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Preliminare senza agibilità: grave inadempimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8749/2024, ha stabilito che la mancata consegna del certificato di agibilità in un contratto preliminare di vendita immobiliare può costituire un grave inadempimento, giustificando la risoluzione del contratto. Questo vale anche se nel contratto è presente una clausola che lega la risoluzione a un diverso evento, come l’esito di un ricorso amministrativo. La Corte ha chiarito che il giudice deve valutare autonomamente la gravità della mancanza di agibilità, soprattutto se deriva da un abuso edilizio insanabile, configurando una vendita di ‘aliud pro alio’. Il caso riguardava un preliminare senza agibilità per un immobile con un cambio di destinazione d’uso abusivo. La Cassazione ha cassato la sentenza d’appello che aveva escluso la risoluzione, rinviando la causa per una nuova valutazione.

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Preliminare senza agibilità: quando è inadempimento grave che giustifica la risoluzione?

La stipula di un contratto preliminare di compravendita immobiliare rappresenta un passo cruciale, ma cosa succede se l’immobile promesso è privo del certificato di agibilità? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 8749 del 3 aprile 2024, offre un’analisi dettagliata, stabilendo che un preliminare senza agibilità può configurare un inadempimento talmente grave da giustificare la risoluzione del contratto, anche in presenza di specifiche clausole che sembrerebbero escluderla. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine nel 2006, quando due promissari acquirenti stipulano un contratto preliminare per l’acquisto di un appartamento a Roma. Versano una cospicua caparra confirmatoria, ma scoprono che l’immobile è privo del certificato di agibilità a causa di un cambio di destinazione d’uso abusivo: l’unità immobiliare, originariamente destinata a servizi comuni come palestra e piscina, era stata trasformata in abitazione.

Nel contratto preliminare, le parti avevano inserito una clausola specifica (una condizione risolutiva) che legava la risoluzione del contratto all’esito negativo di un giudizio amministrativo pendente, avviato dalla società venditrice per sanare l’abuso. Tuttavia, la data fissata per il rogito definitivo trascorreva senza che il certificato venisse rilasciato. I promissari acquirenti, quindi, decidevano di agire in giudizio per chiedere la risoluzione del contratto per grave inadempimento della parte venditrice e la restituzione della caparra, oltre al risarcimento dei danni.

Il Percorso Giudiziario e l’errore della Corte d’Appello

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda degli acquirenti, dichiarando la risoluzione del preliminare per grave inadempimento della società venditrice e condannandola alla restituzione della caparra.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la presenza della clausola che subordinava la risoluzione all’esito negativo del giudizio amministrativo impediva di considerare grave l’inadempimento della venditrice. In pratica, finché il giudizio amministrativo non si fosse concluso negativamente, non si poteva risolvere il contratto per la mancanza del certificato di agibilità. Questa interpretazione legava indissolubilmente le sorti del contratto a un evento specifico, escludendo una valutazione autonoma della gravità della condotta del venditore.

Preliminare senza agibilità: Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha censurato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso degli acquirenti. Gli Ermellini hanno enunciato due principi di diritto fondamentali.

Distinzione tra Condizione Risolutiva e Inadempimento

In primo luogo, la Corte ha chiarito che l’esistenza di una condizione risolutiva nel contratto non impedisce al giudice di valutare un distinto e grave inadempimento di una delle parti. La condizione risolutiva e l’inadempimento sono due eventi ontologicamente diversi. Se la condizione non si verifica (come nel caso di specie, poiché il giudizio amministrativo non aveva avuto esito negativo ma aveva semplicemente imposto una nuova istruttoria), il contratto rimane efficace. A questo punto, il giudice ha il dovere di valutare se una delle parti si sia resa responsabile di un inadempimento grave alle sue obbligazioni principali, come quella di consegnare un bene idoneo all’uso pattuito.

La Gravità della Mancanza di Agibilità

In secondo luogo, la Cassazione ha ribadito che, in un preliminare senza agibilità, la mancanza del certificato non è una mera formalità. Se essa deriva da violazioni urbanistiche ‘insanabili’ che impediscono all’immobile di svolgere la sua funzione economico-sociale (in questo caso, quella abitativa), si configura un inadempimento di particolare gravità. Questo può integrare addirittura una vendita di aliud pro alio (una cosa per un’altra), poiché il bene è radicalmente diverso da quello promesso.

Il giudice di merito, pertanto, deve verificare concretamente se le difformità riscontrate siano sanabili o meno, tenendo conto del quadro probatorio, del tempo trascorso e delle reali possibilità di ottenere la regolarizzazione. Non può limitarsi a un’applicazione automatica della clausola contrattuale, ma deve condurre un’indagine approfondita sulla gravità e imputabilità dell’inadempimento.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa a una diversa sezione della Corte d’Appello di Roma. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi enunciati: dovrà valutare la gravità dell’inadempimento della società venditrice per la mancata consegna di un immobile agibile, indipendentemente dalla condizione risolutiva inserita nel contratto. Dovrà accertare se l’abuso edilizio fosse sanabile e se, di conseguenza, la mancanza del certificato costituisse un inadempimento sufficientemente grave da giustificare la risoluzione del preliminare. Questa sentenza rafforza la tutela del promissario acquirente, sottolineando che la garanzia di un immobile conforme e agibile è un’obbligazione centrale del venditore, la cui violazione non può essere schermata da clausole contrattuali che la subordinano a eventi esterni e incerti.

Se un preliminare contiene una condizione specifica per la sua risoluzione, si può comunque chiedere lo scioglimento per un altro grave inadempimento?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche in presenza di una condizione risolutiva legata a un evento specifico, il giudice deve comunque valutare autonomamente se una delle parti abbia commesso un grave inadempimento rispetto alle obbligazioni principali del contratto, come quella di consegnare un immobile agibile.

La mancanza del certificato di agibilità è sempre un inadempimento grave nel preliminare di vendita?
Dipende dalla causa della mancanza. Se il certificato manca a causa di violazioni urbanistiche insanabili che rendono l’immobile inidoneo all’uso pattuito, l’inadempimento è considerato grave e può giustificare la risoluzione del contratto, configurando anche una vendita di ‘aliud pro alio’. Se invece si tratta solo di un ritardo burocratico per un immobile sostanzialmente in regola, l’inadempimento potrebbe non essere considerato grave.

Cosa succede a una causa se una delle società coinvolte viene cancellata dal registro delle imprese durante il processo?
Il processo non si interrompe. Secondo la Corte, si verifica un fenomeno successorio in cui i diritti e gli obblighi della società estinta, comprese le posizioni processuali, si trasferiscono ai soci. Nel caso di specie, l’ex socio unico e liquidatore è subentrato legittimamente nella posizione della società, mantenendo l’interesse a resistere in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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