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Potere sanzionatorio Consob: i termini per agire

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27242/2024, interviene sul tema del potere sanzionatorio Consob, chiarendo la decorrenza dei termini per la contestazione degli illeciti. Nel caso di specie, relativo a sanzioni per omessa informativa nei prospetti di una banca, la Corte ha annullato la decisione di merito che riteneva la Consob decaduta dal suo potere. È stato stabilito che il termine per contestare non parte dalla mera conoscenza di un’irregolarità, ma dal completamento dell’istruttoria necessaria all’accertamento della violazione, riconoscendo la discrezionalità dell’autorità nei tempi di indagine.

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Potere sanzionatorio Consob: la Cassazione fissa i paletti sulla decorrenza dei termini

La tempestività dell’azione delle autorità di vigilanza è un pilastro per la fiducia nei mercati finanziari. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27242 del 21 ottobre 2024) affronta un tema cruciale: da quale momento esatto inizia a decorrere il termine entro cui la Consob può esercitare il proprio potere sanzionatorio? La risposta non è scontata e distingue nettamente tra la semplice conoscenza di un fatto e il suo completo accertamento giuridico. Questo intervento chiarisce i limiti del controllo giudiziale sulla discrezionalità dell’autorità, riaffermando la necessità di un tempo congruo per le complesse indagini finanziarie.

Il Caso: Sanzioni per Prospetti Informativi Omissivi

La vicenda trae origine da sanzioni amministrative pecuniarie inflitte dalla Consob agli esponenti di un noto istituto di credito. L’accusa era di aver violato l’art. 94 del Testo Unico della Finanza (TUF) per aver omesso, nella documentazione d’offerta di prestiti obbligazionari pubblicata tra il 2012 e il 2014, informazioni cruciali. In particolare, non erano stati menzionati i rilievi critici formulati dalla Banca d’Italia sulla situazione aziendale della banca.

Gli esponenti sanzionati avevano impugnato la delibera Consob dinanzi alla Corte d’Appello, eccependo la decadenza dell’autorità dal potere sanzionatorio. La Corte d’Appello aveva accolto la loro tesi, annullando le sanzioni. Secondo i giudici di merito, la Consob era venuta a conoscenza degli elementi sufficienti per avviare un’ispezione già nel febbraio 2014. Pertanto, la contestazione formale, avvenuta solo nell’ottobre 2016, era tardiva rispetto al termine di 180 giorni previsto dall’art. 195 del TUF.

La Consob, ritenendo errata tale interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: Quando Inizia a Scorrere il Termine per Sanzionare?

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione del concetto di “accertamento”, momento dal quale decorre il termine per la contestazione. La Corte d’Appello aveva fatto coincidere questo momento con la mera acquisizione di notizie sufficienti a far sorgere il sospetto di un illecito.

La Consob, al contrario, ha sostenuto che il termine può iniziare a decorrere solo da quando l’autorità, a seguito di un’adeguata e spesso complessa attività istruttoria, ha acquisito un quadro completo di tutti gli elementi, oggettivi e soggettivi, necessari per fondare la contestazione. Avviare un’indagine prematuramente, sulla base di dati incompleti, sarebbe contrario ai principi di economia procedimentale e potrebbe pregiudicare l’efficacia stessa dell’azione di vigilanza.

La Decisione della Cassazione sul Potere Sanzionatorio Consob

La Suprema Corte ha accolto i motivi del ricorso della Consob, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa ad altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame. La decisione si fonda su principi consolidati, ma applicati con grande chiarezza al contesto della vigilanza bancaria.

Distinzione tra Constatazione e Accertamento

Il punto cardine della sentenza è la distinzione tra la “constatazione” del fatto nella sua materialità e l'”accertamento” dell’illecito. Il momento dell’accertamento, che fa scattare il cronometro della decadenza, non coincide con l’acquisizione della notizia, ma con la conclusione dell’attività istruttoria volta a verificare la sussistenza dell’infrazione. Le valutazioni in materia di intermediazione finanziaria sono complesse e non possono essere fatte nell’immediatezza.

Discrezionalità dell’Autorità e Limiti del Controllo Giudiziale

La Corte ribadisce che la valutazione sull’opportunità di esercitare i poteri di indagine è rimessa all’autorità competente. Il giudice non può sostituirsi alla Consob nel decidere se e quando avviare un’ispezione. Il controllo del giudice è successivo e si limita a verificare che non vi sia stata un’ingiustificata e protratta inerzia. Deve valutare la ragionevolezza del tempo impiegato, considerando la complessità del caso e l’utilità potenziale, valutata ex ante, degli atti di indagine svolti.

Le Motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello abbia errato nel non considerare la complessità della vicenda, che includeva un’ispezione della Banca d’Italia, un’amministrazione straordinaria e, infine, la “risoluzione” dell’istituto di credito. La Consob aveva chiarito che l’attività acquisitiva da cui era scaturito l’accertamento era successiva alla risoluzione della banca, avviata solo a fine 2015. La documentazione chiave, ovvero una specifica “Lettera di intervento” della Banca d’Italia del 2012, era stata acquisita formalmente solo nel maggio 2016.

La Suprema Corte ha censurato l’impostazione dei giudici di merito, che di fatto avevano imposto alla Consob i tempi e i modi della sua attività di vigilanza (“verifica ispettiva” a partire dal 14/02/2014), invadendo la sfera di discrezionalità amministrativa. La sentenza ha quindi riaffermato i principi secondo cui:

1. L'”accertamento” presuppone un’istruttoria e non coincide con la mera acquisizione del fatto.
2. La decisione su come e quando indagare spetta all’autorità, mentre al giudice spetta controllare la ragionevolezza dei tempi ex post.
3. In caso di vigilanza ripartita tra più autorità (Banca d’Italia e Consob), si presume che l’autorità non ispezionante possa valutare pienamente i fatti solo dopo aver ricevuto i rilievi formali dall’altra.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo nella definizione del potere sanzionatorio Consob e delle altre autorità di vigilanza. Stabilisce che il termine per contestare un illecito finanziario non è un meccanismo automatico che scatta al primo segnale di allarme, ma un processo che tiene conto della necessità di indagini approfondite. Questo garantisce che le decisioni sanzionatorie siano basate su un quadro probatorio solido e completo, tutelando sia l’integrità dei mercati che il diritto di difesa degli interessati. La Corte di Firenze dovrà ora riesaminare il caso attenendosi a questi rigorosi principi.

Quando inizia a decorrere il termine di 180 giorni per la contestazione di un illecito da parte della CONSOB?
Il termine inizia a decorrere non dal momento in cui l’autorità acquisisce la semplice notizia di un fatto, ma da quello, successivo, in cui ha completato l’attività istruttoria necessaria a verificare la sussistenza di tutti gli elementi oggettivi e soggettivi dell’infrazione.

Un giudice può sindacare la scelta della CONSOB sui tempi di avvio di un’indagine ispettiva?
No, il giudice non può sostituirsi all’autorità nel valutare l’opportunità di avviare un’indagine. Il suo controllo si limita a verificare, in sede di opposizione, che non vi sia stata un’ingiustificata inerzia e che il tempo impiegato per l’accertamento sia stato ragionevole in relazione alla complessità del caso.

In caso di ispezione della Banca d’Italia, da quando la CONSOB è in grado di apprezzare le irregolarità ai fini sanzionatori?
Salvo prova contraria, si presume che la CONSOB sia in grado di apprezzare pienamente le irregolarità rilevate dalla Banca d’Italia solo dal momento in cui riceve formalmente i rilievi ispettivi o i provvedimenti sanzionatori adottati da quest’ultima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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