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Patto fiduciario immobiliare: la forma non è scritta

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribaltato una decisione di merito che negava l’esistenza di un patto fiduciario immobiliare per assenza di forma scritta. Il caso riguardava degli eredi che chiedevano la restituzione di immobili intestati fiduciariamente a un terzo. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, riaffermando il principio secondo cui il patto fiduciario immobiliare non richiede la forma scritta ad substantiam per la sua validità, essendo un accordo con effetti meramente obbligatori. La prova della sua esistenza può essere fornita con vari mezzi, inclusa una dichiarazione unilaterale scritta del fiduciario o altri elementi indiziari, che il giudice di merito è tenuto a valutare complessivamente.

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Patto Fiduciario Immobiliare: La Forma Scritta Non è Necessaria per la Validità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di patto fiduciario immobiliare, stabilendo che la sua validità non è subordinata alla forma scritta. Questa decisione, in linea con un precedente intervento delle Sezioni Unite, chiarisce la natura puramente obbligatoria dell’accordo e le modalità con cui può essere provato in giudizio. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dalla richiesta, avanzata dagli eredi di due soggetti (i fiducianti), di ottenere il ritrasferimento di alcuni immobili. Tali beni erano stati acquistati anni prima da un terzo soggetto (il fiduciario) che, secondo gli attori, li deteneva solo fiduciariamente per conto dei loro danti causa. A sostegno della loro tesi, gli eredi evidenziavano che, contestualmente all’acquisto, il fiduciario aveva rilasciato ai fiducianti una procura speciale a vendere, irrevocabile e con facoltà di contrarre con se stessi. Inoltre, un successivo accordo transattivo, sebbene poi dichiarato nullo per altri motivi, conteneva una dichiarazione in cui il fiduciario riconosceva che la proprietà effettiva degli immobili era dei fiducianti.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda, ritenendo che il patto fiduciario immobiliare richiedesse inderogabilmente la forma scritta ad substantiam, requisito che nel caso di specie non era soddisfatto. I giudici di merito avevano considerato la procura un atto incompatibile con l’esistenza di un patto fiduciario e irrilevante la dichiarazione contenuta nella transazione nulla.

La Decisione della Cassazione sul Patto Fiduciario Immobiliare

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli eredi, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La Suprema Corte ha censurato la decisione impugnata per aver basato il proprio ragionamento su un presupposto giuridico errato: la necessità della forma scritta per la validità del patto fiduciario.

Richiamando la storica sentenza delle Sezioni Unite n. 6459 del 2020, i giudici hanno ribadito che il patto fiduciario immobiliare è un accordo con effetti meramente obbligatori. Esso non modifica un diritto reale, ma fa sorgere in capo al fiduciario l’obbligo di ritrasferire il bene al fiduciante. Di conseguenza, non è richiesta la forma scritta per la sua validità, che può essere concluso anche verbalmente.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che i giudici di merito hanno commesso un errore di diritto nel confondere il piano della validità dell’accordo con quello della sua prova. Mentre la validità non richiede la forma scritta, la prova della sua esistenza è naturalmente necessaria per ottenere tutela in giudizio. Tale prova, tuttavia, non deve consistere obbligatoriamente in un contratto scritto del patto stesso.

Secondo la Cassazione, il giudice di merito avrebbe dovuto valutare tutti gli elementi offerti dagli attori non come atti che dovevano rivestire una forma specifica, ma come indizi e prove dell’esistenza dell’accordo verbale sottostante. In particolare:

1. La procura a vendere: Anziché essere incompatibile, la procura può rappresentare lo strumento attuativo scelto dalle parti per dare esecuzione all’obbligo di ritrasferimento nascente dal patto fiduciario.
2. La dichiarazione nella transazione nulla: La Corte ha chiarito che la nullità di un contratto non travolge necessariamente le dichiarazioni di scienza in esso contenute. Una dichiarazione che riconosce una situazione di fatto preesistente (come la proprietà altrui di un bene) può avere valore confessorio autonomo, anche se l’accordo negoziale in cui è inserita è invalido.

Il giudice del rinvio dovrà quindi riesaminare il caso senza partire dal preconcetto della necessità della forma scritta, ma valutando se l’insieme degli elementi probatori (la procura, le dichiarazioni nella transazione, etc.) sia sufficiente a dimostrare l’esistenza del patto fiduciario immobiliare concluso verbalmente tra le parti originarie.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Si conferma che l’intestazione fiduciaria di un immobile è un’operazione valida anche se basata su un accordo verbale. Tuttavia, la decisione evidenzia anche i rischi connessi alla mancanza di una formalizzazione scritta: la prova in giudizio diventa più complessa e dipende dalla capacità di fornire al giudice elementi chiari e univoci che dimostrino l’esistenza dell’accordo. La soluzione migliore resta quella di redigere una scrittura privata in cui il fiduciario si impegna unilateralmente al ritrasferimento, un documento che, pur non essendo il patto stesso, ne costituisce la prova più solida, invertendo l’onere probatorio a favore del fiduciante.

Un patto fiduciario che riguarda beni immobili deve essere fatto per iscritto per essere valido?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il patto fiduciario con oggetto immobiliare ha natura obbligatoria e non reale, pertanto non richiede la forma scritta ad substantiam per la sua validità e può essere concluso anche verbalmente.

Come si può provare in giudizio l’esistenza di un patto fiduciario immobiliare concluso verbalmente?
La prova può essere fornita attraverso una dichiarazione unilaterale scritta del fiduciario in cui riconosce l’intestazione fiduciaria e si impegna al ritrasferimento. In assenza, si possono utilizzare altri elementi probatori, come procure a vendere rilasciate al fiduciante o dichiarazioni confessorie contenute anche in atti poi risultati nulli, che il giudice valuterà nel loro complesso.

Una dichiarazione contenuta in un contratto dichiarato nullo ha qualche valore legale?
Sì, può averlo. Le dichiarazioni di scienza (cioè quelle che attestano la conoscenza di un fatto, come il riconoscimento della proprietà altrui) contenute in un atto nullo possono conservare un valore probatorio autonomo, ad esempio come confessione, se è possibile distinguerle dalla parte dispositiva del contratto che è stata invalidata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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