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Prescrizione compenso avvocato: il giudice non può rilevarla

La Corte di Cassazione ha stabilito che nel procedimento di liquidazione del compenso per il patrocinio a spese dello Stato, il giudice non può rilevare d’ufficio la prescrizione del credito del difensore. Tale eccezione deve essere sollevata esclusivamente dalla parte debitrice, in questo caso il Ministero della Giustizia. La Corte ha chiarito che il decreto di liquidazione ha natura giurisdizionale e non amministrativa, pertanto si applicano le regole ordinarie del codice civile, tra cui l’art. 2938 c.c., che riserva alla parte la facoltà di eccepire la prescrizione. Di conseguenza, è stata cassata la decisione del tribunale che aveva respinto l’istanza di un avvocato sulla base della prescrizione del compenso avvocato non eccepita dal Ministero.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Compenso Avvocato: La Cassazione Sancisce il Divieto di Rilievo d’Ufficio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per tutti i professionisti legali che operano in regime di patrocinio a spese dello Stato. La questione centrale riguarda la prescrizione compenso avvocato: può il giudice, di sua iniziativa, dichiarare estinto il diritto al compenso per decorrenza dei termini? La risposta della Suprema Corte è un netto no, tracciando una linea chiara tra le prerogative del giudice e i diritti delle parti.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla richiesta di liquidazione del compenso presentata da un avvocato per l’attività difensiva svolta in favore di un cliente ammesso al gratuito patrocinio. Il Tribunale, in prima istanza, rigettava la richiesta rilevando d’ufficio l’avvenuta prescrizione decennale del credito.

L’avvocato proponeva opposizione, ma il caso subiva un percorso complesso, arrivando fino in Cassazione una prima volta, che annullava la decisione e rinviava la causa al Tribunale. Quest’ultimo, in sede di rinvio, confermava nuovamente il rigetto, insistendo sulla tesi che il giudice della liquidazione potesse rilevare d’ufficio la prescrizione, data la natura pubblica degli interessi coinvolti e la fase considerata meramente amministrativa.

Contro questa nuova ordinanza, il legale ricorreva nuovamente in Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 2938 del codice civile, che sancisce la non rilevabilità d’ufficio della prescrizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’avvocato, cassando l’ordinanza impugnata e rinviando la causa al Tribunale di Bologna per un nuovo esame del merito. La Corte ha stabilito che la prescrizione del credito non avrebbe potuto essere rilevata d’ufficio né dal giudice della liquidazione, né tantomeno da quello dell’opposizione.

Le Motivazioni: la natura giurisdizionale del decreto e la prescrizione compenso avvocato

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione giuridica del procedimento di liquidazione del compenso. Contrariamente a quanto sostenuto dal giudice di merito, la Cassazione ha ribadito con forza che il decreto di liquidazione non è un atto amministrativo, ma un provvedimento di natura giurisdizionale e decisoria.

Questa distinzione è cruciale. Se l’atto fosse amministrativo, il giudice potrebbe agire con poteri più ampi, simili a quelli della Pubblica Amministrazione, a tutela dell’erario. Essendo invece un atto giurisdizionale, il giudice è tenuto ad applicare le ordinarie regole del processo civile. Tra queste, spicca l’articolo 2938 c.c., secondo cui “Il giudice non può rilevare d’ufficio la prescrizione non opposta“.

La Corte ha specificato che il diritto al compenso del difensore è un diritto soggettivo patrimoniale a tutti gli effetti. La sua tutela avviene tramite strumenti processuali che introducono un vero e proprio giudizio contenzioso. In questo contesto, l’eccezione di prescrizione è un’arma a disposizione esclusiva del debitore, ovvero il Ministero della Giustizia. Se il Ministero, come avvenuto nel caso di specie rimanendo contumace, non si costituisce e non solleva tale eccezione, il giudice non ha alcun potere di sostituirsi ad esso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un importante principio a tutela dei difensori. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. Natura Giurisdizionale: Il procedimento per ottenere il pagamento del gratuito patrocinio è un procedimento giurisdizionale, non amministrativo.
2. Monopolio del Debitore: Solo la parte debitrice (lo Stato) può eccepire la prescrizione del credito. In sua assenza o inerzia, il diritto al compenso deve essere esaminato nel merito.
3. Limite al Potere del Giudice: Il giudice non può respingere una richiesta di liquidazione basandosi sulla prescrizione, se questa non è stata formalmente sollevata dal Ministero. Questo vale sia nella fase di liquidazione iniziale sia nell’eventuale giudizio di opposizione.

Questa pronuncia rafforza le garanzie per gli avvocati, assicurando che le regole processuali ordinarie si applichino anche quando la controparte è lo Stato, e che il loro diritto al compenso sia valutato secondo le norme che governano qualsiasi altro credito di natura civilistica.

Il giudice può dichiarare d’ufficio la prescrizione del compenso di un avvocato in regime di patrocinio a spese dello Stato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice non può rilevare d’ufficio la prescrizione, poiché tale eccezione rientra nella disponibilità esclusiva della parte debitrice (il Ministero della Giustizia), in applicazione dell’art. 2938 del codice civile.

Il procedimento di liquidazione del compenso per il gratuito patrocinio ha natura amministrativa o giurisdizionale?
Ha natura giurisdizionale e decisoria. La Corte ha chiarito che non si tratta di un atto amministrativo, ma di un provvedimento che incide su un diritto soggettivo patrimoniale, la cui tutela è affidata a strumenti giurisdizionali.

Cosa succede se l’amministrazione (il debitore) non si costituisce in giudizio e non eccepisce la prescrizione?
Se l’amministrazione debitrice rimane contumace o comunque non solleva l’eccezione di prescrizione, il giudice non può farlo al suo posto. Di conseguenza, dovrà esaminare la domanda di liquidazione nel merito, senza poter considerare il credito estinto per il decorso del tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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