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Pagamento intercettazioni: la parola alla Corte UE

Una società fornitrice di apparecchiature per intercettazioni si è scontrata con il Ministero della Giustizia per ritardi nei pagamenti. La giurisprudenza italiana considera tali prestazioni come ‘spese di giustizia’, escludendole dalle norme sulle transazioni commerciali e sugli interessi di mora. Rilevando un potenziale conflitto con la Direttiva UE sui ritardi di pagamento, la Corte di Cassazione ha sospeso il giudizio e ha chiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di chiarire se la normativa nazionale sia compatibile con il diritto europeo. Il caso verte sulla corretta qualificazione del rapporto di pagamento intercettazioni.

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Il pagamento intercettazioni è una transazione commerciale? La Cassazione interroga l’Europa

Il rapporto tra le imprese private che forniscono servizi essenziali allo Stato e la Pubblica Amministrazione è spesso complesso, soprattutto quando si tratta di pagamenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha sollevato una questione cruciale riguardante il pagamento intercettazioni, chiedendo alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea se il noleggio di apparecchiature per le indagini penali debba essere considerato una normale transazione commerciale, soggetta a termini di pagamento certi e interessi di mora.

I Fatti del Caso

Una società specializzata nel noleggio di apparecchiature elettroniche per intercettazioni telefoniche e ambientali aveva fornito i propri servizi a diverse Procure della Repubblica. A fronte di un credito di oltre 210.000 euro non saldato, la società aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro il Ministero della Giustizia.

Il Ministero si è opposto, sostenendo che tale prestazione non costituisce un rapporto contrattuale di natura privatistica, ma rientra nelle ‘spese di giustizia’. Secondo questa interpretazione, il compenso non è un prezzo ma un’indennità per un ‘ausiliario del magistrato’, e la sua liquidazione deve seguire una procedura speciale, senza l’applicazione delle norme a tutela delle imprese contro i ritardi di pagamento, inclusi gli interessi di mora.

La Posizione delle Corti Italiane e il Conflitto con il Diritto UE

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al Ministero, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza italiana. Questa visione qualifica il rapporto come pubblicistico, caratterizzato dall’esercizio di poteri pubblici, e sottrae la prestazione dal campo di applicazione della disciplina sulle transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2002).

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rilevato un potenziale e significativo contrasto tra questa prassi nazionale e la Direttiva europea 2011/7/UE, che ha lo scopo di combattere i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali per proteggere la liquidità e la competitività delle imprese, specialmente quelle piccole e medie. La Commissione Europea ha già avviato una procedura di infrazione contro l’Italia proprio per la non corretta applicazione di questa direttiva, anche con riferimento all’esclusione di servizi come il pagamento intercettazioni.

Le Motivazioni della Cassazione

Di fronte a questo quadro, la Suprema Corte ha ritenuto necessario sospendere il giudizio e operare un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. I giudici hanno sottolineato come il modello procedurale italiano non garantisca né tempi certi per la liquidazione del compenso, né una remunerazione adeguata per il ritardo, negando l’applicazione degli interessi di mora previsti per le transazioni commerciali.

La Cassazione ha quindi posto due quesiti fondamentali alla Corte UE:
1. Se la Direttiva europea osti a una prassi nazionale che esclude dalla nozione di ‘transazione commerciale’ le prestazioni di noleggio di apparati per intercettazioni, sottoponendole al regime delle spese di giustizia.
2. Se la stessa Direttiva osti a una normativa nazionale che prevede un termine indeterminato (‘senza ritardo’) per la liquidazione, senza fornire al creditore strumenti efficaci per far valere i propri diritti.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione segna un punto di svolta potenzialmente epocale per tutte le aziende che collaborano con il sistema giudiziario italiano. La decisione della Corte di Giustizia UE non solo determinerà l’esito di questa specifica controversia, ma potrebbe costringere l’Italia a modificare la propria normativa interna, allineandola agli standard europei di tutela del credito commerciale. Se il noleggio di apparecchiature per le intercettazioni venisse qualificato come transazione commerciale, le imprese fornitrici avrebbero diritto a pagamenti in tempi certi e al riconoscimento automatico degli interessi di mora, rafforzando la loro posizione e garantendo maggiore certezza giuridica ed economica nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.

Perché il pagamento per il noleggio di apparecchiature per intercettazioni è stato contestato?
Il Ministero della Giustizia ha sostenuto che non si tratta di un contratto commerciale, ma di un compenso per un’attività di ausilio al magistrato, classificabile come ‘spesa di giustizia’. Questa qualificazione esclude l’applicazione delle norme sui ritardi di pagamento e sugli interessi di mora previsti per le transazioni commerciali.

Qual è il principale conflitto legale sollevato dalla Corte di Cassazione?
Il conflitto è tra la giurisprudenza nazionale italiana, che considera queste prestazioni fuori dall’ambito delle transazioni commerciali, e la Direttiva Europea 2011/7/UE, che mira a garantire pagamenti puntuali in tutte le transazioni commerciali tra imprese e pubbliche amministrazioni per proteggere la competitività delle aziende.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo provvedimento?
La Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva. Ha deciso di sospendere il processo e di chiedere alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di chiarire se la normativa e la prassi italiane siano compatibili con il diritto dell’Unione. La causa riprenderà solo dopo la pronuncia della Corte europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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