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Prededuzione dei crediti: la funzionalità è decisiva

La Corte di Cassazione ha stabilito che la prededuzione dei crediti sorti dopo la domanda di concordato preventivo non è automatica. È necessario accertare la ‘funzionalità’ del credito, ovvero che l’atto da cui deriva sia stato coerente e necessario per il piano di risanamento. Nel caso di specie, una fornitura di beni a una società poi fallita non poteva essere considerata prededucibile senza questa verifica, che il tribunale di merito aveva omesso di compiere. La Corte ha quindi cassato la decisione e rinviato la causa per un nuovo esame.

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Prededuzione dei Crediti nel Concordato: la Funzionalità al Piano è il Criterio Decisivo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 56/2025, torna su un tema cruciale del diritto fallimentare: la prededuzione dei crediti sorti durante la fase di concordato preventivo. Questa pronuncia chiarisce che non basta che un debito maturi dopo la presentazione della domanda di concordato per essere pagato con priorità in caso di successivo fallimento; è indispensabile dimostrare la sua funzionalità rispetto al piano di risanamento.

Il Caso: una Fornitura Dopo la Domanda di Concordato

La vicenda riguarda una società fornitrice (Società Beta S.r.l.) che vantava un credito di oltre 145.000 euro nei confronti di un’altra azienda (Società Alfa S.p.A.). Questo credito era sorto per forniture effettuate dopo che la Società Alfa aveva depositato la domanda di ammissione al concordato preventivo, ma prima che ne venisse dichiarato il fallimento.

Inizialmente, il giudice delegato al fallimento aveva ammesso il credito al passivo senza riconoscergli il privilegio della prededuzione. La Società Beta si era opposta a questa decisione, ottenendo ragione dal Tribunale. Secondo il Tribunale, i debiti maturati dopo la domanda di concordato dovevano essere pagati direttamente, in quanto la fornitura era avvenuta in un periodo di consecuzione tra le procedure, giustificando la prededuzione. Contro questa decisione, il fallimento della Società Alfa ha proposto ricorso in Cassazione.

La Questione della Prededuzione dei Crediti

Il cuore della controversia ruota attorno all’interpretazione delle norme che regolano la gestione dell’impresa durante il concordato preventivo. Il fallimento ricorrente sosteneva che non tutti i crediti sorti in questa fase sono automaticamente prededucibili. È necessario, infatti, verificare caso per caso se l’atto che ha generato il credito fosse ‘funzionale’ e ‘occasionale’ rispetto al piano concordatario. Il Tribunale, secondo la curatela, aveva omesso questa valutazione fondamentale, riconoscendo la prededuzione in modo automatico.

L’Errore del Provvedimento Impugnato

La Cassazione ha ritenuto fondate le censure del fallimento. Il Tribunale aveva errato nel ritenere che, dopo la presentazione della domanda di concordato, i debiti maturati dovessero essere pagati ‘direttamente senza alcuna preventiva autorizzazione’. Questa affermazione, secondo la Suprema Corte, è troppo generica e non tiene conto del principio cardine della funzionalità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ribadito un principio consolidato, richiamando anche una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (Cass., Sez. U., 42093/2021). Gli atti ‘legalmente compiuti’ dal debitore in concordato, e i crediti che ne derivano, sono prededucibili solo se sono coerenti con la situazione procedurale e patrimoniale. Questo significa che devono essere funzionali al raggiungimento degli obiettivi del piano, sia esso liquidatorio o di continuità aziendale, nell’ottica di tutelare la migliore soddisfazione dei creditori.

In assenza di una specifica autorizzazione del giudice, la prededuzione può essere riconosciuta solo se si accerta la piena rispondenza dell’atto a una finalità gestoria coerente con il piano. Questa valutazione di funzionalità, che il Tribunale aveva completamente trascurato, doveva essere effettuata per determinare il carattere ordinario dell’atto, la sua legalità e, di conseguenza, il carattere prededucibile del credito. La Corte ha quindi cassato il provvedimento e rinviato la causa al Tribunale per un nuovo esame che tenga conto di questo principio.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un importante paletto per la prededuzione dei crediti nel concordato. Per i fornitori e i terzi che contrattano con un’impresa in concordato, non è sufficiente che il loro credito sorga durante la procedura. Per avere la certezza di essere pagati con priorità in caso di successivo fallimento, è cruciale che la prestazione fornita sia palesemente e dimostrabilmente funzionale alla conservazione del patrimonio aziendale o all’attuazione del piano concordatario. La decisione sposta l’onere della prova e richiede una valutazione attenta e caso per caso, escludendo qualsiasi automatismo e tutelando in modo più rigoroso la massa dei creditori concorsuali.

Un credito sorto dopo la domanda di concordato preventivo è sempre prededucibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la prededuzione non è automatica. È necessario che il credito derivi da un atto ‘legalmente compiuto’ e che sia ‘funzionale’ al piano di concordato, ovvero coerente con gli obiettivi di risanamento o liquidazione nell’interesse dei creditori.

Cosa significa che un atto deve essere ‘funzionale’ al piano di concordato?
Significa che l’atto di gestione da cui nasce il credito deve essere coerente con la situazione procedurale e patrimoniale dell’impresa e finalizzato a conservare o incrementare il valore aziendale in vista del soddisfacimento dei creditori, secondo le linee guida del piano presentato.

Qual è stato l’errore del Tribunale secondo la Cassazione?
L’errore è stato quello di riconoscere la prededuzione basandosi sul solo fatto che il debito fosse sorto dopo la domanda di concordato, senza effettuare la necessaria verifica sulla funzionalità della fornitura rispetto al piano concordatario, valutazione che era stata invece eccepita dalla curatela fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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