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Passaggio dipendenti pubblici: cosa succede allo stipendio?

Una lavoratrice, in seguito alla soppressione del suo ente e al trasferimento presso un Ministero, ha richiesto il riconoscimento dell’anzianità di servizio e l’inclusione di varie voci retributive in un assegno personale. La Corte di Cassazione, riformando la decisione precedente, ha chiarito che nel caso di passaggio dipendenti pubblici disciplinato da norme speciali, viene garantita solo la conservazione delle componenti fisse e continuative dello stipendio, senza un automatico riconoscimento dell’anzianità pregressa per la progressione di carriera.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Passaggio Dipendenti Pubblici: Anzianità e Stipendio, la Cassazione Fa Chiarezza

Il passaggio dipendenti pubblici da un ente soppresso a un’altra amministrazione, come un Ministero, solleva complesse questioni legali riguardo la conservazione del trattamento economico e il riconoscimento dell’anzianità di servizio. Con l’ordinanza n. 6922 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante interpretazione, distinguendo tra norme generali e speciali e definendo i limiti della tutela per i lavoratori trasferiti.

Il Caso: Dal Vecchio Ente al Ministero

Una dipendente di un Istituto per la Promozione Industriale (I.P.I.), ente di diritto pubblico, veniva trasferita nei ruoli del Ministero dello Sviluppo Economico a seguito della soppressione del suo ente di provenienza. La lavoratrice si rivolgeva al tribunale per ottenere il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata e per l’inclusione di diverse voci retributive (indennità di funzione, premi, versamenti per previdenza integrativa) in un assegno personale riassorbibile, volto a mantenere inalterato il suo precedente stipendio.

Mentre i giudici di primo e secondo grado le avevano dato parzialmente ragione, riconoscendo l’anzianità e alcune voci retributive come i premi di polizza, il Ministero ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione.

La Questione Legale sul Passaggio Dipendenti Pubblici

Il nodo centrale della controversia era quale normativa applicare. Esistono due disposizioni principali:
1. L’art. 31 del D.Lgs. 165/2001: una norma di carattere generale che, in caso di trasferimento di attività, garantisce la continuazione del rapporto di lavoro e la conservazione del trattamento economico.
2. L’art. 7, comma 20, del D.L. 78/2010: una norma speciale, emanata proprio per regolare il trasferimento del personale dell’I.P.I., che prevede la conservazione delle sole voci fisse e continuative del trattamento fondamentale e accessorio.

Il Ministero sosteneva che la norma speciale dovesse prevalere, con conseguenze significative sia sull’anzianità che sulla composizione dell’assegno personale.

Le Motivazioni della Cassazione: La Norma Speciale Prevale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, stabilendo principi chiari e ribaltando l’orientamento delle corti di merito. I giudici supremi hanno affermato che al fenomeno successorio in esame non è applicabile la norma generale (art. 31), bensì la norma speciale (art. 7), che offre una tutela più circoscritta.

Secondo la Corte, questa norma speciale garantisce esclusivamente la conservazione del trattamento retributivo fondamentale e accessorio caratterizzato da fissità e continuità. Questo significa che non tutte le voci percepite presso l’ente di provenienza transitano automaticamente nel nuovo stipendio, ma solo quelle stabili e non occasionali.

Per quanto riguarda l’anzianità di servizio, la Cassazione ha precisato che essa non costituisce un diritto che il lavoratore può far valere in automatico per ottenere ricostruzioni di carriera secondo le regole del nuovo datore di lavoro. La sua salvaguardia ha il solo scopo di evitare un peggioramento economico immediato. Pertanto, l’anzianità pregressa non può essere utilizzata per rivendicare un miglioramento della posizione giuridica ed economica basato sulla diversa disciplina applicabile presso l’amministrazione di destinazione.

Infine, la Corte ha censurato la decisione della Corte d’Appello anche per aver dichiarato inammissibile per genericità una parte dell’appello del Ministero, ribadendo che l’atto di impugnazione non richiede formule sacramentali ma una chiara individuazione dei punti contestati e delle relative argomentazioni.

Conclusioni: Cosa Significa Questa Sentenza per il Passaggio Dipendenti Pubblici

L’ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, stabilisce il principio di specialità: quando una legge specifica regola un trasferimento di personale, le sue disposizioni prevalgono su quelle generali, anche se potenzialmente meno favorevoli per il lavoratore. In secondo luogo, delimita con precisione l’oggetto della tutela economica: solo le voci retributive stabili e continuative sono garantite. Infine, chiarisce che il riconoscimento dell’anzianità pregressa non è un diritto assoluto, ma è funzionale a preservare il livello retributivo al momento del transito, senza creare aspettative di progressioni di carriera automatiche nella nuova amministrazione. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

Nel passaggio di dipendenti pubblici da un ente soppresso a un ministero, quale norma regola il trattamento economico?
La Corte di Cassazione ha stabilito che si applica la norma speciale (in questo caso, l’art. 7, comma 20, del d.l. n. 78/2010) e non la norma generale (art. 31 del d.lgs. n. 165/2001). Questa norma speciale garantisce solo la conservazione delle voci retributive fondamentali e accessorie caratterizzate da fissità e continuità.

L’anzianità di servizio maturata nell’ente di provenienza viene automaticamente riconosciuta dopo il trasferimento?
No. Secondo la sentenza, l’anzianità pregressa non costituisce un diritto che il lavoratore può far valere automaticamente nei confronti del nuovo datore di lavoro per ottenere, ad esempio, ricostruzioni di carriera. Viene salvaguardata solo per garantire che non vi sia un peggioramento economico del trattamento retributivo goduto in precedenza.

Quali voci rientrano nell’assegno personale garantito al lavoratore trasferito?
Rientrano solo le voci del trattamento fondamentale e accessorio che possiedono i requisiti di ‘fissità e continuità’. La Corte ha chiarito che non basta l’assenza di liberalità per includere una voce (come i premi assicurativi); è necessario un’analisi complessa della disciplina legale e contrattuale per verificare se tali requisiti sono soddisfatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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