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Perdita di chance: risarcimento per inadempimento

Una società manifatturiera cita in giudizio una società di telecomunicazioni per inadempimento contrattuale relativo alla mancata realizzazione di un sito web e di un portale e-commerce. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, cassa la sentenza d’appello che aveva negato il risarcimento per la perdita di chance. La Suprema Corte chiarisce che la prova di tale danno non richiede la certezza del mancato guadagno, ma la dimostrazione di una concreta possibilità di ottenerlo, la cui quantificazione può avvenire in via equitativa.

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Perdita di Chance: come ottenere il risarcimento per inadempimento contrattuale

L’ordinanza della Corte di Cassazione in commento offre un’importante lezione sul risarcimento del danno da perdita di chance in caso di inadempimento contrattuale. La vicenda, che vede contrapposte una società manifatturiera e un colosso delle telecomunicazioni, ruota attorno alla mancata realizzazione di un progetto digitale fondamentale per l’espansione commerciale della prima. La Suprema Corte traccia i confini tra prova del danno, onere probatorio e liquidazione equitativa, fornendo principi chiave per le imprese che subiscono un danno da occasioni mancate.

I Fatti di Causa

Una società manifatturiera aveva commissionato a una nota società di telecomunicazioni la creazione di un nuovo sito web aziendale, un catalogo prodotti digitale e un portale di e-commerce B2B. Nonostante gli accordi, il progetto non è mai stato completato e il sito web non è mai andato online. Di conseguenza, la società manifatturiera ha citato in giudizio la fornitrice, chiedendo la risoluzione dei contratti per grave inadempimento e il risarcimento dei danni subiti, sia per le somme già versate (danno emergente) sia per i mancati guadagni derivanti dall’impossibilità di acquisire nuova clientela tramite la piattaforma (lucro cessante, qualificato come perdita di chance).

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, pur riconoscendo l’inadempimento della società di telecomunicazioni e pronunciando la risoluzione dei contratti, ha rigettato la domanda di risarcimento per il danno da perdita di chance. Secondo i giudici di secondo grado, la società manifatturiera non aveva fornito una prova documentale sufficiente a dimostrare il nesso di causalità tra la mancata attivazione del sito web e il presunto danno economico. Le prove addotte, come i bilanci degli anni successivi (che mostravano un aumento del fatturato dopo la creazione di un nuovo sito con un altro fornitore) e il confronto con aziende concorrenti, sono state ritenute generiche e non in grado di dimostrare con certezza che l’incremento degli affari fosse direttamente collegato al nuovo portale.

Il Ricorso per Cassazione e il concetto di perdita di chance

La società manifatturiera ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando l’errata applicazione delle norme in materia di prova del danno. Il motivo principale del ricorso si è concentrato sulla natura specifica del danno da perdita di chance: esso non consiste nella perdita di un risultato certo, ma nella perdita della concreta possibilità di conseguirlo. Pertanto, l’onere probatorio per chi lo subisce non è dimostrare il mancato guadagno con certezza matematica, ma provare che, in assenza dell’inadempimento, avrebbe avuto una seria e apprezzabile possibilità di ottenere un vantaggio economico.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo principale del ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. Gli Ermellini hanno chiarito che il danno lamentato non era un lucro cessante, ma un danno da perdita di chance di acquisire nuova clientela. Questo tipo di pregiudizio è caratterizzato dall’incertezza e, per la sua prova, è sufficiente dimostrare la “possibilità” in termini di apprezzabilità, serietà e consistenza. La prova può essere fornita anche tramite presunzioni.

La Corte ha specificato che la perdita di chance è un’entità patrimoniale a sé stante, giuridicamente ed economicamente valutabile. Distinguendola dal danno da contrazione di fatturato (che rientra nel lucro cessante), ha affermato che il giudice di merito avrebbe dovuto valutare se gli elementi istruttori acquisiti (come l’aumento di fatturato post-realizzazione del sito con un altro fornitore) fossero idonei a dimostrare, in termini di ragionevole probabilità, che la società avesse perso una seria e concreta possibilità di procurarsi nuova clientela.

L’errore della Corte d’Appello è stato quello di pretendere una prova certa del nesso causale, travisando la morfologia del danno da perdita di chance, la cui essenza risiede proprio in una condizione di “insuperabile incertezza eventistica”. Una volta provato l’an (l’esistenza della possibilità perduta), il quantum (l’ammontare del risarcimento) può essere liquidato dal giudice in via equitativa, ai sensi dell’art. 1226 c.c.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: nel risarcimento del danno da perdita di chance, la prova richiesta al danneggiato è meno rigorosa rispetto a quella per il lucro cessante. Non serve dimostrare che il guadagno si sarebbe certamente verificato, ma solo che esisteva una possibilità seria e concreta, vanificata dall’inadempimento altrui. La decisione sottolinea l’importanza per i giudici di merito di non confondere le due figure di danno e di applicare correttamente il criterio della liquidazione equitativa quando la prova del quantum è difficile. Per le imprese, ciò significa che anche in assenza di prove documentali schiaccianti, è possibile ottenere un risarcimento per le occasioni di business sfumate a causa della condotta inadempiente di un partner commerciale, a patto di poter dimostrare la consistenza e la serietà di tali occasioni.

Qual è la differenza tra ‘perdita di chance’ e ‘lucro cessante’ secondo la Corte?
La ‘perdita di chance’ è la perdita di una concreta ed effettiva occasione favorevole di conseguire un bene o un risultato; non è un’aspettativa di fatto ma un’entità patrimoniale a sé stante. Il ‘lucro cessante’, invece, è un danno da contrazione di fatturato, ovvero un mancato guadagno più certo. Le due voci di danno hanno presupposti e oneri probatori diversi.

Come deve essere provato il danno da perdita di chance?
La prova del danno da perdita di chance non richiede la certezza del risultato mancato. È sufficiente che il danno sia provato in termini di ‘possibilità’, la quale deve essere seria, concreta e apprezzabile. La prova può essere fornita anche per presunzioni, e non è esclusa dall’assenza di documentazione fiscale che dimostri la contrazione reddituale.

Può una domanda di risoluzione di diritto essere interpretata dal giudice come una domanda di risoluzione giudiziale?
Sì. La Corte chiarisce che una domanda volta a far dichiarare la risoluzione di diritto di un contratto (ad es. per diffida ad adempiere) contiene implicitamente la domanda, di contenuto minore, di risoluzione giudiziale per inadempimento. Pertanto, anche se mancano i presupposti per la risoluzione di diritto, il giudice può esaminare e accogliere la domanda di risoluzione giudiziale se emergono dai fatti allegati i presupposti di un inadempimento di non scarsa importanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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