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Pegno irregolare: la Cassazione sulla facoltà di disporre

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 28027/2025, ha stabilito che un pegno su denaro è qualificabile come pegno irregolare solo se il contratto conferisce espressamente al creditore la facoltà di disporre della somma. In assenza di tale facoltà, il pegno resta regolare e l’escussione della garanzia in prossimità della dichiarazione di insolvenza può essere soggetta ad azione di inefficacia. La mera natura fungibile del bene non è sufficiente a determinare l’irregolarità del pegno.

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Pegno Irregolare su Denaro: Quando è Valido? La Cassazione Fissa i Paletti

Il concetto di pegno irregolare è cruciale nel diritto bancario e fallimentare, specialmente quando la garanzia ha per oggetto somme di denaro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale: la semplice natura fungibile del denaro non basta a qualificare un pegno come irregolare. È indispensabile che il contratto conceda esplicitamente al creditore la facoltà di disporne. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società, successivamente dichiarata insolvente, aveva convenuto in giudizio un istituto di credito chiedendo che venisse dichiarata l’inefficacia di un pagamento di oltre 450.000 euro, avvenuto poco prima dell’apertura della procedura concorsuale. La banca si era difesa sostenendo che non si trattava di un pagamento, ma della legittima escussione di un pegno irregolare costituito a garanzia di obbligazioni restitutorie derivanti da anticipazioni all’importazione.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla società, qualificando la garanzia come un pegno regolare. La motivazione dei giudici di merito si fondava su un punto cruciale: il contratto di pegno escludeva che la banca creditrice potesse disporre liberamente della somma pignorata, potendo solo prelevarla in caso di inadempimento del debitore. L’istituto di credito ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Questione del Pegno Irregolare e la Decisione della Corte

Il nodo centrale della controversia era stabilire la natura del pegno costituito sul saldo di un conto corrente. La banca ricorrente sosteneva che la natura fungibile del bene (denaro) implicasse automaticamente la qualificazione del pegno come irregolare, con la conseguenza che il creditore ne acquisisce la disponibilità con obbligo di restituzione del tantundem (altrettanto dello stesso genere).

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della banca, confermando le decisioni dei gradi precedenti e aderendo all’interpretazione del Pubblico Ministero. Gli Ermellini hanno chiarito un principio fondamentale: un pegno su un bene fungibile, come il denaro, si configura come pegno irregolare soltanto se al creditore (la banca) è espressamente conferita la facoltà di disporre della somma.
Se, come nel caso di specie accertato dalla Corte d’Appello, il contratto di garanzia non prevede tale facoltà, si rientra nella disciplina del pegno regolare. In questo scenario, la banca non acquisisce la proprietà della somma, ma la detiene solo a titolo di garanzia. Di conseguenza, l’operazione con cui la banca ha prelevato la somma è stata correttamente qualificata come un pagamento, suscettibile di essere dichiarato inefficace ai sensi della legge fallimentare se compiuto in prossimità della dichiarazione di insolvenza.
La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile un secondo motivo di ricorso, con cui la banca tentava di far valere la disciplina delle garanzie finanziarie (D.Lgs. 170/2004). La ragione dell’inammissibilità risiede nel fatto che la ricorrente non aveva contestato una specifica ratio decidendi della sentenza d’appello, la quale aveva già escluso l’applicabilità di tale disciplina per la mancanza dei presupposti soggettivi in capo alle parti.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in commento rafforza un principio di grande rilevanza pratica per gli operatori del diritto e per le imprese. La qualificazione di un pegno su denaro come regolare o irregolare non dipende dalla natura dell’oggetto, ma dalla volontà delle parti come espressa nel contratto.
Per le banche e gli intermediari finanziari, ciò significa che per costituire un pegno irregolare è necessario inserire nel contratto una clausola esplicita che attribuisca al creditore la facoltà di disporre delle somme. In assenza di tale pattuizione, la garanzia sarà considerata un pegno regolare, con tutte le conseguenze del caso, soprattutto in un contesto di crisi d’impresa del debitore. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di una redazione contrattuale chiara e precisa per evitare che le garanzie costituite vengano vanificate dalle procedure concorsuali.

Quando un pegno su una somma di denaro si considera irregolare?
Un pegno su una somma di denaro si considera irregolare soltanto quando il contratto di garanzia conferisce espressamente al creditore (ad esempio, la banca) la facoltà di disporre liberamente di tale somma.

La natura fungibile del denaro è di per sé sufficiente a qualificare il pegno come irregolare?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. L’elemento decisivo non è la natura del bene, ma l’esistenza di una pattuizione contrattuale che attribuisca al creditore il potere di disporre del denaro, con l’obbligo di restituire l’equivalente (tantundem).

Cosa succede se il contratto di pegno su denaro non prevede la facoltà di disporne per il creditore?
In questo caso, il pegno si qualifica come regolare. Il creditore non acquista la proprietà della somma ma la detiene solo a scopo di garanzia. Di conseguenza, l’eventuale prelievo della somma da parte del creditore viene considerato un pagamento e può essere soggetto a un’azione di inefficacia in caso di successiva insolvenza del debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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