LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pagamento assegno non trasferibile: onere della prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19207/2024, ha stabilito che in caso di pagamento di un assegno non trasferibile a un soggetto non legittimato, l’onere di provare l’effettivo danno subito e la falsità dei documenti presentati ricade su chi agisce in giudizio. La Corte ha inoltre confermato che l’invio di un assegno di importo elevato tramite posta ordinaria costituisce una condotta che può integrare una corresponsabilità del danneggiato, riducendo la responsabilità dell’istituto pagatore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Pagamento Assegno Non Trasferibile: La Prova del Danno è a Carico di Chi Agisce

Il pagamento di un assegno non trasferibile a una persona diversa dal legittimo beneficiario è una questione delicata che solleva importanti interrogativi sulla responsabilità dell’istituto pagatore e sugli oneri probatori a carico di chi lamenta il danno. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, sottolineando che spetta al soggetto che ha emesso l’assegno dimostrare non solo la negligenza dell’intermediario, ma anche e soprattutto l’effettiva esistenza del danno subito. Approfondiamo questa importante decisione.

Il Caso: Un Assegno Intercettato e Incassato Fraudolentemente

Una compagnia di assicurazioni conveniva in giudizio un importante operatore di servizi postali, accusandolo di aver negoziato con negligenza un assegno bancario non trasferibile di 85.000 euro. Il titolo, inviato per posta ordinaria, era stato pagato a un soggetto che, pur presentandosi con documenti apparentemente validi, non era l’effettivo beneficiario.

L’operatore postale si difendeva sostenendo di aver adempiuto ai propri doveri di diligenza, avendo effettuato tutti i controlli di identità richiesti e verificato, tramite le banche dati istituzionali, che i documenti presentati non risultassero rubati o sospetti. Inoltre, eccepiva che la compagnia assicurativa non aveva fornito alcuna prova concreta del danno patito.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la domanda della compagnia, ritenendo non provata l’esistenza del danno. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul pagamento assegno non trasferibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito e basando la propria decisione su alcuni principi cardine.

Il punto centrale della pronuncia riguarda l’onere della prova. La Corte ha ribadito che non è sufficiente per l’attore lamentare il pagamento a un soggetto sbagliato; è necessario fornire prove “certe e pacificamente provate” del danno concreto. Nel caso di specie, la compagnia avrebbe dovuto dimostrare di aver effettuato un secondo pagamento al vero beneficiario, provando così di aver subito una perdita economica diretta. Una semplice denuncia presentata alle autorità è stata ritenuta inidonea a questo scopo, in quanto mera dichiarazione di parte non supportata da ulteriori elementi, come l’esito di indagini o la prova della falsità dei documenti.

Inoltre, la Corte ha valorizzato il concetto di corresponsabilità del danneggiato. L’aver spedito un assegno di importo così rilevante tramite posta ordinaria, senza aggiungere ulteriori elementi identificativi sul titolo (come la data di nascita), è stata considerata una condotta che espone volontariamente a un rischio. Tale comportamento, secondo i giudici, contribuisce a causare l’evento dannoso e, di conseguenza, attenua la responsabilità dell’istituto pagatore, ai sensi dell’art. 1227 del codice civile.

Infine, la Corte ha ritenuto che la valutazione sulla diligenza dell’operatore postale, che aveva seguito le procedure di identificazione, fosse una valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, adeguatamente motivata.

Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti implicazioni pratiche. Chi emette un assegno e agisce in giudizio per un pagamento irregolare deve essere consapevole che l’onere della prova è a suo totale carico. Non basta allegare la negligenza della banca o dell’ufficio postale, ma è fondamentale dimostrare con prove concrete e inconfutabili di aver subito un danno economico effettivo, ad esempio provando il secondo pagamento liberatorio. La decisione, inoltre, funge da monito sulla scelta delle modalità di invio di titoli di credito di valore: optare per metodi non sicuri come la posta ordinaria può essere interpretato come un concorso di colpa, con conseguente riduzione di un eventuale risarcimento.

Chi deve provare di aver subito un danno in caso di pagamento di un assegno non trasferibile a una persona sbagliata?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di provare l’effettiva esistenza del danno (ad esempio, dimostrando di aver dovuto effettuare un secondo pagamento al vero beneficiario) ricade interamente su chi ha emesso l’assegno e agisce in giudizio contro l’istituto pagatore.

L’invio di un assegno di importo rilevante per posta ordinaria può influire sulla responsabilità dell’istituto pagatore?
Sì, la Corte ha stabilito che tale condotta espone volontariamente a un rischio e può integrare una corresponsabilità del danneggiato. Questo comportamento colposo può portare a una riduzione proporzionale della responsabilità dell’istituto che ha effettuato il pagamento.

Una semplice denuncia alle autorità è sufficiente a provare la falsità dei documenti usati per incassare un assegno?
No, la Corte ha chiarito che una denuncia non è idonea allo scopo, in quanto è una semplice dichiarazione di un soggetto terzo resa senza obbligo di veridicità. Per provare la falsità sono necessari elementi ulteriori e più concreti, come gli esiti degli accertamenti eseguiti dalle forze dell’ordine o altre prove documentali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati