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Prededuzione dei crediti: onere della prova sul fornitore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 55/2025, ha stabilito che spetta al creditore dimostrare che la propria fornitura, eseguita dopo la domanda di concordato preventivo, fosse funzionale all’interesse della massa dei creditori per ottenere il riconoscimento della prededuzione. Nel caso di specie, una società di distribuzione farmaceutica si è vista negare la prededuzione per le forniture a una farmacia poi fallita, non avendo fornito prova della coerenza dell’operazione con il piano concordatario. La Corte ha chiarito che il semplice proseguimento dell’attività non è sufficiente a garantire la prededuzione, e che l’onere della prova ricade interamente sul creditore che la richiede.

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Prededuzione dei Crediti nel Concordato: Chi Deve Provare l’Interesse dei Creditori?

L’istituto della prededuzione rappresenta un meccanismo cruciale nelle procedure concorsuali, garantendo un trattamento privilegiato a quei crediti sorti per la gestione della procedura stessa o per atti funzionali all’interesse della massa dei creditori. Tuttavia, chi ha l’onere di dimostrare tale funzionalità? Con la recente ordinanza n. 55/2025, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione, stabilendo che l’onere della prova ricade interamente sul creditore che invoca la prededuzione.

I Fatti del Caso: Una Fornitura Farmaceutica tra Concordato e Fallimento

Una società di distribuzione farmaceutica vantava un credito significativo nei confronti del titolare di una farmacia per forniture di medicinali. Parte di questo credito era sorto dopo che l’imprenditore aveva presentato domanda di concordato preventivo, ma prima che ne venisse dichiarato il fallimento. Il fornitore, ritenendo che tali forniture fossero essenziali per la continuità aziendale e quindi nell’interesse dei creditori, ne chiedeva l’ammissione al passivo fallimentare in prededuzione.

Il Tribunale, tuttavia, respingeva tale richiesta, ammettendo l’intero credito come chirografario (cioè non privilegiato). La motivazione era chiara: il fornitore non aveva fornito alcuna prova che la fornitura fosse coerente con la domanda di concordato presentata dall’imprenditore e che, di conseguenza, potesse essere considerata un atto di ordinaria amministrazione meritevole di prededuzione.

La Questione Giuridica: Quando un Credito è in Prededuzione?

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 161, comma 7, della Legge Fallimentare. La norma consente all’imprenditore che ha presentato domanda di concordato ‘con riserva’ di compiere atti di ordinaria amministrazione. I crediti che ne derivano possono essere considerati prededucibili se tali atti sono funzionali a conservare l’integrità del patrimonio nell’interesse dei creditori.

Il punto critico è stabilire se una fornitura, sebbene ordinaria per la natura dell’attività, possa essere automaticamente considerata tale anche nel contesto di una procedura concorsuale. La Cassazione ha dovuto chiarire chi debba dimostrare questa coerenza e funzionalità.

L’Onere della Prova nella Prededuzione secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso del fornitore, confermando la decisione del Tribunale. Il principio fondamentale ribadito è quello sancito dall’art. 2697 del codice civile: chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Applicato al caso di specie, significa che il creditore che chiede la prededuzione ha l’onere di allegare e dimostrare tutti gli elementi che giustificano tale trattamento privilegiato.

Non è sufficiente affermare che la fornitura ha permesso la continuazione dell’attività. È necessario provare che tale continuazione era coerente con il piano concordatario (anche se non ancora depositato) e che l’operazione non ha inciso negativamente sul patrimonio a danno della generalità dei creditori.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di diversi punti chiave. In primo luogo, la distinzione tra atti di ordinaria e straordinaria amministrazione, nel contesto di una procedura concorsuale, non dipende solo dalla natura dell’atto, ma dal suo impatto sull’interesse della massa dei creditori. Un atto astrattamente ‘ordinario’, come l’acquisto di merce, può diventare ‘straordinario’ se compiuto senza una prospettiva di risanamento e a detrimento degli altri creditori.

In secondo luogo, la Cassazione ha chiarito che il principio di non contestazione non si applica alla qualificazione giuridica di un fatto. Anche se il curatore fallimentare non si era esplicitamente opposto alla qualificazione del credito come prededucibile, spetta unicamente al giudice valutarne la natura sulla base delle prove fornite. Il creditore, non avendo specificato né provato in che modo la sua fornitura si inserisse in un piano volto a soddisfare i creditori, non ha assolto al proprio onere probatorio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Fornitori

Questa ordinanza invia un messaggio chiaro ai fornitori e a tutti i creditori che operano con imprese in crisi. Per poter sperare nel riconoscimento della prededuzione per crediti sorti dopo la domanda di concordato, non basta continuare a intrattenere rapporti commerciali. È indispensabile acquisire informazioni sul tipo di proposta che l’imprenditore intende presentare e essere in grado di dimostrare, con prove concrete, che il proprio intervento è stato coerente con tale piano e vantaggioso per l’intera massa creditoria. In assenza di tale prova, il credito rischia di essere relegato al rango di chirografario, con scarse possibilità di essere soddisfatto.

A chi spetta l’onere di provare che un credito sorto dopo la domanda di concordato preventivo ha diritto alla prededuzione?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta interamente al creditore che richiede la prededuzione. Egli deve allegare e produrre gli elementi probatori che giustificano la sua richiesta, dimostrando che l’atto da cui è sorto il credito era funzionale all’interesse della massa dei creditori.

Una fornitura di beni necessaria alla continuazione dell’attività è sempre un atto di ordinaria amministrazione che dà diritto alla prededuzione?
No. Un atto astrattamente qualificabile come di ordinaria amministrazione (es. fornitura di merci) può assumere un connotato diverso nel contesto di una procedura concorsuale. Se l’atto incide negativamente sul patrimonio o non è coerente con il piano di risanamento, può essere considerato di straordinaria amministrazione e non dare diritto alla prededuzione. La valutazione deve essere fatta caso per caso, con riferimento all’interesse dei creditori.

Il silenzio del curatore fallimentare sulla natura di un credito equivale a una non contestazione che obbliga il giudice a riconoscerne la prededuzione?
No. Il principio di non contestazione riguarda i fatti storici, non la loro qualificazione giuridica. La classificazione di un credito come prededucibile o chirografario è una valutazione di diritto che spetta al giudice, indipendentemente dalla posizione assunta dal curatore, sulla base delle prove prodotte dalla parte che avanza la pretesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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