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Prelievo abusivo energia: chi paga se l’immobile è in affitto?

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di prelievo abusivo di energia in un immobile locato. Una società di fornitura elettrica ha richiesto il pagamento dei consumi al proprietario, nonostante l’immobile fosse affittato a una società terza. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società elettrica, confermando la decisione dei giudici di merito. È stato stabilito che la responsabilità non ricade automaticamente sul proprietario, il quale aveva fornito prova del contratto di locazione, dimostrando che la detenzione e la custodia dell’immobile, e quindi la responsabilità per l’allaccio abusivo, erano in capo al conduttore.

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Prelievo abusivo di energia: chi paga se l’immobile è in affitto?

La questione della responsabilità per un prelievo abusivo di energia elettrica in un immobile locato è una problematica complessa che coinvolge proprietari, inquilini e società di fornitura. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti, stabilendo che la responsabilità non ricade automaticamente sul proprietario dell’immobile. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa

Una proprietaria di un immobile veniva citata in giudizio da una nota società di fornitura elettrica, la quale richiedeva il pagamento di una cospicua somma per consumi di energia elettrica relativi a un lungo periodo. La società sosteneva che tali consumi derivassero da un allaccio abusivo alla rete.

La proprietaria si difendeva affermando di non dovere nulla, in quanto l’immobile era stato concesso in locazione a una società terza, la quale ne aveva la piena disponibilità e detenzione. A riprova di ciò, esibiva un contratto di locazione regolarmente registrato.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’appello davano ragione alla proprietaria. I giudici di merito ritenevano che, sebbene la proprietaria avesse mantenuto il possesso formale, la detenzione effettiva e il rapporto di custodia con l’immobile erano in capo alla società conduttrice. Pertanto, era quest’ultima a dover essere considerata responsabile dell’eventuale allaccio illecito e dei relativi consumi.

I Motivi del Ricorso e il prelievo abusivo di energia

La società elettrica, non soddisfatta della decisione, proponeva ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali. In sintesi, la ricorrente lamentava che:

1. La Corte d’appello avesse erroneamente interpretato le prove, non considerando che la società conduttrice non era mai stata intestataria di un contratto di fornitura e che la proprietaria era presente durante l’accertamento della manomissione.
2. Fosse stato commesso un travisamento della prova, in quanto, anche ammettendo la validità del contratto di locazione, la proprietaria avrebbe dovuto essere ritenuta responsabile almeno per il periodo precedente all’efficacia del contratto stesso.
3. Non fosse stata ammessa una prova testimoniale richiesta in appello, che a suo dire sarebbe stata decisiva per dimostrare la responsabilità della proprietaria.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dalla società elettrica. I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale del processo civile: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti o la valutazione delle prove. Il compito della Cassazione è controllare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la ricorrente, sotto l’apparenza di denunciare violazioni di legge, cercava in realtà di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove raccolte, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte d’appello aveva correttamente motivato la sua decisione, affermando che la prova del contratto di locazione era sufficiente a dimostrare l’estraneità della proprietaria al prelievo abusivo di energia. L’allaccio illecito, infatti, presuppone un rapporto di custodia con l’immobile che, in presenza di una locazione, è trasferito al conduttore (l’inquilino).

Inoltre, la Corte ha ritenuto inammissibile anche il motivo relativo alla mancata ammissione della prova testimoniale, poiché la ricorrente non aveva illustrato in modo adeguato la decisività di tale prova, ovvero come essa avrebbe potuto concretamente portare a una decisione diversa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio di grande importanza pratica: il proprietario di un immobile (locatore) non è automaticamente responsabile per i debiti derivanti da un prelievo abusivo di energia commesso da chi detiene l’immobile in virtù di un contratto di locazione (conduttore).

Per liberarsi da ogni responsabilità, è fondamentale che il proprietario possa dimostrare, tramite un contratto di locazione regolarmente registrato, di aver trasferito a terzi la detenzione e la custodia dell’immobile. Sarà quindi l’inquilino, in qualità di effettivo utilizzatore e custode, a rispondere delle eventuali manomissioni e dei consumi illeciti. Questa decisione tutela i proprietari, chiarendo che l’onere di provare chi sia l’effettivo responsabile del consumo spetta alla società di fornitura, la quale non può limitarsi a rivolgere la propria pretesa al titolare del diritto di proprietà.

Il proprietario di un immobile è sempre responsabile per il prelievo abusivo di energia elettrica?
No. Secondo la sentenza, il proprietario non è responsabile se dimostra di aver trasferito la detenzione e la custodia dell’immobile a un terzo, come un inquilino, tramite un contratto di locazione. La responsabilità ricade sul detentore (conduttore) e non sul possessore formale (locatore).

Cosa deve fare il proprietario per dimostrare la sua estraneità ai consumi illeciti?
Il proprietario deve fornire la prova di non avere la disponibilità materiale dell’immobile nel periodo contestato. Nel caso specifico, l’esibizione del contratto di locazione registrato è stata considerata prova sufficiente per dimostrare che la custodia e la responsabilità erano state trasferite all’inquilino.

La società elettrica può chiedere il pagamento al proprietario se l’inquilino non ha un contratto di fornitura a suo nome?
La sentenza chiarisce che la mancanza di un contratto di fornitura intestato all’inquilino non è di per sé sufficiente a rendere responsabile il proprietario. La responsabilità per l’allaccio abusivo è legata alla custodia e alla detenzione effettiva dell’immobile, che in caso di locazione spettano all’inquilino, a prescindere dall’intestazione formale delle utenze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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