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Pagamento ufficiale giudiziario: quando libera il debitore?

Una società ha pagato un debito cambiario a un ufficiale giudiziario tramite assegni bancari, ricevendo indietro i titoli. La Cassazione ha stabilito che tale pagamento non è liberatorio, poiché l’ufficiale è autorizzato a ricevere solo contanti. Il debito verso la banca creditrice è rimasto in essere.

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Pagamento all’Ufficiale Giudiziario: Solo il Contante Libera il Debitore

Effettuare un pagamento a un ufficiale giudiziario per estinguere un debito è un’operazione delicata che richiede la massima attenzione. Un errore nella modalità di pagamento può avere conseguenze gravi, lasciando il debito in vita nonostante l’esborso di denaro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile che la consegna di un assegno bancario a un pubblico ufficiale non ha effetto liberatorio per il debitore. Analizziamo insieme questo importante caso per capire come agire correttamente ed evitare rischi.

I Fatti del Caso

Una società commerciale si trovava in debito con un istituto di credito per una somma considerevole, derivante da anticipazioni su cambiali scontate. Per saldare il debito, la società ha consegnato all’ufficiale giudiziario, incaricato di elevare il protesto, alcuni assegni bancari intestati a lui stesso. A seguito di questa operazione, l’ufficiale giudiziario ha restituito alla società le cambiali originali.

Tuttavia, l’ufficiale giudiziario, anziché versare le somme alla banca creditrice, si è appropriato indebitamente del denaro incassando personalmente gli assegni, un atto per il quale è stato successivamente sottoposto a procedimento penale. La banca, non avendo mai ricevuto i fondi, ha continuato a pretendere il pagamento dalla società.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’istituto di credito, confermando che il debito non era stato estinto. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il pagamento effettuato nelle mani del pubblico ufficiale dovesse essere considerato valido e liberatorio.

La Decisione della Corte: il Pagamento all’Ufficiale Giudiziario e i Suoi Limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1633/2024, ha rigettato il ricorso della società, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il principio affermato è netto: il pagamento a un ufficiale giudiziario per essere liberatorio deve avvenire in moneta avente corso legale. La consegna di un semplice assegno bancario non è sufficiente a estinguere l’obbligazione.

La Corte ha sottolineato che un assegno bancario è una promessa di pagamento e non un pagamento effettivo. L’estinzione del debito si verifica solo quando il creditore acquisisce la concreta disponibilità giuridica della somma di denaro. Fino a quel momento, il rischio della mancata conversione dell’assegno in contanti ricade interamente sul debitore.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su una chiara interpretazione delle norme che regolano le obbligazioni pecuniarie e i protesti cambiari.

In primo luogo, si richiama l’articolo 494 del codice di procedura civile, che consente al debitore di evitare il pignoramento versando nelle mani dell’ufficiale giudiziario “la somma per cui si procede”. La legge, in questo contesto, si riferisce a una dazione di denaro contante, che produce un effetto liberatorio immediato.

In secondo luogo, la normativa specifica sui protesti (legge n. 349/1973) stabilisce che i pubblici ufficiali devono versare “l’importo dei titoli pagati”. Anche in questo caso, il riferimento è a un pagamento in moneta. L’ufficiale giudiziario non ha l’autorizzazione a ricevere pagamenti tramite assegni bancari intestati a sé stesso, né la banca aveva concesso tale autorizzazione.

La Corte ha quindi concluso che l’ufficiale giudiziario ha agito illecitamente, appropriandosi delle somme. La sua condotta non può, tuttavia, danneggiare il creditore. La restituzione delle cambiali al debitore, in questo scenario, è anch’essa un atto illecito e non costituisce prova dell’avvenuta estinzione del debito, poiché il pagamento sottostante non era valido.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un monito fondamentale per tutti i debitori. Quando si deve effettuare un pagamento nelle mani di un ufficiale giudiziario per evitare un protesto o un pignoramento, l’unica modalità che garantisce un effetto liberatorio immediato e certo è il versamento di denaro contante (nei limiti di legge) o, eventualmente, la consegna di un assegno circolare, il cui rischio di inconvertibilità è minimo. La consegna di un assegno bancario, al contrario, lascia il debitore esposto al rischio che il titolo non vada a buon fine o, come nel caso esaminato, che l’intermediario agisca in modo fraudolento. In tale evenienza, il debito originario rimane valido e il debitore sarà costretto a pagare una seconda volta, salvo poi potersi rivalere sull’ufficiale infedele.

Pagare un ufficiale giudiziario con un assegno bancario estingue il debito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la consegna di un assegno bancario non ha effetto liberatorio. L’obbligazione si estingue solo quando il creditore ottiene la disponibilità effettiva della somma, non con la semplice consegna del titolo all’ufficiale.

Chi si assume il rischio se l’ufficiale giudiziario incassa l’assegno per sé e non lo versa al creditore?
Il rischio ricade interamente sul debitore. Il pagamento non è considerato valido e il debitore rimane obbligato a pagare il debito al creditore originario, dovendo poi agire separatamente contro l’ufficiale infedele per recuperare la somma.

La restituzione della cambiale da parte dell’ufficiale giudiziario prova che il debito è stato pagato?
No. Se il pagamento è avvenuto con una modalità non valida (come un assegno bancario che non è stato poi versato al creditore), la restituzione dei titoli da parte dell’ufficiale giudiziario è considerata un atto illecito e non ha valore di prova dell’estinzione del debito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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