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Potere sanzionatorio Consob: i termini per agire

La Corte di Cassazione interviene sul tema del potere sanzionatorio Consob, chiarendo la decorrenza dei termini per la contestazione delle violazioni. Il caso riguarda una sanzione inflitta a un ex amministratore di un istituto di credito, annullata in appello per presunta tardività dell’azione di vigilanza. La Suprema Corte ha cassato la decisione, stabilendo che il termine per contestare un illecito non decorre dalla generica conoscenza di difficoltà della banca, ma dal momento in cui l’autorità completa l’attività istruttoria specifica sulla violazione contestata, distinguendo nettamente i diversi ambiti di vigilanza.

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Potere sanzionatorio Consob: quando scatta il termine per la contestazione?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti cruciali sulla decorrenza dei termini per l’esercizio del potere sanzionatorio Consob. La decisione ribalta una sentenza di merito che aveva annullato una sanzione per tardività, stabilendo un principio fondamentale: il termine per contestare una violazione non decorre dalla generica conoscenza di problemi di un intermediario, ma dalla conclusione della specifica attività istruttoria relativa a quell’illecito. Analizziamo la vicenda e le sue importanti implicazioni.

Il caso: una sanzione annullata per tardività

La vicenda trae origine da una sanzione pecuniaria inflitta dall’autorità di vigilanza a un ex amministratore di un noto istituto di credito. La contestazione riguardava la violazione delle norme sulla corretta profilatura del rischio dei clienti nella vendita di obbligazioni subordinate emesse dalla stessa banca.

L’amministratore si era opposto alla sanzione, e la Corte d’appello gli aveva dato ragione. Secondo i giudici di merito, l’autorità di vigilanza era a conoscenza di gravi criticità dell’istituto di credito già da alcuni anni, grazie a ispezioni e comunicazioni intercorse con un’altra autorità di vigilanza. Pertanto, avrebbe dovuto avviare prima il procedimento sanzionatorio. Avendolo iniziato solo anni dopo, l’autorità era decaduta dal suo potere sanzionatorio per violazione del termine di 180 giorni previsto dal Testo Unico della Finanza (TUF).

La decisione della Cassazione sul potere sanzionatorio Consob

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’autorità di vigilanza, cassando con rinvio la decisione d’appello. Il ragionamento dei giudici di legittimità si fonda su una distinzione cruciale che la Corte territoriale non aveva colto.

La Corte d’appello aveva erroneamente sovrapposto due piani di vigilanza distinti:
1. La vigilanza sulla trasparenza e veridicità delle offerte al pubblico (ad esempio, in un aumento di capitale).
2. La vigilanza sulle regole di comportamento nella prestazione dei servizi di investimento (come la corretta valutazione dell’adeguatezza degli strumenti finanziari per il cliente).

La sanzione in questione riguardava il secondo punto, non il primo. Le informazioni ricevute in precedenza dall’autorità concernevano la situazione patrimoniale generale della banca e i rischi legati a un aumento di capitale, non la specifica violazione delle norme di correttezza nella vendita di obbligazioni alla clientela retail.

La differenza tra “constatazione” e “accertamento” del fatto

Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra la “constatazione del fatto” e l'”accertamento del fatto”. Il termine per la contestazione non decorre dal momento in cui l’autorità acquisisce una generica notizia di una potenziale irregolarità (constatazione). Esso inizia a decorrere solo dal momento in cui l’autorità, attraverso un’apposita attività istruttoria, completa l’accertamento di tutti gli elementi costitutivi dell’infrazione.

Nel caso specifico, l’indagine mirata sulla corretta profilatura del rischio delle obbligazioni subordinate era iniziata solo nel dicembre 2015. Di conseguenza, il procedimento sanzionatorio avviato successivamente era da considerarsi tempestivo.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha affermato che la Corte d’appello ha commesso un errore di diritto nel non distinguere i diversi ambiti di vigilanza. Ha ritenuto che la decisione impugnata fosse viziata perché non aveva messo a fuoco la fattispecie concreta, confondendo la violazione degli obblighi di trasparenza del prospetto informativo con quella, ben diversa, degli obblighi di adeguatezza nella prestazione dei servizi di investimento. La Suprema Corte ha enunciato una serie di principi, chiarendo che l’autorità amministrativa gode di discrezionalità nel decidere se e quando avviare un’attività di indagine. Il giudice può solo verificare a posteriori la ragionevolezza dei tempi, ma non può sostituirsi all’autorità stabilendo quando avrebbe dovuto attivarsi. L’accertamento dell’illecito, che fa scattare il termine di decadenza, non coincide con la fine di un’ispezione generale, ma si colloca in un momento successivo, quando l’attività istruttoria specifica è completata. Di conseguenza, l’avvio della verifica ispettiva nel 2015, finalizzata a indagare sulla specifica violazione, non poteva essere considerato tardivo sulla base di informazioni generali ricevute nel 2013-2014.

Le conclusioni

La sentenza è stata cassata e la causa rinviata alla Corte d’appello per un nuovo esame, che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati. Questa ordinanza rafforza la discrezionalità operativa delle autorità di vigilanza, chiarendo che il loro potere sanzionatorio Consob non è messo a rischio da una conoscenza generica e preliminare di criticità. Per gli intermediari finanziari e i loro amministratori, ciò significa che la vigilanza può concentrarsi su specifiche aree di rischio in momenti diversi, e la decorrenza dei termini sanzionatori sarà legata a ciascuna specifica indagine, non a un’unica conoscenza onnicomprensiva della situazione dell’ente.

Quando inizia a decorrere il termine per l’esercizio del potere sanzionatorio Consob?
Il termine di 180 giorni per la contestazione di un illecito inizia a decorrere non dalla semplice acquisizione del fatto nella sua materialità, ma dal momento in cui l’autorità di vigilanza ha completato l’attività istruttoria finalizzata a verificare la sussistenza dell’infrazione.

La conoscenza di problemi generali di una banca obbliga l’autorità di vigilanza ad avviare subito un procedimento sanzionatorio per ogni possibile violazione?
No. Spetta all’autorità amministrativa, e non al giudice, decidere se e quando avviare un’attività di indagine. La conoscenza di criticità generali (es. patrimoniali) non fa scattare automaticamente il termine per contestare violazioni diverse e specifiche (es. regole di comportamento nella vendita di prodotti).

Che differenza c’è tra “constatazione del fatto” e “accertamento del fatto” ai fini della sanzione?
La “constatazione del fatto” è l’acquisizione della notizia di una potenziale irregolarità. L'”accertamento del fatto” è il momento successivo in cui, a seguito di un’indagine, l’autorità ha verificato tutti gli elementi dell’infrazione. Il termine di decadenza per la sanzione decorre dall’accertamento, non dalla mera constatazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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