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Giurisprudenza Civile

Compensazione spese processuali: la Cassazione decide

Una società e una creditrice si sono citate a giudizio a vicenda. Dopo che la Corte d’Appello ha respinto sia la domanda principale che quella riconvenzionale, ha disposto la compensazione delle spese processuali. La società ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che la compensazione fosse ingiusta. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la compensazione delle spese rientra nel potere discrezionale del giudice quando si verifica una soccombenza reciproca, ovvero quando nessuna delle due parti risulta pienamente vittoriosa.

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Perizia grafologica su fotocopia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2777/2025, ha stabilito che una perizia grafologica su fotocopia non è scientificamente attendibile per verificare l’autenticità di una sottoscrizione disconosciuta. In un caso tra fratelli per un riconoscimento di debito, l’originale della scrittura privata era stato smarrito. La Suprema Corte ha cassato la decisione d’appello che aveva equiparato il valore probatorio della perizia sulla copia a quella sull’originale, affermando che, in assenza dell’originale, la prova dell’autenticità deve essere fornita con altri mezzi, e la perizia sulla copia può valere al massimo come mero indizio.

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Revocazione sentenza: i limiti dell'errore di fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile una richiesta di revocazione sentenza, chiarendo la distinzione fondamentale tra un errore di fatto, che è un errore percettivo del giudice, e una critica alla valutazione delle prove. L’ordinanza sottolinea che la revocazione non può essere utilizzata come un terzo grado di giudizio per riesaminare il merito della decisione. La Corte ha stabilito che i motivi presentati dai ricorrenti non costituivano veri errori di fatto, ma tentativi di contestare l’interpretazione e il ragionamento giuridico della precedente ordinanza, rendendo così il ricorso inammissibile.

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Notifica al portiere: quando è valida la cartella?

Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento sostenendo la nullità della notifica al portiere, in quanto eseguita presso una vecchia residenza e senza il preventivo tentativo di consegna ad altre persone abilitate. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la nullità della notifica è sanata se viene provata la ricezione della successiva raccomandata informativa. Inoltre, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo basato sul ‘travisamento della prova’, specificando che tale vizio va fatto valere tramite revocazione e non con ricorso per cassazione.

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Opposizione esecuzione: i vizi anteriori al titolo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2785/2025, ha stabilito l’inammissibilità dell’opposizione esecuzione fondata su motivi anteriori alla formazione del titolo esecutivo giudiziale. Nel caso specifico, un istituto di credito si era opposto all’esecuzione di una sentenza sostenendo la sua inopponibilità, derivante dalla messa in liquidazione coatta amministrativa della sua dante causa, avvenuta prima dell’emissione della sentenza stessa. La Corte ha ribadito il principio dell’intangibilità del titolo esecutivo, affermando che tali questioni devono essere sollevate nel giudizio di merito e non in sede esecutiva.

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Opposizione atti esecutivi: l'errore del creditore

La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.) e opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.). Un creditore che contesta le modalità con cui il giudice attua un’ordinanza di demolizione non può usare l’art. 615, riservato al debitore. Lo strumento corretto è l’opposizione agli atti esecutivi. L’errore procedurale ha portato alla dichiarazione di tardività e inammissibilità dell’azione, confermando l’importanza della scelta del giusto rimedio legale.

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Competenza opposizione precetto: chi decide il foro?

Una società ha proposto opposizione a un precetto presso il Tribunale di Roma, suo foro legale. I creditori hanno eccepito l’incompetenza, indicando un altro foro. La Cassazione, decidendo sulla questione della competenza opposizione precetto, ha stabilito che i creditori sono vincolati dalla propria elezione di domicilio indicata nel precetto e non possono contestarla. Di conseguenza, ha confermato la competenza del Tribunale di Roma.

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Locazione a non domino: a chi spetta il canone?

La Corte di Cassazione chiarisce il principio della locazione a non domino. In un caso complesso, una società affittava un immobile di cui in seguito perdeva il titolo di proprietà a causa della nullità del suo acquisto. La Corte ha stabilito che il vero proprietario (in questo caso, una curatela fallimentare) ha il diritto di ratificare il contratto di locazione esistente e di pretendere il pagamento dei canoni, sostituendosi al locatore non proprietario. La validità del contratto di locazione, basata sulla disponibilità di fatto del bene, non viene meno, ma la legittimazione a riscuotere il canone passa al proprietario effettivo.

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Ricorso in Cassazione: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in Cassazione presentato da una società conduttrice, ritenuta responsabile per un incendio nel locale affittato. La decisione si fonda sul divieto di riesaminare i fatti in presenza di due sentenze conformi (c.d. doppia conforme) e sulla mancata autosufficienza dei motivi di ricorso, che non specificavano adeguatamente gli atti processuali a supporto delle proprie tesi. Di conseguenza, anche il ricorso incidentale dei locatori è stato dichiarato inefficace.

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Inammissibilità ricorso Cassazione: ecco perché

Un debitore si opponeva a un atto di precetto per vizi formali, tra cui la mancata notifica del titolo esecutivo da parte di uno dei due creditori. Dopo il rigetto in primo grado, il debitore ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per cassazione a causa del mancato rispetto del principio di autosufficienza. Il ricorrente, infatti, non aveva allegato né trascritto nel ricorso i documenti essenziali (come le relate di notifica) per permettere alla Corte di valutare la fondatezza delle sue censure, rendendo impossibile la decisione nel merito.

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Obblighi del locatore: chi ottiene i permessi?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce gli obblighi del locatore in merito ai permessi amministrativi di un immobile. Nel caso esaminato, una locatrice si era rifiutata di acconsentire alla sanatoria di un magazzino, che il conduttore utilizzava come laboratorio per la lavorazione di carni, un uso non previsto dal contratto di locazione. I giudici di merito avevano dato ragione al conduttore, risolvendo il contratto per inadempimento della proprietaria. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la responsabilità di verificare l’idoneità dell’immobile e di ottenere i relativi titoli abilitativi ricade, di norma, sul conduttore. Gli obblighi del locatore non si estendono fino a dover regolarizzare trasformazioni non concordate contrattualmente.

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Proprietà locale caldaia: quando è bene comune?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito la questione sulla proprietà locale caldaia in ambito condominiale. Il caso riguardava la rivendicazione di proprietà esclusiva di tale vano da parte di un condomino. La Corte ha ribadito che il locale caldaia, in quanto volume tecnico, si presume bene comune ai sensi dell’art. 1117 c.c. Per vincere tale presunzione, non è sufficiente un regolamento unilaterale del costruttore, ma è necessario un ‘titolo contrario’ presente nel primo atto di vendita che ha dato origine al condominio. In assenza di tale prova, il locale resta di proprietà condominiale.

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Diritto di riscatto: la guida completa sulla prelazione

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di riscatto di un sub-conduttore di un immobile commerciale, la cui prelazione era stata violata in una compravendita. La sentenza sottolinea l’effetto retroattivo (‘ex tunc’) del riscatto, che sostituisce il retraente all’acquirente originario sin dal momento della vendita. Di conseguenza, l’acquirente originario perde ogni legittimazione ad agire nei confronti dell’inquilino, rendendo irrilevanti eventuali azioni giudiziarie da lui intraprese, come uno sfratto per morosità. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso dell’acquirente, consolidando la tutela offerta al conduttore commerciale.

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Attribuzione spese legali: l'errore si corregge

La Corte di Cassazione interviene per correggere un’ordinanza in cui era stata omessa l’attribuzione delle spese legali ai difensori antistatari. La Corte chiarisce che tale omissione costituisce un errore materiale sanabile con l’apposita procedura di correzione, accogliendo l’istanza della società ricorrente e disponendo l’integrazione del provvedimento. La decisione si fonda su un orientamento consolidato, ribadendo che la richiesta di distrazione delle spese non può essere ignorata.

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Competenza territoriale per opposizione a cartella

Una società si opponeva a una cartella esattoriale relativa a una violazione del Codice della Strada, lamentando la mancata notifica del verbale originario. Dopo un conflitto tra diversi Giudici di Pace, la Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza territoriale spetta inderogabilmente al giudice del luogo in cui è stata commessa l’infrazione. Tale opposizione, definita ‘recuperatoria’, permette infatti di contestare il merito della sanzione originaria, radicando la competenza nel foro previsto per quella materia.

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Vendita aliud pro alio: quando il ricorso è inammissibile

Un’acquirente contesta la conformità urbanistica di un immobile, invocando la vendita aliud pro alio per superare i termini di prescrizione brevi. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che la qualificazione del vizio come ‘aliud pro alio’ è un accertamento di fatto insindacabile in sede di legittimità, specialmente in caso di ‘doppia conforme’.

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Responsabilità presidente: quando risponde dei debiti?

La Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità del presidente di un’associazione non riconosciuta. La sentenza analizza il principio secondo cui la responsabilità personale e solidale non deriva dalla semplice carica ricoperta, ma dall’effettiva attività negoziale svolta in nome e per conto dell’ente. Il caso riguardava il mancato pagamento di oneri da parte di un’associazione a una società creditrice. La Corte ha cassato la decisione d’appello per errata valutazione della prova presuntiva, sottolineando che gli indizi a carico del presidente devono essere valutati nel loro complesso e non singolarmente.

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Onere della prova rendiconto: chi prova il pagamento?

Una nipote ha chiesto la restituzione di somme versate allo zio per la gestione di un immobile, lamentando la mancata presentazione di un adeguato rendiconto. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che l’onere della prova sulla mancanza di causa dei pagamenti spetta a chi agisce per la restituzione. La mancata presentazione del rendiconto, pur essendo un inadempimento del mandatario, non inverte tale onere probatorio.

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Principio di autosufficienza: ricorso inammissibile

Un socio di una società alberghiera ha impugnato in Cassazione la sentenza d’appello che aveva dichiarato improcedibile il suo gravame. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per violazione del principio di autosufficienza, poiché il ricorrente non aveva trascritto né riassunto in modo esaustivo gli atti processuali cruciali per la decisione, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza delle censure procedurali.

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Sospensione processo restituzione: quando è illegittima

Un cliente, dopo aver ottenuto in appello la revoca di un decreto ingiuntivo, chiedeva la restituzione delle somme già pagate. Lo studio professionale si opponeva e otteneva la sospensione del giudizio di restituzione in attesa dell’esito del proprio ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha annullato tale provvedimento, stabilendo che il diritto alla restituzione è autonomo e sorge immediatamente con la riforma della sentenza, rendendo illegittima la sospensione del processo restituzione.

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