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Prescrizione azione disciplinare: Cassazione decide

A un direttore di un noto settimanale veniva contestata la violazione dei doveri professionali per aver rivelato a un imprenditore l’identità del collega che gli aveva proposto un dossier sul suo conto. Sanzionato dall’Ordine, il giornalista ha percorso tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del procedimento per intervenuta prescrizione dell’azione disciplinare, cassando la sentenza senza rinvio e senza esaminare il merito della vicenda.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Azione Disciplinare: la Cassazione Annulla la Sanzione al Giornalista

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 3536/2024 offre un’importante lezione sulla prescrizione dell’azione disciplinare nel contesto della professione giornalistica. La vicenda, che vedeva un noto giornalista sanzionato per violazione dei doveri di lealtà e segreto professionale, si è conclusa non con una decisione sul merito della condotta, ma con l’estinzione del procedimento per il decorso del tempo. Analizziamo i passaggi di questo complesso caso.

I Fatti di Causa

Tutto ha origine quando il direttore di un noto settimanale riceve via e-mail da un giornalista freelance la proposta di un articolo su un importante imprenditore, allora vicepresidente di un’associazione di categoria con delega alla legalità. Il dossier conteneva notizie delicate, tra cui presunti legami con ambienti mafiosi. Il direttore, dopo aver svolto le opportune verifiche, decide di non pubblicare l’articolo, ritenendo che l’imprenditore fosse al centro di manovre volte a screditarlo.

Successivamente, in un incontro privato, il direttore informa l’imprenditore dell’accaduto, senza rivelare il nome della sua fonte. Tempo dopo, su richiesta scritta dell’imprenditore, il direttore conferma per iscritto i dettagli della vicenda. Sebbene non faccia esplicitamente il nome del collega, fornisce elementi che, incrociati con un articolo pubblicato nel frattempo dal freelance su un’altra testata, rendono quest’ultimo facilmente identificabile. Ciò spinge il giornalista freelance a presentare un esposto disciplinare contro il direttore.

L’Iter Giudiziario e le Sanzioni

L’Ordine dei Giornalisti avvia un procedimento disciplinare, contestando al direttore la violazione dei doveri di lealtà, colleganza e rispetto del segreto professionale. All’esito dell’istruttoria, l’Ordine regionale infligge la sanzione della censura, ritenendo che il direttore avesse consentito all’imprenditore di identificare la fonte delle notizie. Tale sanzione viene confermata prima dal Consiglio di Disciplina Nazionale, poi dal Tribunale e infine dalla Corte d’Appello di Milano.

Il Ricorso in Cassazione e la Prescrizione dell’Azione Disciplinare

Il giornalista, soccombente in tutti i gradi di giudizio, presenta ricorso alla Corte di Cassazione. Tra i vari motivi di impugnazione sul merito della vicenda, solleva in via subordinata un’eccezione cruciale: la prescrizione dell’azione disciplinare. Sostiene che, a partire dalla data della sua lettera all’imprenditore (17 marzo 2015), fosse decorso il termine massimo di sette anni e sei mesi previsto dalla legge per la conclusione del procedimento disciplinare.

Le Motivazioni: la Fondatezza dell’Eccezione di Prescrizione

La Corte di Cassazione, prima ancora di analizzare le complesse questioni di merito, si concentra sull’eccezione di prescrizione, ritenendola preliminare e assorbente. I giudici riaffermano un principio fondamentale: la prescrizione nei procedimenti disciplinari degli ordini professionali, come quello dei giornalisti, può maturare in qualsiasi fase del giudizio, inclusa quella di legittimità davanti alla Cassazione.

La Corte evidenzia che l’art. 58 della legge n. 69/1963 (Ordinamento della professione di giornalista) stabilisce un termine di prescrizione che non può essere prolungato oltre sette anni e mezzo dal giorno della commissione del fatto. Nel caso di specie, l’ultimo atto della condotta contestata era la lettera inviata dal direttore all’imprenditore il 17 marzo 2015. Pertanto, il termine massimo per la conclusione del procedimento è scaduto il 17 settembre 2022, data successiva alla pubblicazione della sentenza di appello ma anteriore alla decisione della Cassazione.

La fondatezza di questa eccezione, rilevabile anche d’ufficio, ha reso superfluo l’esame di ogni altra questione. L’improseguibilità dell’azione disciplinare ha precluso alla Corte di entrare nel merito della violazione deontologica.

Conclusioni: l’Impatto della Decisione

Con questa ordinanza, la Suprema Corte cassa la sentenza impugnata senza rinvio. La sanzione disciplinare viene annullata non perché la condotta del giornalista sia stata ritenuta lecita, ma perché lo Stato, attraverso i suoi organi disciplinari e giudiziari, non ha concluso il procedimento entro il tempo massimo stabilito dalla legge. La decisione sottolinea come il rispetto dei termini procedurali sia un principio di garanzia fondamentale, capace di prevalere sull’accertamento della responsabilità nel merito. La vicenda si chiude con la compensazione delle spese, giustificata dal fatto che l’estinzione del giudizio è legata al mero decorso del tempo e non alla fondatezza delle tesi difensive del ricorrente.

Qual è il termine massimo di prescrizione per un’azione disciplinare nei confronti di un giornalista?
Secondo l’art. 58 della L. n. 69/1963, richiamato dalla Corte, il termine di prescrizione dell’azione disciplinare, anche in presenza di atti interruttivi, non può essere prolungato oltre la metà del termine iniziale di cinque anni. Il termine massimo è quindi di sette anni e sei mesi dal giorno in cui è stato commesso il fatto.

L’eccezione di prescrizione può essere sollevata per la prima volta in Cassazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che l’eccezione di prescrizione dell’azione disciplinare può essere sollevata per la prima volta con il ricorso per cassazione, a condizione che il suo esame non richieda nuove indagini di fatto, e può essere anche rilevata d’ufficio.

Cosa comporta la dichiarazione di prescrizione dell’azione disciplinare?
Comporta l’estinzione del procedimento. La sentenza impugnata viene cassata senza rinvio, il che significa che il processo si chiude definitivamente. La Corte non esamina il merito della questione, quindi non si pronuncia sulla colpevolezza o innocenza dell’incolpato, ma si limita a prendere atto del decorso del tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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