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Premio rinvenimento reperti: la giurisdizione è del TAR

Una società edile, dopo aver scoperto una domus romana, ha contestato l’importo del premio offerto dal Ministero della Cultura. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che la controversia sul premio rinvenimento reperti rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo. Anche se la legge prevede una stima da parte di un tecnico, l’Amministrazione mantiene un potere discrezionale sulla determinazione finale dell’importo e sulla modalità di pagamento, configurando la posizione del privato come un interesse legittimo e non un diritto soggettivo.

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Premio Rinvenimento Reperti: Giurisdizione Amministrativa per la Discrezionalità della P.A.

La scoperta di un tesoro archeologico sotto un immobile è un evento straordinario, ma può dare il via a complesse questioni legali, specialmente riguardo al premio rinvenimento reperti. Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: a chi spetta decidere in caso di disaccordo sull’importo del premio? La risposta è netta: la giurisdizione è del giudice amministrativo.

I Fatti di Causa

Una società, durante lavori edili, scopriva nei sotterranei di un palazzo i resti di un’antica domus romana. Come previsto dalla legge, la scoperta veniva notificata e i beni diventavano di proprietà dello Stato. La società richiedeva quindi al Ministero della Cultura il premio previsto per il ritrovamento. Tuttavia, nasceva una controversia sull’ammontare: il Ministero offriva una somma ritenuta insufficiente dalla società, la quale si rivolgeva al Tribunale civile per ottenere la cifra desiderata.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello dichiaravano il proprio difetto di giurisdizione, indicando il giudice amministrativo come l’autorità competente. La società, convinta di essere titolare di un diritto soggettivo al premio, ricorreva in Cassazione.

La Questione del Premio Rinvenimento Reperti e la Giurisdizione

Il cuore della questione ruotava attorno alla natura della posizione giuridica del privato. Si tratta di un diritto soggettivo, da far valere davanti al giudice ordinario, o di un interesse legittimo, tutelabile solo davanti al giudice amministrativo?
La difesa della società sosteneva che il Codice dei Beni Culturali (d.lgs. 42/2004), modificando la normativa precedente, avesse trasformato la posizione del privato in un diritto soggettivo. In particolare, la nuova legge prevede che, in caso di disaccordo sul valore dei reperti, la stima sia affidata a un tecnico nominato dal presidente del tribunale. Secondo la ricorrente, questo meccanismo avrebbe eliminato la discrezionalità della Pubblica Amministrazione, radicando la competenza nel foro civile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite hanno rigettato il ricorso, confermando la giurisdizione del giudice amministrativo. La Corte ha spiegato che, sebbene la procedura di stima del valore dei beni sia stata modificata per garantire maggiore terzietà, questo non elimina il potere discrezionale della Pubblica Amministrazione nel determinare il premio.

Il ragionamento della Corte si basa su due punti chiave:
1. Discrezionalità sull’ammontare: La stima del tecnico determina solo il valore dei beni ritrovati, non l’importo del premio. La legge stabilisce che il premio non può essere superiore a un quarto (o alla metà in casi specifici) di tale valore. La scelta della percentuale esatta da corrispondere rimane una decisione discrezionale dell’Amministrazione, che deve bilanciare l’interesse del privato con l’interesse pubblico.
2. Discrezionalità sulla modalità di corresponsione: L’Amministrazione ha la facoltà di scegliere come liquidare il premio: può essere un pagamento in denaro, il rilascio di una parte dei beni ritrovati o, su richiesta, la concessione di un credito d’imposta.

Questa persistente discrezionalità amministrativa qualifica la posizione del privato come un interesse legittimo al corretto esercizio di tale potere. Il privato può contestare davanti al giudice amministrativo la logicità, la correttezza e la congruità delle scelte della P.A., ma non può pretendere una somma specifica come se fosse un diritto di credito già definito.

Conclusioni

L’ordinanza delle Sezioni Unite consolida un principio fondamentale: fino a quando la Pubblica Amministrazione non conclude il procedimento con un atto finale che determina in modo definitivo l’importo e la forma del premio rinvenimento reperti, la posizione dello scopritore è quella di un interesse legittimo. Di conseguenza, ogni controversia relativa a questa fase deve essere portata davanti al giudice amministrativo (T.A.R.). Il diritto soggettivo al pagamento sorgerà solo dopo che l’amministrazione, esercitando il proprio potere, avrà emesso il provvedimento finale.

A quale giudice devo rivolgermi se non sono d’accordo con l’importo del premio offerto dal Ministero per un ritrovamento archeologico?
Secondo le Sezioni Unite della Cassazione, la giurisdizione spetta al giudice amministrativo (es. T.A.R.), non al giudice ordinario (Tribunale).

Perché la giurisdizione è del giudice amministrativo anche se il Codice dei Beni Culturali prevede l’intervento del presidente del tribunale per la stima del valore dei reperti?
Perché, anche dopo la stima del valore dei beni, l’amministrazione conserva un potere discrezionale sia nel determinare la percentuale esatta del premio (che non può superare un quarto o la metà del valore stimato), sia nello scegliere la modalità di corresponsione (denaro, parte dei reperti o credito d’imposta). Questa discrezionalità fa sì che la posizione del privato sia di interesse legittimo.

La posizione di chi scopre un reperto archeologico è un diritto soggettivo o un interesse legittimo?
Fino a quando l’amministrazione non conclude il procedimento con la determinazione finale e la scelta definitiva sulla modalità di pagamento del premio, la posizione del privato è qualificata come interesse legittimo. Diventa un diritto soggettivo solo dopo che l’atto amministrativo conclusivo ha definito in modo concreto l’ammontare e la forma del premio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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