ritenuto questa una valutazione di merito non riesaminabile.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di una causa?
No, il ricorso per Cassazione è inammissibile se, sotto l’apparenza di una violazione di legge, mira in realtà a ottenere una nuova valutazione dei fatti storici già esaminata dal giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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