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Pagamento creditore apparente: la Cassazione decide

Un’azienda ha pagato il costo di un muro di confine al proprio venditore anziché al vicino che lo ha costruito. La Cassazione ha stabilito che tale pagamento non è liberatorio, escludendo l’ipotesi di pagamento a creditore apparente per mancanza di diligenza da parte del debitore. La Suprema Corte ha inoltre accolto il ricorso sulle spese legali, affermando che la compensazione richiede ragioni gravi ed eccezionali.

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Pagamento Creditore Apparente: Quando il Debitore è Liberato?

L’istituto del pagamento al creditore apparente, disciplinato dall’articolo 1189 del codice civile, rappresenta una norma di tutela per il debitore che, in buona fede, adempie alla propria obbligazione verso un soggetto che appare legittimato a ricevere il pagamento, pur non essendolo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui requisiti necessari per l’applicazione di questa norma, sottolineando il dovere di diligenza del debitore. Analizziamo insieme il caso e la decisione della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: una Controversia sul Muro di Confine

La vicenda trae origine dalla richiesta di una società (che chiameremo Società Beta) nei confronti di un’altra società vicina (Società Alfa) per il pagamento dell’indennità di medianza. In pratica, la Società Beta, avendo costruito un muro sul confine tra le due proprietà, chiedeva alla Società Alfa il rimborso della metà dei costi di costruzione, come previsto dall’art. 874 c.c., per un importo di circa 18.400 euro.

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, ritenendo che la Società Alfa si fosse liberata dall’obbligazione. Quest’ultima, infatti, aveva pagato una somma per la recinzione direttamente al proprio venditore (un Consorzio industriale), credendolo in buona fede il soggetto legittimato a ricevere tale importo. Il giudice applicava quindi il principio del pagamento al creditore apparente.

La Riforma in Appello

La Corte d’Appello ribaltava completamente la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, non sussistevano i presupposti per applicare l’art. 1189 c.c. In particolare, mancava il requisito oggettivo, poiché il Consorzio venditore non poteva essere considerato un creditore apparente, non avendo la qualità di proprietario confinante. Inoltre, veniva contestata la buona fede della Società Alfa, ritenuta negligente per non essersi informata adeguatamente sulla reale situazione giuridica del muro di confine. Di conseguenza, la Società Alfa veniva condannata a pagare l’importo richiesto alla Società Beta. La Corte, tuttavia, compensava le spese legali tra le parti.

Il Ricorso in Cassazione e il Pagamento al Creditore Apparente

La Società Alfa proponeva ricorso in Cassazione, basandosi principalmente sulla violazione dell’art. 1189 c.c. Sosteneva che l’aver pagato al Consorzio, da cui aveva acquistato il terreno, la somma relativa ai costi di recinzione, costituisse un legittimo affidamento che la liberava da ogni ulteriore pretesa. A sua volta, la Società Beta presentava un ricorso incidentale, contestando la compensazione delle spese legali decisa dalla Corte d’Appello, poiché, risultando pienamente vittoriosa, avrebbe avuto diritto al rimborso integrale.

La questione della Compensazione delle Spese Legali

Il ricorso incidentale della Società Beta poneva l’accento su un altro principio fondamentale del processo civile: la regola della soccombenza (art. 91 c.p.c.). La Corte d’Appello aveva giustificato la compensazione citando la “condotta extraprocessuale” e le “scarne difese” delle parti. La Società Beta sosteneva che tali motivazioni non rientrassero nelle ipotesi tassative previste dall’art. 92 c.p.c. per derogare alla regola generale.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale della Società Alfa e accolto quello incidentale della Società Beta.

Sul punto centrale del pagamento al creditore apparente, la Corte ha confermato la decisione d’appello. Ha ribadito che per l’applicazione dell’art. 1189 c.c. non è sufficiente la mera buona fede soggettiva del debitore, ma è necessaria anche la ragionevolezza del suo affidamento, basata su circostanze oggettive e univoche. Il debitore non può invocare la propria buona fede se la sua ignoranza della realtà giuridica deriva da una colpa, ossia dalla violazione di un obbligo di diligenza. Nel caso di specie, la Società Alfa avrebbe dovuto accertare chi fosse il reale proprietario del fondo confinante e, quindi, il vero creditore dell’indennità di medianza. Il semplice fatto che il Consorzio fosse il venditore non era una circostanza sufficiente a creare un’apparenza di legittimazione a ricevere il pagamento.

Per quanto riguarda il ricorso incidentale, la Cassazione lo ha ritenuto fondato. Ha ricordato che, a seguito delle riforme legislative e della sentenza della Corte Costituzionale n. 77/2018, la compensazione delle spese legali in caso di vittoria totale di una parte è un’eccezione che richiede la sussistenza di “gravi ed eccezionali ragioni”, che devono essere specificamente indicate e motivate dal giudice. Le ragioni addotte dalla Corte d’Appello sono state giudicate insufficienti a giustificare la deroga al principio della soccombenza.

Le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata limitatamente alla statuizione sulle spese legali e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per una nuova decisione su questo punto. La decisione ribadisce due importanti principi: primo, il pagamento al creditore apparente libera il debitore solo in presenza di un affidamento incolpevole, che presuppone un comportamento diligente nell’accertamento della realtà giuridica; secondo, la compensazione delle spese di giudizio è una misura eccezionale, che deve essere sorretta da una motivazione rigorosa e ancorata a ragioni gravi ed eccezionali, non potendo basarsi su generiche valutazioni del comportamento delle parti.

Quando un pagamento fatto a chi non è il vero creditore libera il debitore?
Secondo la Corte, il debitore è liberato solo se dimostra la sussistenza di circostanze oggettive e univoche che facevano apparire il ricevente come vero creditore e, al contempo, la propria buona fede esente da colpa, avendo agito con la necessaria diligenza nell’accertare la situazione reale.

Il venditore di un immobile può essere considerato creditore apparente per i costi del muro di confine dovuto al vicino?
No. La sentenza chiarisce che la sola qualità di venditore di un immobile non è sufficiente a creare una situazione di apparenza tale da legittimarlo a ricevere l’indennità di medianza, che spetta per legge al proprietario confinante che ha costruito il muro.

In quali casi il giudice può compensare le spese legali tra le parti?
Il giudice può compensare le spese legali, derogando al principio della soccombenza, solo nei casi tassativamente previsti dalla legge, come la soccombenza reciproca, oppure in presenza di ‘gravi ed eccezionali ragioni’, che devono essere esplicitamente indicate e motivate nella sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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