LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Penale eccessiva: la riduzione del giudice d’appello

In una controversia su un contratto preliminare immobiliare, la Corte d’Appello ha affrontato il tema della clausola penale. A seguito dell’inadempimento del promittente venditore, il tribunale di primo grado aveva ordinato la restituzione della caparra e il pagamento di una penale di 100.000 euro. La Corte d’Appello, pur confermando l’inadempimento, ha ritenuto la penale eccessiva. Valutando il comportamento del creditore, che aveva atteso due anni prima di agire, ha ridotto l’importo della penale a 50.000 euro, applicando il potere di riduzione equitativa previsto dalla legge.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Penale Eccessiva: Quando il Giudice Può Ridurla? Il Caso di un Preliminare Immobiliare

La clausola penale è uno strumento comune nei contratti per predeterminare il risarcimento in caso di inadempimento. Ma cosa succede quando questa cifra appare sproporzionata? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Venezia chiarisce i poteri del giudice nel ridurre una penale eccessiva, basandosi non solo sull’equilibrio del contratto ma anche sul comportamento concreto delle parti. Analizziamo come la condotta del creditore possa influenzare la decisione del giudice.

I Fatti di Causa: Un Contratto Preliminare Finito in Tribunale

La vicenda ha origine da un contratto preliminare per la compravendita di un immobile. Il promissario acquirente versava una cospicua caparra e si impegnava all’acquisto. Tuttavia, il promittente venditore non si presentava alla data fissata per la stipula del rogito definitivo e, soprattutto, non provvedeva a cancellare un pignoramento che gravava sull’immobile, rendendosi gravemente inadempiente.

In primo grado, il Tribunale dava ragione all’acquirente: dichiarava la risoluzione del contratto per colpa del venditore e lo condannava a restituire la caparra di 100.000 euro e a pagare un’ulteriore somma di 100.000 euro a titolo di penale, come previsto dal contratto.

L’Appello e la Questione della Penale Eccessiva

Il venditore decideva di appellare la sentenza, sostenendo principalmente due punti: che il contratto preliminare fosse in realtà simulato per mascherare un prestito usurario e che, in ogni caso, la penale eccessiva di 100.000 euro fosse da ridurre.

La Corte d’Appello ha prima dichiarato inammissibile il motivo sulla simulazione. Poiché il venditore non aveva impugnato la parte della sentenza che dichiarava la risoluzione del contratto per suo inadempimento, tale statuizione era passata in giudicato. Di conseguenza, avendo accettato la validità di un contratto risolto per sua colpa, non poteva più sostenere che lo stesso contratto fosse finto.

Il cuore della decisione si è quindi spostato sulla seconda doglianza: l’eccessività della penale.

La Riduzione della Penale Eccessiva: La Decisione della Corte d’Appello

Su questo punto, la Corte d’Appello ha dato ragione all’appellante. Pur confermando la responsabilità del venditore, ha ritenuto che la penale di 100.000 euro fosse ‘manifestamente eccessiva’ ai sensi dell’art. 1384 del codice civile. Questo articolo conferisce al giudice il potere di ridurre la penale quando l’obbligazione principale è stata in parte eseguita o quando l’ammontare della penale è, appunto, manifestamente sproporzionato rispetto all’interesse che il creditore aveva all’adempimento.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su un’analisi del comportamento concreto del creditore (l’acquirente). Il preliminare prevedeva la stipula del rogito entro il 15 aprile 2016, ma l’acquirente aveva convocato il venditore davanti al notaio solo nel 2018, ovvero due anni dopo la scadenza. Secondo i giudici, questo lungo periodo di silenzio dimostrava che l’interesse dell’acquirente all’adempimento non era così ‘pregante e pressante’.

La valutazione dell’interesse del creditore, quindi, non va fatta solo con riguardo al momento della stipula del contratto, ma anche alla luce della fase attuativa del rapporto, governata dai principi di correttezza e buona fede. Il fatto che l’acquirente abbia atteso due anni prima di agire è stato un elemento decisivo per giustificare la riduzione della penale da 100.000 a 50.000 euro.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche:
1. La Clausola Penale non è Intoccabile: Anche se pattuita liberamente tra le parti, una penale eccessiva può essere ridotta dal giudice. La valutazione non è astratta, ma tiene conto delle circostanze concrete del caso.
2. Il Comportamento del Creditore Conta: L’inerzia o il ritardo del creditore nel far valere i propri diritti può essere interpretato come un indice di un interesse meno forte all’adempimento, giustificando una riduzione della penale.
3. Le Scelte Processuali sono Cruciali: Non impugnare un capo specifico di una sentenza (acquiescenza) può precludere la possibilità di far valere altre ragioni in appello. La strategia processuale è fondamentale per l’esito finale della causa.

È possibile contestare una clausola penale ritenuta troppo alta in un contratto?
Sì, la sentenza conferma che un giudice può ridurre una clausola penale se la ritiene ‘manifestamente eccessiva’, in base al potere conferitogli dall’art. 1384 del codice civile. La valutazione si basa sull’interesse che il creditore aveva all’adempimento.

Cosa succede se non si appella una specifica parte della sentenza di primo grado?
Quella parte della sentenza diventa definitiva e non può più essere messa in discussione (passa in giudicato). Nel caso esaminato, non aver appellato la risoluzione del contratto per inadempimento ha impedito alla Corte di valutare la presunta simulazione del contratto stesso.

Quali criteri usa il giudice per decidere se una penale è eccessiva?
Il giudice valuta l’interesse del creditore all’adempimento, considerando non solo il momento della firma del contratto ma anche la fase successiva. Il comportamento concreto del creditore, come un lungo ritardo nell’agire per tutelare i propri diritti, è un fattore chiave per determinare se il suo interesse fosse realmente pressante e, di conseguenza, se la penale sia proporzionata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati