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Giurisprudenza Civile

Falsità della firma: quando il contratto è nullo
Una persona firma un contratto preliminare per la vendita di un ramo d'azienda, falsificando la firma del legale rappresentante del venditore. La Corte di Cassazione conferma la nullità del contratto per totale assenza di consenso del venditore. La Corte sottolinea la differenza cruciale tra la falsità della firma, che comporta la nullità, e il caso di un rappresentante senza poteri (falsus procurator), che potrebbe essere soggetto a ratifica. Di conseguenza, chi ha ricevuto l'acconto è obbligato a restituirlo.
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Impugnazione estratto di ruolo: i nuovi limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3291/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente contro un estratto di ruolo. La decisione si fonda su una recente normativa (art. 12, co. 4 bis, d.P.R. n. 602/73) che limita l'impugnazione estratto di ruolo a tre specifici casi di pregiudizio concreto. Poiché il ricorrente non ha dimostrato di trovarsi in una di queste situazioni, il suo interesse ad agire è stato ritenuto carente, rendendo irrilevanti le questioni sulla notifica degli atti presupposti.
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Invito a riprendere servizio: la Cassazione chiarisce
Un lavoratore, dopo un licenziamento illegittimo, ha ricevuto un invito a riprendere servizio con un preavviso di soli due giorni. Egli ha sostenuto che tale invito fosse nullo. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3264/2024, ha stabilito che un invito a riprendere servizio con un termine inferiore a 30 giorni è valido. Tuttavia, la risoluzione di diritto del rapporto di lavoro, in caso di mancata presentazione del lavoratore, si verifica solo allo scadere del trentesimo giorno dalla ricezione dell'invito, e non prima. Il datore di lavoro rimane quindi obbligato a pagare la retribuzione per l'intero periodo di 30 giorni.
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Azione revocatoria credito: la tutela non viene meno
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3302/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di azione revocatoria credito. Un creditore, che ottiene il trasferimento coattivo di un immobile a soddisfazione del suo credito, non perde il diritto di agire in revocatoria se il bene è gravato da ipoteche che ne impediscono la piena soddisfazione. La Corte ha chiarito che il credito non può considerarsi estinto fino a quando l'immobile non viene liberato dai pesi ipotecari, legittimando così l'azione del creditore per rendere inefficaci le ipoteche costituite in suo danno.
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Licenziamento collettivo: illegittima la scelta per sede
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3260/2024, ha respinto il ricorso di una società che, in una procedura di licenziamento collettivo, aveva limitato la platea dei dipendenti da licenziare a una sola delle sue sedi. La Corte ha ribadito che, in assenza di comprovate e specifiche esigenze tecnico-produttive che rendano i lavoratori non fungibili, la comparazione deve avvenire su tutta la platea aziendale di dipendenti con mansioni simili. La limitazione territoriale unilaterale costituisce una violazione dei criteri di scelta, comportando l'applicazione della tutela reintegratoria per il lavoratore.
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Sospensione feriale: il rito del lavoro prevale
La Cassazione chiarisce che la sospensione feriale dei termini per impugnare non si applica se la causa è stata trattata in primo grado con il rito del lavoro, anche se la materia del contendere non è propriamente lavoristica. Il rito adottato dal giudice, infatti, funge da criterio vincolante per le parti ai fini del calcolo dei termini per l'appello, determinandone la tardività in caso di mancato rispetto.
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Uso pubblico suolo privato: quando serve l’autorizzazione
Un cittadino ha recintato un'area di sua proprietà, ma è stato sanzionato dal Comune per violazione del Codice della Strada. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, stabilendo che, nonostante la proprietà privata, l'area era soggetta a un uso pubblico di fatto, come dimostrato dalla presenza di servizi pubblici (cassonetti, segnaletica). Pertanto, qualsiasi opera che limiti tale fruizione, come una recinzione, necessita di autorizzazione. La Corte ha chiarito che la disciplina del Codice della Strada si applica in base alla destinazione funzionale dell'area (l'uso pubblico suolo privato) e non solo alla sua titolarità formale, per ragioni di sicurezza e ordine pubblico.
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Riduzione penale: si può chiedere anche dopo il pagamento?
Una società paga spontaneamente una penale contrattuale molto elevata per recesso anticipato. Successivamente, agisce in giudizio ritenendola eccessiva. La Corte di Cassazione conferma che il potere del giudice di procedere alla riduzione penale può essere esercitato anche dopo l'avvenuto pagamento, ordinando la restituzione della parte eccedente in quanto pagamento non dovuto.
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Indennità di preavviso: sì al cumulo con il risarcimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3247/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di licenziamento illegittimo. Anche se al lavoratore spetta un'indennità risarcitoria definita "onnicomprensiva", questa non assorbe l'indennità di mancato preavviso. La Corte ha chiarito che le due tutele hanno funzioni diverse e tra loro compatibili: la prima sanziona l'illegittimità del recesso, mentre la seconda compensa il danno economico derivante dalla sua improvvisa risoluzione. Pertanto, in caso di licenziamento illegittimo intimato senza il dovuto preavviso, il lavoratore ha diritto a entrambe le indennità.
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Doppia conforme e ricorso: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ex coniuge riguardante la durata e la gestione di un'impresa familiare. La decisione si fonda sul principio della "doppia conforme": quando due sentenze di merito (primo grado e appello) giungono alla stessa conclusione basandosi sui medesimi fatti, il ricorso per omesso esame di un fatto decisivo è precluso. Inoltre, un motivo di ricorso è stato respinto per difetto di autosufficienza, non avendo riportato gli elementi essenziali per la sua valutazione.
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Onere di contestazione: limiti e onere della prova
Una società appaltatrice richiede il pagamento per opere in variante e danni da ritardo. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3248/2024, chiarisce i limiti del principio di non contestazione. Mentre la mancata contestazione può rafforzare una pretesa già supportata da altre prove (come per le opere extra), non può sostituire l'onere della prova per richieste generiche, come il risarcimento del danno per spese generali. In questo caso, l'attore deve fornire una base fattuale specifica, altrimenti la domanda non può essere accolta sulla sola base della mancata contestazione dell'avversario.
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Nullità urbanistica: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che aveva dichiarato la nullità di alcuni contratti di leasing immobiliare a causa di difformità urbanistiche. Il caso riguardava la vendita di unità immobiliari risultate non conformi al titolo edilizio originario. La Suprema Corte ha ribadito il principio, stabilito dalle Sezioni Unite, secondo cui la nullità urbanistica è di tipo 'testuale': il contratto è nullo solo se nell'atto non vengono menzionati gli estremi del titolo abilitativo (permesso di costruire, etc.). Se il titolo è menzionato, esiste ed è riferibile all'immobile, il contratto è valido, a prescindere da eventuali difformità non totali tra l'immobile e il progetto approvato.
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Responsabilità direttore lavori: la guida completa
Un direttore dei lavori è stato ritenuto responsabile in solido con l'appaltatore per vizi costruttivi derivanti dall'uso di un intonaco in condizioni climatiche avverse. La Cassazione ha confermato la sua colpa per omessa vigilanza, specificando che l'assenza dal cantiere non è una scusante. Tuttavia, ha accolto il ricorso riguardo la copertura assicurativa, stabilendo che l'assicurazione deve coprire l'intera somma dovuta al danneggiato, e non solo la quota di responsabilità del professionista.
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Rinuncia ricorso Cassazione: effetti e spese legali
Una lavoratrice del settore sanitario, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza d'appello sfavorevole in materia di differenze retributive, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, chiarendo che la rinuncia al ricorso in Cassazione non necessita di accettazione per essere efficace, e ha condannato la parte rinunciante al pagamento delle spese processuali.
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Giudizio di rinvio: limiti e inammissibilità
Una società contesta la condanna a restituire una somma a un'università, sollevando questioni di legittimazione processuale e di imputazione del pagamento. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo che nel giudizio di rinvio non si possono riproporre questioni già decise, anche implicitamente, nella precedente sentenza di cassazione. La Corte ha inoltre ritenuto infondata la pretesa di imputare il pagamento ad altri debiti, data la causale specifica del versamento, condannando la società per lite temeraria.
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Notifica decreto espulsione: è nulla se non compresa
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza del Giudice di Pace che convalidava un'espulsione. La notifica del decreto di espulsione era stata fatta a una cittadina moldava in italiano e inglese, lingue che lei non conosceva. La Corte ha stabilito che la mera permanenza sul territorio nazionale non è sufficiente per presumere la conoscenza della lingua italiana e che l'onere di provare la comprensione dell'atto da parte del destinatario spetta all'amministrazione.
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Premio di rendimento: quando spetta al dipendente?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di un dipendente a percepire il premio di rendimento non deriva dalla semplice previsione di una spesa nel bilancio aziendale, ma è strettamente subordinato al raggiungimento di obiettivi specifici e prefissati dal datore di lavoro, come previsto dai contratti collettivi. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva riconosciuto il bonus a un dipendente di un istituto di credito nonostante il mancato raggiungimento degli utili prefissati per gli anni in questione, sottolineando l'errata interpretazione delle norme contrattuali.
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Licenziamento illegittimo per assenza: quando è lecito
Un'azienda di trasporti licenzia un dipendente per assenze ingiustificate, ma la Corte di Cassazione conferma che si tratta di un licenziamento illegittimo. Le assenze del lavoratore erano una reazione legittima all'inadempimento del datore di lavoro, che non aveva mai specificato le mansioni da svolgere né fornito gli strumenti necessari. La Corte ha ritenuto proporzionato il rifiuto del dipendente di presentarsi al lavoro di fronte a una grave mancanza aziendale, annullando il provvedimento espulsivo e respingendo le eccezioni procedurali della società.
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Trasferimento d’azienda: licenziamento inefficace
La Corte di Cassazione chiarisce che in un trasferimento d'azienda, il licenziamento emesso dal precedente datore di lavoro dopo che la cessione è avvenuta è legalmente inefficace ('tamquam non esset'). Il rapporto di lavoro prosegue automaticamente con il nuovo titolare ai sensi dell'art. 2112 c.c., e non vi è alcun onere per il lavoratore di impugnare l'atto di recesso, in quanto proveniente da un soggetto non più legittimato. La Suprema Corte ha annullato la decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato la decadenza dell'azione della lavoratrice.
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Deposito telematico sentenza: la Cassazione decide
Una società propone ricorso in Cassazione depositando telematicamente la sentenza impugnata, ma priva della stampigliatura di attestazione del deposito. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sulla validità di tale deposito telematico sentenza, non decide il caso. Con ordinanza interlocutoria, rimette la questione alla pubblica udienza per ottenere una pronuncia definitiva data la particolare rilevanza della questione processuale.
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