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Prededucibilità crediti: ok da accordi ristrutturazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito un principio fondamentale sulla prededucibilità crediti. Ha chiarito che i finanziamenti erogati in funzione di un accordo di ristrutturazione dei debiti possono essere considerati prededucibili anche in base all’art. 111 della Legge Fallimentare, poiché tali accordi hanno natura concorsuale. La Corte ha accolto il ricorso di una società creditrice su questo punto, cassando la decisione del tribunale che aveva negato la natura concorsuale dell’accordo. Tuttavia, ha respinto le altre doglianze relative all’applicazione retroattiva di norme specifiche e all’opponibilità di un decreto ingiuntivo non dichiarato esecutivo prima del fallimento.

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Prededucibilità crediti e Accordi di Ristrutturazione: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione si è recentemente pronunciata su un tema di cruciale importanza per il mondo delle crisi d’impresa: la prededucibilità crediti derivanti da finanziamenti erogati per sostenere un accordo di ristrutturazione. Con una decisione che rafforza la tutela dei finanziatori, la Corte ha affermato che tali accordi rientrano a pieno titolo nel diritto concorsuale, aprendo così le porte al riconoscimento del rango prededucibile per i crediti sorti in loro funzione, anche in base alla disciplina generale dell’art. 111 della Legge Fallimentare. Questo principio incentiva i finanziamenti volti al salvataggio aziendale, offrendo maggiori garanzie a chi immette nuova finanza.

I Fatti di Causa

Una società finanziaria aveva concesso un importante finanziamento a un gruppo imprenditoriale nell’ambito di un accordo di ristrutturazione dei debiti. Successivamente, il gruppo veniva dichiarato fallito. La società creditrice chiedeva quindi di essere ammessa al passivo del fallimento in prededuzione, sostenendo che il proprio credito, essendo sorto in funzione della procedura di risanamento, dovesse essere pagato con priorità rispetto agli altri creditori. Il Tribunale, in prima battuta, aveva respinto questa richiesta, ritenendo che l’accordo di ristrutturazione avesse natura prettamente privatistica e non concorsuale, e che la normativa specifica sulla prededucibilità (art. 182-quater l.fall.) non fosse applicabile al caso per ragioni temporali.

Analisi della Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato la questione sotto diversi profili, arrivando a conclusioni diverse per ciascuno dei motivi di ricorso presentati dalla società finanziaria.

La Natura Concorsuale degli Accordi e la Prededucibilità Crediti

Il punto centrale e più innovativo della decisione riguarda la natura degli accordi di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis l.fall.). Contrariamente a quanto sostenuto dal Tribunale, la Cassazione ha ribadito il suo consolidato orientamento, secondo cui questi accordi appartengono a pieno titolo agli istituti del diritto concorsuale. La loro disciplina, che prevede forme di controllo giudiziale, pubblicità, effetti protettivi sul patrimonio del debitore e necessità di omologazione, li qualifica come una procedura concorsuale a tutti gli effetti.

Questa affermazione ha una conseguenza diretta e fondamentale: apre la strada all’applicazione dell’art. 111, comma 2, della Legge Fallimentare. Tale norma stabilisce la prededucibilità dei crediti sorti ‘in funzione’ di una procedura concorsuale. Pertanto, un finanziamento erogato per permettere la riuscita di un accordo di ristrutturazione omologato può essere considerato prededucibile, in quanto funzionale al tentativo di risanamento aziendale, anche a prescindere dall’applicazione della norma speciale dell’art. 182-quater.

Altre Questioni Giuridiche Affrontate

Oltre al tema principale, la Corte ha affrontato altre questioni:

1. Irretroattività della legge: La Cassazione ha confermato che l’art. 182-quater l.fall., che ha introdotto una specifica ipotesi di prededucibilità per questi finanziamenti, non può essere applicato retroattivamente. Poiché l’accordo e il finanziamento erano anteriori all’entrata in vigore della norma, essa non era applicabile al caso di specie, in base al principio tempus regit actum.

2. Decreto ingiuntivo non esecutivo: È stato ribadito un altro principio consolidato: un decreto ingiuntivo, anche se non opposto dal debitore, non è opponibile alla massa dei creditori nel fallimento se, prima della dichiarazione di fallimento, non è stato munito dal giudice del decreto di esecutorietà previsto dall’art. 647 c.p.c. Questo atto del giudice è indispensabile per conferire al decreto valore di giudicato formale e sostanziale.

Le motivazioni

La motivazione principale della Corte risiede nella volontà di dare coerenza al sistema delle procedure di risoluzione della crisi d’impresa. Riconoscere la natura concorsuale degli accordi di ristrutturazione e, di conseguenza, la potenziale prededucibilità crediti funzionali, significa incentivare l’apporto di ‘finanza ponte’ o ‘nuova finanza’, essenziale per il successo dei piani di risanamento. La decisione si fonda sull’interpretazione sistematica delle norme fallimentari, valorizzando gli elementi pubblicistici e di controllo giurisdizionale che caratterizzano gli accordi di ristrutturazione, distinguendoli da semplici patti privati. La Corte ha inteso proteggere chi investe nel salvataggio di un’impresa, garantendo una posizione privilegiata in caso di insuccesso del piano e successiva liquidazione giudiziale.

Le conclusioni

In conclusione, questa ordinanza della Cassazione rappresenta un punto fermo a favore dei finanziatori che supportano le imprese in crisi attraverso gli accordi di ristrutturazione. Stabilendo che la prededucibilità può derivare non solo dalla norma speciale, ma anche dal principio generale di funzionalità alla procedura concorsuale, la Corte offre uno strumento di tutela più ampio e robusto. Per le imprese, ciò si traduce in una maggiore possibilità di accedere a nuove risorse finanziarie per superare la crisi. Per i creditori, invece, la sentenza conferma la necessità di agire tempestivamente per rendere definitive ed esecutive le proprie pretese creditorie prima che intervenga una procedura concorsuale.

Un credito sorto per un finanziamento legato a un accordo di ristrutturazione può essere considerato prededucibile in caso di successivo fallimento?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, poiché gli accordi di ristrutturazione dei debiti hanno natura di procedura concorsuale, i crediti sorti in funzione di tale procedura (come i finanziamenti per il risanamento) possono essere considerati prededucibili ai sensi dell’art. 111, comma 2, della Legge Fallimentare.

La legge che introduce la prededucibilità per i finanziamenti in accordi di ristrutturazione (art. 182-quater l.fall.) si applica retroattivamente?
No. La Corte ha confermato che tale norma non ha efficacia retroattiva. Si applica solo ai finanziamenti e agli accordi i cui presupposti si sono perfezionati dopo la sua entrata in vigore, in base al principio generale ‘tempus regit actum’ (il tempo regola l’atto).

Un decreto ingiuntivo non opposto è sufficiente per provare un credito nel fallimento se manca il decreto di esecutorietà del giudice?
No, non è sufficiente. La Corte ha ribadito che un decreto ingiuntivo acquista efficacia di giudicato ed è opponibile al fallimento solo dopo che il giudice, verificata la regolarità della notifica e la mancata opposizione, lo dichiara esecutivo ai sensi dell’art. 647 c.p.c. Senza questo provvedimento, emesso prima della dichiarazione di fallimento, il credito deve essere accertato secondo le regole del concorso tra i creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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