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Poteri CTU: la Cassazione chiarisce l’onere della prova

In una controversia tra ex coniugi per il rendiconto dei frutti di immobili in comunione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello che aveva negato il diritto della ricorrente per mancanza di prove. La Suprema Corte ha chiarito i poteri del CTU, affermando che il consulente può acquisire documenti (come i contratti di locazione dall’Agenzia delle Entrate) per accertare i fatti, soprattutto se la parte ne aveva già richiesto l’esibizione. Questa acquisizione, unita alla valutazione della mancata comparizione della controparte all’interrogatorio formale, costituisce un quadro probatorio che il giudice di merito deve considerare.

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Poteri del CTU e Onere della Prova: La Cassazione fa Chiarezza sul Rendiconto tra Ex Coniugi

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale che interseca il diritto di famiglia, la gestione dei beni in comunione e le regole processuali sull’onere della prova. La decisione si concentra in particolare sui poteri del CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) e sul loro ruolo nel sopperire a eventuali carenze probatorie delle parti. Questo intervento chiarisce fino a che punto l’ausiliario del giudice possa spingersi nell’acquisizione di documenti e come le sue risultanze debbano essere valutate insieme agli altri elementi, come il comportamento processuale delle parti.

I Fatti di Causa: la Gestione Esclusiva dei Beni in Comunione

Una donna citava in giudizio l’ex marito per ottenere il rendiconto dei proventi derivanti da due appartamenti e un garage acquistati in regime di comunione legale durante il matrimonio. A partire dalla separazione, avvenuta nel 1999, l’uomo aveva avuto la gestione esclusiva di tali immobili, senza mai corrispondere all’ex moglie la sua quota dei frutti civili (ad esempio, i canoni di locazione). La donna chiedeva quindi la condanna dell’ex coniuge alla restituzione delle somme a lei spettanti.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, basandosi principalmente sulle risultanze di una CTU contabile e sulla mancata comparizione del convenuto a rendere l’interrogatorio formale, valutando tale assenza come un’ammissione dei fatti.

La Decisione della Corte d’Appello: Prova non Raggiunta

La Corte d’Appello, in totale riforma della prima decisione, respingeva la domanda. Secondo i giudici del gravame, la donna non aveva assolto al proprio onere probatorio. In particolare, la Corte riteneva che non fosse stato provato né che l’ex marito avesse effettivamente incassato delle somme, né l’ammontare di tali somme. La sentenza d’appello criticava l’operato del CTU, sostenendo che avesse agito al di fuori del suo mandato, acquisendo d’ufficio documentazione presso l’Agenzia delle Entrate e formulando mere “ipotesi di calcolo” anziché basarsi su prove concrete fornite dalle parti.

Le Motivazioni della Cassazione sui poteri del CTU

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso della donna, cassando la sentenza d’appello e delineando importanti principi in materia di prova e di poteri del CTU.

La CTU “Percipiente”: un Ausiliario del Giudice, non un Sostituto delle Parti

Il punto centrale della decisione riguarda la natura della Consulenza Tecnica d’Ufficio. La Suprema Corte chiarisce che il giudice può conferire al CTU un mandato di natura “percipiente”, ovvero un incarico volto non solo a valutare elementi già acquisiti al processo, ma anche ad accertare fatti nuovi. Nel caso specifico, il CTU era stato incaricato di verificare se gli immobili fossero locati e, in caso affermativo, di determinarne i proventi.

La Cassazione afferma che il consulente, nei limiti del mandato ricevuto, può acquisire tutti i documenti necessari a rispondere ai quesiti, anche se non prodotti dalle parti. Questo potere è legittimo, specialmente quando la parte interessata (in questo caso, l’ex moglie) aveva già richiesto l’esibizione di tali documenti (ex art. 210 c.p.c.) ma non poteva accedervi direttamente, trattandosi di atti in possesso di una Pubblica Amministrazione. L’operato del CTU che acquisisce i contratti di locazione dall’Agenzia delle Entrate non viola quindi l’onere della prova a carico della parte, ma rappresenta una modalità operativa corretta per accertare i fatti di causa.

La Valutazione Complessiva delle Prove: CTU e Interrogatorio Formale

La Corte d’Appello aveva inoltre errato nel minimizzare il valore della mancata risposta dell’ex marito all’interrogatorio formale. La Cassazione ricorda che, sebbene l’art. 232 c.p.c. non preveda un effetto di confessione automatica, il giudice ha la facoltà di ritenere come ammessi i fatti dedotti nell’interrogatorio se la mancata comparizione è ingiustificata e se concorrono altri elementi di prova.

Nel caso in esame, l’errore del giudice d’appello è stato duplice: da un lato, ha illegittimamente escluso dal materiale probatorio le risultanze della CTU; dall’altro, non ha proceduto a una valutazione complessiva e sintetica degli elementi disponibili, tra cui proprio la relazione del CTU e la condotta processuale del convenuto. L’esito della consulenza tecnica avrebbe dovuto essere considerato come un solido elemento di prova da porre in relazione con la “mancata risposta” all’interrogatorio, potenziandone il valore indiziario.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame, che dovrà attenersi ai principi enunciati. In sintesi, la decisione stabilisce che:

1. Il CTU può acquisire, su incarico del giudice, documenti necessari a rispondere ai quesiti, per i quali la parte abbia già richiesto tempestivamente l’ordine di esibizione.
2. L’esito di una CTU “percipiente” costituisce un pieno elemento di prova che il giudice del merito deve valutare.
3. La valutazione della mancata comparizione all’interrogatorio formale deve essere condotta in modo complessivo, tenendo conto di tutti gli altri elementi di prova acquisiti, inclusa la relazione del CTU.

Questa ordinanza rafforza il ruolo della consulenza tecnica come strumento essenziale per l’accertamento della verità processuale e ribadisce l’importanza per il giudice di valutare sinergicamente tutti gli elementi probatori disponibili, senza escluderne aprioristicamente alcuno.

Può un CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) acquisire documenti che una parte non ha prodotto, come i contratti di locazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, su incarico del giudice, il consulente può acquisire i documenti necessari a rispondere ai quesiti posti, specialmente quando la parte interessata ne aveva già richiesto l’esibizione (ex art. 210 c.p.c.) ma non poteva ottenerli direttamente. Tale attività non viola l’onere della prova ma rientra nei poteri di una CTU ‘percipiente’.

Che valore ha la mancata presentazione di una parte a rendere l’interrogatorio formale?
Sebbene non costituisca una confessione automatica, la mancata risposta ingiustificata all’interrogatorio formale è un elemento di prova significativo. Il giudice ha la facoltà di ritenere ammessi i fatti contestati, soprattutto quando questa condotta è supportata da altri elementi probatori, come le risultanze di una CTU.

In una causa di rendiconto, come può essere assolto l’onere di provare gli incassi della controparte?
L’onere della prova spetta a chi agisce, ma può essere assolto attraverso una valutazione complessiva di più elementi. La sentenza in esame chiarisce che sono determinanti le risultanze di una CTU che ha acquisito dati oggettivi (es. contratti e canoni) e la condotta processuale della controparte (es. assenza all’interrogatorio), che, insieme, possono formare un quadro probatorio sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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