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Giurisprudenza Civile

Espulsione e vincoli familiari: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato l'ordinanza del Giudice di Pace che confermava l'espulsione di un cittadino straniero residente in Italia da oltre vent'anni. La decisione sottolinea che in casi di espulsione e vincoli familiari, il giudice ha il dovere di valutare approfonditamente l'effettiva integrazione sociale e i legami familiari della persona, elementi che non erano stati considerati nel precedente giudizio. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Indennizzo contrattuale: la Cassazione corregge i giudici
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di merito che condannava un Comune al pagamento di un compenso per l'utilizzo di un acquedotto. La Corte ha stabilito che, in caso di mancato acquisto del bene, non si doveva un compenso per l'uso, ma l'indennizzo contrattuale specificamente pattuito tra le parti. La decisione riafferma il principio della prevalenza della volontà contrattuale sugli atti amministrativi unilaterali, sottolineando l'errore dei giudici nell'ignorare le clausole che regolavano le conseguenze del mancato perfezionamento della vendita.
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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i requisiti di ammissibilità del ricorso. Nel caso esaminato, un ricorso per cassazione presentato da un ente pubblico contro una società di factoring è stato dichiarato inammissibile per mancanza di chiarezza e autosufficienza. La Corte ha ribadito che il ricorso deve esporre i fatti e i motivi in modo completo, senza costringere il giudice a ricercare elementi in altri atti processuali, confermando così la decisione dei giudici di merito.
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Pericolosità sociale: valutazione attuale è necessaria
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza di un Giudice di Pace che confermava l'espulsione di un cittadino straniero. La decisione si basa sul principio che la valutazione della pericolosità sociale non può fondarsi unicamente su un elenco di precedenti penali, ma richiede un'analisi concreta e attuale della personalità e della condotta di vita del soggetto, che nel caso di specie era mancata.
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Travisamento della prova: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 5792/2024, ha risolto un contrasto giurisprudenziale sul tema del travisamento della prova. Il caso riguardava la richiesta di restituzione di un'opera d'arte da parte degli eredi di un artista a una galleria nazionale. La Corte ha stabilito che il travisamento della prova, inteso come errore percettivo del giudice su un dato probatorio, non costituisce un autonomo motivo di ricorso per cassazione. Il rimedio corretto è l'impugnazione per revocazione. Se l'errore riguarda invece la valutazione della prova, esso è insindacabile, a meno che non si traduca in un vizio motivazionale che scende al di sotto del 'minimo costituzionale'. Di conseguenza, il ricorso degli eredi è stato respinto.
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Impossibilità sopravvenuta: locatore risponde sempre?
Un imprenditore agricolo stipula un contratto di locazione per un immobile, ma non può prenderne possesso perché il precedente inquilino si rifiuta di lasciarlo. I tribunali di merito avevano inizialmente escluso la responsabilità del locatore, invocando l'impossibilità sopravvenuta. La Corte di Cassazione, con una decisione innovativa, ribalta il verdetto: se il locatore era consapevole della situazione, si assume il rischio e risponde dell'inadempimento.
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Prescrizione e danno da reato: quando inizia a decorrere
Una persona, gravemente ferita in un'esplosione dovuta ad attività illecite, ha intentato una causa di risarcimento anni dopo. Il procedimento penale contro i responsabili si era concluso, in parte per il decesso di un imputato e in parte per prescrizione. I tribunali civili hanno respinto la richiesta, ritenendola prescritta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che in casi di **prescrizione del danno da reato**, quando anche il procedimento penale si conclude per prescrizione, il termine di prescrizione più lungo applicabile all'azione civile decorre dalla data dell'evento dannoso, e non dalla data in cui la sentenza penale è diventata definitiva. Questo ha reso l'azione civile tardiva.
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Impugnazione estratto di ruolo: quando è possibile?
Un contribuente ha impugnato alcune cartelle di pagamento basandosi su un estratto di ruolo, sostenendo la mancata notifica e la prescrizione dei crediti. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5789/2024, ha respinto il ricorso. La Corte ha stabilito che l'impugnazione dell'estratto di ruolo è inammissibile se il ricorrente non dimostra un pregiudizio specifico e concreto, come l'impossibilità di partecipare a gare d'appalto o la perdita di benefici pubblici, in linea con la recente normativa (art. 12, c. 4 bis, D.P.R. 602/1973).
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Motivazione apparente: quando la sentenza è nulla?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5777/2024, ha rigettato il ricorso di un imprenditore condannato al risarcimento danni per una truffa immobiliare. Il caso verteva sulla presunta motivazione apparente della sentenza di merito che aveva quantificato il danno basandosi su una perizia di parte. La Corte ha chiarito che un'ampia e articolata motivazione, anche se contestata, non costituisce una motivazione apparente. Il ricorso è stato giudicato inammissibile anche perché tendeva a un riesame del merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Comunicazione sentenza: il termine per l’appello
L'appello di un lavoratore contro un licenziamento è stato giudicato tardivo. La Corte di Cassazione ha confermato che il termine di 30 giorni per impugnare, previsto dal "Rito Fornero", inizia dalla comunicazione della sentenza via PEC da parte della cancelleria, anche se l'oggetto dell'email è impreciso. La Corte ha sottolineato che la ricezione del testo integrale del provvedimento è l'elemento decisivo e che sul destinatario grava un onere di diligenza nell'aprire le comunicazioni giudiziarie. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Revoca nulla osta: quando è illegittima per la PA?
Due dipendenti pubblici ottengono il nulla osta dalla propria Amministrazione per un trasferimento tramite mobilità. L'ente, tuttavia, procede alla revoca nulla osta a ridosso del trasferimento, adducendo un'imminente fusione societaria. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 5749/2024, ha stabilito che la procedura di mobilità è soggetta alle regole del diritto privato sulla formazione del contratto. Di conseguenza, la revoca, essendo giunta dopo che l'accettazione (il nulla osta) era stata conosciuta, è da considerarsi illegittima e inefficace. Si apre la via al risarcimento del danno per 'perdita di una chance'.
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Trattenimento stranieri: rinvio per connessione
Un cittadino straniero ha impugnato la proroga del suo trattenimento in un centro di permanenza. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha disposto il rinvio della causa per trattarla congiuntamente ad altri ricorsi simili dello stesso soggetto. La decisione si fonda su ragioni di connessione e non entra nel merito della legittimità del trattenimento stranieri.
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Responsabilità custode: guida imprudente e nesso causale
La Cassazione rigetta il ricorso di un automobilista per un sinistro su strada bagnata. La Corte conferma che la responsabilità custode (Art. 2051 c.c.) è esclusa se la guida imprudente del danneggiato, che non adatta la velocità alle condizioni stradali, interrompe il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno.
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Retribuzione di risultato: diritto o risarcimento?
Una dipendente pubblica ha richiesto il pagamento della retribuzione di risultato, nonostante l'ente non avesse fissato gli obiettivi annuali. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'inerzia del datore di lavoro costituisce un inadempimento contrattuale che non dà diritto al pagamento diretto del premio, ma al risarcimento del danno per perdita di chance. La domanda della lavoratrice, volta a ottenere l'adempimento e non il risarcimento, è stata quindi respinta.
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Crediti di lavoro pubblici: calcolo su lordo o netto?
In un caso riguardante il risarcimento per la revoca anticipata dell'incarico di un dirigente pubblico, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per i crediti di lavoro pubblici. La Corte ha chiarito che gli accessori, come interessi e rivalutazione monetaria, devono essere calcolati sull'importo netto dovuto al lavoratore, e non su quello lordo, anche quando il credito ha natura risarcitoria. Questa decisione uniforma il trattamento dei crediti retributivi e di quelli compensativi nel settore del pubblico impiego.
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Provocazione ingiuria: i requisiti e la prova decisiva
Una donna, condannata in appello a risarcire i danni per ingiuria verbale, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo l'esimente della provocazione ingiuria, a causa di presunte molestie subite. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che la provocazione deve derivare da un fatto ingiusto altrui e la reazione deve essere immediata. Nel caso specifico, le condotte provocatorie non erano state poste in essere dalla vittima dell'ingiuria, ma dai suoi familiari e in un momento precedente, facendo così venir meno i requisiti richiesti dalla legge per l'applicazione dell'esimente.
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Danno da diffamazione: critica e limiti di continenza
Un collezionista ha accusato un esperto di auto d'epoca di disonestà in una perizia che ha portato alla distruzione del suo veicolo. L'esperto ha intentato causa per diffamazione. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna del collezionista per danno da diffamazione, stabilendo che i suoi articoli online avevano superato il legittimo diritto di critica, violando il principio di continenza. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile la domanda riconvenzionale del collezionista per la perdita della sua auto.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione di un giudizio in materia di lavoro a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei dipendenti. La controversia originaria riguardava l'inquadramento e le differenze retributive di alcuni lavoratori di un ente pubblico. Con la rinuncia, il processo si conclude senza una decisione nel merito, e la Corte compensa le spese legali tra le parti.
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Retribuzione mansioni superiori: quando non è dovuta?
Una dipendente pubblica ottiene una promozione economica (da C2 a C3) poi annullata in autotutela. La lavoratrice chiede il pagamento delle differenze retributive per il periodo in cui l'inquadramento superiore era formalmente in vigore. La Corte di Cassazione respinge la domanda, stabilendo che la progressione economica all'interno della stessa area contrattuale non implica lo svolgimento di mansioni superiori, le quali sono considerate equivalenti. Pertanto, senza la prova di aver svolto compiti di un'area superiore, la richiesta di retribuzione per mansioni superiori è infondata, specialmente se l'atto di promozione è stato legittimamente annullato.
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Esonero obbligo assicurativo: no indennità disoccupazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore non ha diritto all'indennità di disoccupazione se il suo ex datore di lavoro ha ottenuto un esonero dall'obbligo assicurativo con efficacia retroattiva. Anche se il decreto di esonero è stato emesso dopo la cessazione del rapporto di lavoro, la sua retroattività, prevista per legge, fa venire meno il requisito essenziale di un valido rapporto assicurativo per il periodo lavorato, rendendo legittimo il diniego della prestazione e la richiesta di restituzione delle somme eventualmente già percepite.
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