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Prescrizione azione di responsabilità: la guida completa

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8553/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni ex amministratori societari. La Corte ha ribadito che la prescrizione dell’azione di responsabilità promossa dalla curatela fallimentare decorre, in via presuntiva, dalla data della sentenza di fallimento. Spetta agli amministratori convenuti fornire la prova rigorosa di una data anteriore in cui l’insufficienza patrimoniale della società era divenuta oggettivamente percepibile dai creditori. Nel caso di specie, la semplice esistenza di accertamenti fiscali non è stata ritenuta sufficiente a superare tale presunzione.

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Prescrizione Azione di Responsabilità: Quando Inizia a Decorrere? Il Chiarimento della Cassazione

La prescrizione dell’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori di società è una questione cruciale nel diritto societario e fallimentare. Stabilire con esattezza il momento da cui inizia a decorrere il termine per agire in giudizio può determinare l’esito di una causa milionaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 8553/2024) torna sul tema, consolidando un principio fondamentale e chiarendo la ripartizione dell’onere della prova tra le parti. Analizziamo la decisione per comprenderne la portata pratica.

I Fatti del Caso: Una Complessa Vicenda di Responsabilità Societaria

Il caso trae origine dall’azione legale intentata dalla curatela fallimentare di una S.r.l. contro i suoi ex amministratori e sindaci. La curatela chiedeva un risarcimento danni per oltre un miliardo di euro, imputando agli organi sociali una serie di condotte illecite che avrebbero portato al dissesto della società. Sia in primo grado che in appello, i tribunali avevano condannato alcuni amministratori a risarcire un danno quantificato in oltre 15 milioni di euro.

L’Eccezione di Prescrizione e il Percorso Giudiziario

Il punto centrale della difesa degli ex amministratori era l’eccezione di prescrizione. Essi sostenevano che l’azione legale fosse stata avviata tardivamente. Secondo la loro tesi, il termine di cinque anni non doveva iniziare a decorrere dalla data della sentenza di fallimento, bensì da un momento precedente. In particolare, facevano riferimento agli esiti di alcuni accertamenti fiscali che, a loro dire, avevano reso palese l’insufficienza patrimoniale della società ben prima della dichiarazione ufficiale di fallimento. I giudici di merito, tuttavia, avevano respinto questa tesi, ritenendo che il dies a quo (il giorno di inizio del decorso) coincidesse con la dichiarazione di fallimento. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla prescrizione azione di responsabilità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso degli amministratori inammissibile, confermando le decisioni dei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha ritenuto che gli argomenti proposti dai ricorrenti non costituissero una violazione di legge, ma mirassero a ottenere un nuovo e non consentito riesame dei fatti di causa. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di prescrizione dell’azione di responsabilità.

Le Motivazioni: Il Principio del Dies a Quo e l’Onere della Prova

Il cuore della decisione risiede nella riaffermazione di un orientamento giurisprudenziale consolidato. La Corte spiega che l’azione di responsabilità verso gli amministratori, promossa dal curatore fallimentare per conto dei creditori sociali (ex art. 2394 c.c. e 146 L.Fall.), è soggetta a una prescrizione di cinque anni.

Il punto cruciale è il dies a quo. Questo termine decorre dal momento in cui l’insufficienza del patrimonio sociale a soddisfare i debiti diventa oggettivamente percepibile da parte dei creditori. La legge, per semplificare questa difficile prova, introduce una presunzione iuris tantum (cioè valida fino a prova contraria): si presume che tale momento coincida con la data della dichiarazione di fallimento.

Questo significa che l’onere di superare tale presunzione ricade interamente sull’amministratore che eccepisce la prescrizione. Non è sufficiente addurre elementi generici o singoli indizi, come l’esistenza di un debito fiscale o l’iscrizione di un’ipoteca. L’amministratore deve fornire la prova rigorosa di fatti sintomatici di assoluta evidenza, tali da dimostrare che lo stato di incapienza patrimoniale fosse manifesto e conoscibile all’esterno, per la generalità dei creditori, in una data anteriore a quella del fallimento. Nel caso esaminato, i giudici hanno ritenuto che gli accertamenti fiscali e le ipoteche non fossero elementi sufficienti a integrare questa prova, confermando così la correttezza della decisione dei giudici di merito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Amministratori e Curatori

L’ordinanza in commento offre importanti spunti pratici. Per gli amministratori, conferma quanto sia difficile far valere l’eccezione di prescrizione in un’azione di responsabilità post-fallimentare. La presunzione legale che fissa il dies a quo alla data del fallimento è un ostacolo probatorio significativo, superabile solo con prove concrete e inequivocabili di una precedente e palese manifestazione dell’insolvenza. Per le curatele fallimentari, invece, la decisione rafforza la loro posizione processuale, consentendo di fare affidamento su un punto di partenza certo per il calcolo dei termini di prescrizione, senza doversi imbarcare in complesse indagini sulla percepibilità anteriore dello stato di crisi da parte dei creditori.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per l’azione di responsabilità esercitata dal curatore fallimentare contro gli amministratori?
La prescrizione quinquennale decorre dal momento in cui l’insufficienza del patrimonio sociale a soddisfare i debiti diventa oggettivamente percepibile dai creditori. Tuttavia, la giurisprudenza stabilisce una presunzione legale, valida fino a prova contraria, secondo cui questo momento coincide con la data della sentenza di dichiarazione di fallimento.

A chi spetta l’onere di provare che l’insufficienza patrimoniale era conoscibile prima della dichiarazione di fallimento?
L’onere della prova spetta interamente all’amministratore o al sindaco che eccepisce la prescrizione. Deve dimostrare, con fatti sintomatici di assoluta evidenza, che lo stato di incapienza patrimoniale era già manifesto e percepibile all’esterno in una data anteriore a quella del fallimento.

La conoscenza di un grave debito fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate è sufficiente a far partire prima il termine di prescrizione per tutti i creditori?
No. Secondo la decisione, la mera esistenza di accertamenti fiscali, così come l’iscrizione di ipoteche, non rappresenta un indice univoco e sufficiente per dimostrare che l’emersione dell’insufficienza patrimoniale fosse oggettivamente percepibile dalla generalità dei creditori. Di conseguenza, tali elementi non sono di per sé idonei a spostare a una data anteriore l’inizio del decorso della prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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