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Piano del consumatore: dilazione pagamenti possibile

Un debitore ha proposto un piano del consumatore che prevedeva un pagamento dilazionato per un creditore ipotecario, il quale si è opposto. Il Tribunale aveva respinto il piano per mancanza di consenso. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che nel piano del consumatore è possibile prevedere una dilazione di pagamento per i crediti prelatizi anche oltre l’anno e senza il consenso del creditore. La valutazione decisiva spetta al giudice, che deve comparare la convenienza del piano rispetto all’alternativa della liquidazione forzata dei beni.

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Piano del consumatore: Stop al Veto del Creditore Ipotecario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale per chi affronta una crisi da sovraindebitamento: il piano del consumatore può prevedere una dilazione di pagamento per i creditori ipotecari anche senza il loro consenso. Questa decisione rafforza la finalità dello strumento, offrendo una via d’uscita concreta al debitore senza essere ostaggio di un veto assoluto da parte del creditore privilegiato.

I Fatti di Causa: Dal Mutuo alla Proposta di Ristrutturazione

Il caso esaminato riguarda una debitrice che, a fronte di una procedura esecutiva immobiliare sulla propria unica abitazione, aveva proposto un piano del consumatore. Il piano prevedeva il pagamento dilazionato, per un periodo superiore a un anno, del debito vantato da un istituto di credito, garantito da ipoteca sull’immobile. L’Organismo di Composizione della Crisi (OCC) aveva attestato la fattibilità e la convenienza della proposta. Tuttavia, la banca creditrice si era opposta. Inizialmente, il giudice aveva omologato il piano, ma in seguito al reclamo della banca, il Tribunale lo aveva dichiarato inammissibile, ritenendo indispensabile il consenso del creditore prelazionario per qualsiasi pagamento dilazionato oltre l’anno.

Il Ricorso in Cassazione e i Motivi della Decisione

La debitrice ha impugnato la decisione del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. La presunta carenza di legittimazione della banca a reclamare il credito, per mancata prova della cessione.
2. L’errata interpretazione della legge laddove il Tribunale ha considerato il consenso del creditore ipotecario come una condizione necessaria per l’omologazione del piano.

La Corte ha rigettato il primo motivo, considerandolo tardivo e superato dal comportamento della stessa debitrice, che aveva implicitamente riconosciuto la banca come creditore presentando una proposta migliorativa nei suoi confronti. Ha invece accolto pienamente il secondo motivo, cogliendo l’occasione per consolidare il proprio orientamento sul tema.

Il Piano del Consumatore e la Dilazione dei Crediti Privilegiati

Il cuore della pronuncia risiede nell’interpretazione dell’articolo 8, comma 4, della Legge n. 3/2012. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche nel piano del consumatore, è possibile prevedere un pagamento dilazionato dei crediti muniti di privilegio, pegno o ipoteca per un periodo superiore a un anno, senza che sia necessario ottenere il consenso del creditore.

Ciò che la legge richiede non è il consenso, ma che al creditore prelazionario sia data la possibilità di “esprimersi in merito alla proposta del debitore”. La valutazione finale non è quindi rimessa all’arbitrio del creditore, ma al giudizio del tribunale.

Il Ruolo Centrale del Giudice

Il giudice ha il compito di effettuare una valutazione comparativa: il piano proposto è più conveniente per il creditore rispetto all’alternativa della liquidazione del bene, ovvero la vendita all’asta? Se il piano garantisce al creditore una soddisfazione economica maggiore o uguale a quella che otterrebbe dalla vendita forzata, il dissenso del creditore diventa irrilevante ai fini dell’omologazione.

Principi Comuni con le Altre Procedure Concorsuali

La Corte sottolinea come il piano del consumatore, pur avendo sue specificità, condivida con le altre procedure concorsuali (come il concordato preventivo) la stessa finalità: trovare una soluzione alla crisi che bilanci l’interesse dei creditori a essere pagati con l’obiettivo di offrire al debitore una “seconda chance” tramite l’esdebitazione. Limitare la possibilità di ristrutturare i debiti prelatizi significherebbe vanificare lo scopo stesso della legge.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica e teleologica della normativa sul sovraindebitamento. La Cassazione ribadisce un orientamento ormai consolidato, superando precedenti isolati di segno contrario. Si sottolinea che negare la possibilità di dilazionare il pagamento di un creditore ipotecario senza il suo consenso renderebbe di fatto inapplicabile la procedura in quasi tutti i casi, dato che spesso il debito principale è proprio quello verso una banca garantita da ipoteca sulla casa. Il principio cardine è quello della convenienza: la tutela del creditore non sta nel diritto di veto, ma nella garanzia di non ricevere un trattamento peggiore rispetto a quello che subirebbe in caso di fallimento o esecuzione forzata. Il giudice, quindi, non si sostituisce alla volontà delle parti, ma agisce come garante di un equilibrio tra gli interessi in gioco, verificando che il piano sia sostenibile per il debitore e non pregiudizievole per i creditori rispetto all’alternativa liquidatoria.

Le Conclusioni

L’ordinanza rappresenta una pietra miliare per la tutela dei consumatori sovraindebitati. La Corte di Cassazione ha confermato con forza che il dissenso del creditore ipotecario non costituisce un ostacolo insormontabile all’approvazione di un piano del consumatore che preveda pagamenti a lungo termine. Questa interpretazione garantisce l’effettività della legge, consentendo a molti debitori di salvare la propria abitazione e di ripartire con un percorso finanziario sostenibile. La decisione finale spetta al giudice, il quale deve valutare la proposta nel merito, assicurando che essa rappresenti la soluzione migliore per tutti i soggetti coinvolti, superando la logica del mero potere di veto del singolo creditore.

È necessario il consenso del creditore con ipoteca per dilazionare il suo pagamento oltre un anno nel piano del consumatore?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non è necessario il consenso espresso. È sufficiente che al creditore sia data la possibilità di esprimere la propria opinione sulla convenienza della proposta, la cui valutazione finale sulla convenienza rispetto alla liquidazione spetta al giudice.

Un debitore può contestare la titolarità del credito di una banca in una fase avanzata della procedura di sovraindebitamento?
Secondo la Corte, una simile eccezione è tardiva. Inoltre, se il debitore ha compiuto atti che riconoscono implicitamente la banca come creditore (ad esempio, presentando un’offerta migliorativa nei suoi confronti), non può successivamente contestarne la legittimazione.

Il piano del consumatore può prevedere pagamenti dilazionati per molti anni?
Sì. La Corte ha confermato che non esiste un termine massimo di legge per la durata dei pagamenti nel piano del consumatore. Una proposta è omologabile anche se prevede dilazioni di pagamento di significativa durata (anche superiori a cinque o sette anni), a condizione che sia valutata dal giudice come più conveniente per i creditori rispetto all’alternativa della liquidazione dei beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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