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Perizia contrattuale: limiti del mandato degli periti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3487/2025, ha chiarito i limiti della perizia contrattuale in ambito assicurativo. A seguito di un incendio, era sorta una controversia tra un’azienda e la sua compagnia assicurativa riguardo l’applicazione di una clausola di scoperto. La Suprema Corte ha stabilito che il mandato dei periti è strettamente limitato alla quantificazione tecnica del danno. L’interpretazione delle clausole della polizza, essendo una questione di diritto, spetta esclusivamente al giudice. Pertanto, la decisione dei periti di applicare lo scoperto è stata considerata un eccesso di mandato, e la sentenza della Corte d’Appello che aveva escluso tale applicazione è stata confermata.

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Perizia Contrattuale: la Cassazione Fissa i Paletti sul Mandato dei Periti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia assicurativa: la perizia contrattuale serve a quantificare i danni, non a risolvere questioni legali. Questa distinzione è cruciale e definisce chiaramente i confini tra il ruolo tecnico dei periti e quello giuridico del giudice. Analizziamo insieme questa importante decisione per capirne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un incendio divampato nello stabilimento di un’azienda specializzata nella lavorazione del legno. A seguito del sinistro, la società ha richiesto alla propria compagnia assicuratrice il pagamento dell’indennizzo previsto dalla polizza.

Come spesso accade in questi casi, le parti hanno attivato la procedura di perizia contrattuale per la stima dei danni. Il collegio dei periti ha liquidato una somma, applicando però una clausola di “scoperto” che riduceva significativamente l’importo finale. L’azienda assicurata ha contestato questa decisione, sostenendo che l’applicazione dello scoperto fosse una questione di interpretazione del contratto, e quindi al di fuori delle competenze dei periti. La questione è così approdata in tribunale, giungendo fino alla Corte di Cassazione dopo una sentenza della Corte d’Appello favorevole all’azienda assicurata.

La Perizia Contrattuale e i Limiti del Mandato secondo i Giudici

Il cuore del problema risiedeva nei limiti del mandato conferito ai periti. La compagnia assicurativa sosteneva che i periti avessero il potere di interpretare le clausole di polizza direttamente collegate alla stima del danno, come quella sullo scoperto e sulla sottoassicurazione (la cosiddetta Leeway Clause). L’azienda, al contrario, riteneva che il loro compito fosse circoscritto alla mera determinazione quantitativa del danno materiale.

La Corte d’Appello aveva dato ragione all’azienda, dichiarando non vincolante la perizia nella parte in cui applicava lo scoperto. Secondo i giudici di secondo grado, la valutazione sull’operatività di una clausola contrattuale è una “questione giuridica” che esula dal mandato peritale. Contro questa decisione, la compagnia ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, una violazione di legge proprio in merito ai limiti del mandato peritale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della compagnia assicurativa, confermando in toto l’impostazione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che la perizia contrattuale ha lo scopo di demandare a tecnici esperti la risoluzione di questioni di fatto che non richiedono cognizioni giuridiche. Il loro compito è quello di “procedere alla stima ed alla liquidazione del danno”.

Qualsiasi attività che implichi l’interpretazione del testo contrattuale, la valutazione della validità o dell’operatività delle sue clausole, è invece un’attività di diritto, riservata in via esclusiva al giudice. Nel caso specifico, stabilire se la clausola di scoperto fosse applicabile o meno non era un’operazione tecnica di stima, ma un’analisi giuridica del contratto. I periti, applicando lo scoperto, hanno ecceduto i limiti del loro mandato, invadendo un campo di competenza non loro. Di conseguenza, la loro decisione su quel punto è stata correttamente ritenuta non vincolante.

La Corte ha inoltre respinto gli altri motivi di ricorso, inclusi quelli relativi a una presunta omessa pronuncia su un giudicato interno e a vizi di motivazione, ritenendoli infondati o inammissibili.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. La distinzione tra l’accertamento del fatto (compito dei periti) e l’interpretazione del diritto (compito del giudice) è netta. Le parti che si affidano a una perizia contrattuale devono essere consapevoli che essa potrà risolvere solo le controversie sulla quantificazione materiale del danno. Se il disaccordo riguarda l’interpretazione di una clausola della polizza, la parola finale spetterà sempre e solo a un giudice. Questa chiarezza è fondamentale per gestire correttamente le controversie assicurative, evitando che i periti si trasformino in arbitri di questioni legali complesse, ruolo per cui non hanno né il mandato né la competenza.

Qual è la differenza fondamentale tra il ruolo di un perito contrattuale e quello di un giudice?
Il perito contrattuale ha un ruolo esclusivamente tecnico: il suo compito è determinare elementi fattuali, come la quantificazione di un danno, sulla base delle sue competenze specifiche. Il giudice, invece, ha il compito di risolvere questioni di diritto, interpretando le norme di legge e le clausole contrattuali per decidere la controversia.

I periti incaricati di una perizia contrattuale possono interpretare le clausole di una polizza assicurativa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’interpretazione delle clausole contrattuali, come quella relativa all’applicazione di uno scoperto o alla sottoassicurazione, è una questione giuridica che esula dal mandato dei periti. Il loro incarico è limitato alla stima e alla liquidazione del danno su un piano puramente tecnico e fattuale.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della compagnia assicurativa?
La Corte ha rigettato il ricorso perché ha ritenuto corretta la decisione della Corte d’Appello. I periti, applicando la clausola dello scoperto, avevano ecceduto i limiti del loro mandato, compiendo una valutazione di natura giuridica (interpretazione del contratto) che spetta unicamente al giudice. La perizia, in quella parte, è stata quindi considerata non vincolante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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