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Potere sanzionatorio Consob: i termini per agire

La Corte di Cassazione chiarisce i termini per l’esercizio del potere sanzionatorio Consob. La mera conoscenza di un’ispezione di un’altra autorità non fa decorrere il termine di decadenza di 180 giorni. È necessario il completamento dell’istruttoria da parte della Commissione per l’accertamento dell’illecito. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva annullato una sanzione per tardività, stabilendo principi chiave sulla distinzione tra constatazione e accertamento del fatto.

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Potere sanzionatorio Consob: la Cassazione fissa i paletti sulla tempestività

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale per gli intermediari finanziari e i loro amministratori: i limiti temporali entro cui si deve esercitare il potere sanzionatorio Consob. L’Autorità di Vigilanza, infatti, deve rispettare termini precisi per contestare le violazioni, pena la decadenza dalla propria azione. La Suprema Corte ha chiarito che il termine non decorre dalla semplice conoscenza di una potenziale irregolarità, ma dal momento in cui l’istruttoria è completa e permette di accertare l’illecito. Analizziamo la vicenda e i principi di diritto affermati.

I fatti del caso

Un ex consigliere di amministrazione non esecutivo di un noto istituto di credito veniva sanzionato dall’Autorità di Vigilanza con una multa di 15.000 euro. La contestazione riguardava la violazione delle norme sulla corretta prestazione dei servizi di investimento, in particolare in relazione alla rischiosità di obbligazioni subordinate emesse dalla banca stessa.

L’amministratore proponeva opposizione, eccependo in via preliminare la decadenza del potere sanzionatorio dell’autorità. Sosteneva che la Commissione fosse a conoscenza dei fatti fin dal 2013-2014, grazie alla documentazione ricevuta dall’Autorità di Vigilanza bancaria, mentre la contestazione formale era avvenuta solo nel 2016, ben oltre i termini previsti dalla legge.

La Corte d’Appello accoglieva l’opposizione, annullando la sanzione. Secondo i giudici di merito, l’Autorità di Vigilanza, essendo a conoscenza di una situazione critica già a fine 2013, avrebbe dovuto avviare tempestivamente un’indagine, e il ritardo nell’attivarsi aveva causato la violazione del termine di 180 giorni per la contestazione.

L’esercizio del potere sanzionatorio Consob e i termini di decadenza

L’Autorità di Vigilanza ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata interpretazione delle norme che regolano la tempestività dell’azione sanzionatoria. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

I giudici di legittimità hanno stabilito che la Corte territoriale ha commesso un errore fondamentale: ha confuso l’oggetto della sanzione (violazione delle regole di comportamento verso i clienti per le obbligazioni subordinate) con un altro procedimento relativo alla trasparenza dell’offerta al pubblico di azioni. Inoltre, ha erroneamente fatto decorrere il termine per la contestazione da un momento in cui l’Autorità aveva solo una conoscenza generica della situazione, e non gli elementi completi per accertare l’illecito specifico.

Le motivazioni

La Cassazione ha enunciato una serie di principi di diritto fondamentali per definire la cornice operativa del potere sanzionatorio Consob:

1. Distinzione tra “constatazione” e “accertamento”: La “constatazione del fatto” (la mera acquisizione della notizia di un potenziale illecito) è diversa dall'”accertamento del fatto”. Quest’ultimo presuppone un’attività istruttoria completa, finalizzata a verificare la sussistenza dell’infrazione. Il termine di 180 giorni per la contestazione decorre solo dal completamento dell’accertamento.

2. Discrezionalità dell’indagine: Spetta all’autorità amministrativa, e non al giudice, decidere se e quando avviare un’attività di indagine. Il controllo del giudice è limitato alla ragionevolezza dei tempi, valutando la congruità dell’indagine svolta.

3. Collaborazione tra Autorità: In presenza di due autorità di vigilanza (nel caso di specie, quella sui mercati finanziari e quella bancaria), si presume che l’autorità non ispezionante possa valutare le irregolarità solo quando riceve i rilievi ispettivi o i provvedimenti sanzionatori dall’altra.

4. Presunzione in caso di amministrazione straordinaria: Se un intermediario è sottoposto ad amministrazione straordinaria, si presume (salvo prova contraria) che l’Autorità di Vigilanza sia in grado di apprezzare le irregolarità solo nel momento in cui riceve i rapporti periodici dei commissari straordinari. Nel caso specifico, le indagini dell’Autorità erano iniziate a fine 2015 e le richieste di documentazione si erano protratte fino a giugno 2016, pochi mesi prima della contestazione formale.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza la posizione delle autorità di vigilanza, chiarendo che la loro azione non può essere paralizzata da una concezione formalistica dei termini di decadenza. Il dies a quo per la contestazione non è il primo sospetto, ma il momento in cui, a seguito di una ponderata e necessaria attività istruttoria, l’organo di vigilanza ha un quadro completo e sufficiente per formulare un addebito circostanziato. Questa interpretazione garantisce che il potere sanzionatorio Consob possa essere esercitato in modo efficace, senza essere pregiudicato da scadenze che decorrono da una conoscenza ancora parziale e frammentaria dei fatti.

Da quale momento decorre il termine di 180 giorni per la contestazione di un illecito da parte dell’Autorità di Vigilanza?
Il termine decorre non dalla mera conoscenza della notizia di un potenziale illecito (“constatazione del fatto”), ma dal momento in cui l’autorità ha completato l’attività istruttoria necessaria a verificare la sussistenza dell’infrazione (“accertamento del fatto”).

La conoscenza di un’ispezione avviata da un’altra autorità di vigilanza fa scattare automaticamente il termine per la contestazione?
No. La Corte di Cassazione presume, fino a prova contraria, che l’autorità non ispezionante sia in grado di apprezzare le irregolarità solo quando riceve dall’altra autorità i rilievi ispettivi o i provvedimenti sanzionatori formali.

Il giudice può sindacare la decisione dell’Autorità di Vigilanza di avviare o meno un’indagine?
No, la decisione di avviare un’indagine è discrezionale e spetta all’autorità amministrativa. Il giudice può solo controllare che il provvedimento sanzionatorio finale sia stato adottato in un tempo ragionevole, valutando la congruità dell’indagine svolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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