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Pagamento assegno falso: la negligenza della banca

Un istituto di credito ha effettuato il pagamento di numerosi assegni con firme palesemente false, attribuite al coniuge della correntista. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità della banca per negligenza professionale, sottolineando che il suo dovere di verifica prevale su ogni altra circostanza. La Corte ha stabilito che la palese difformità della firma rispetto allo specimen depositato rende la banca l’unica responsabile del danno, respingendo la tesi del concorso di colpa del cliente.

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Pagamento Assegno Falso: La Negligenza della Banca Prevale Sempre

L’affidabilità del sistema bancario si fonda sulla diligenza con cui gli istituti di credito gestiscono i fondi dei propri clienti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità per il pagamento di un assegno falso ricade in primis sulla banca, qualora la falsificazione della firma sia macroscopicamente evidente. Anche se il falsario è una persona vicina al correntista, come il coniuge, la banca non può sottrarsi ai propri obblighi di verifica.

I Fatti del Caso: 23 Assegni con Firma Falsificata

Una correntista citava in giudizio il proprio istituto di credito chiedendo il risarcimento dei danni per l’illegittimo pagamento di 27 assegni bancari, tratti sul suo conto, recanti una firma di traenza apocrifa. L’azione legale nasceva dopo che la banca stessa, nel protestare 4 assegni successivi, aveva rilevato l’irregolarità della firma, non corrispondente allo specimen depositato. Una perizia grafologica confermava che anche i 23 titoli precedenti, già pagati per un importo considerevole, presentavano la medesima falsificazione.

L’istituto di credito si difendeva sostenendo che le firme fossero state apposte dal marito della correntista, chiamandolo in causa per essere manlevato da ogni responsabilità. Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello confermavano la responsabilità della banca, seppur con diverse sfumature, rigettando le pretese verso il coniuge. La Corte d’Appello, in particolare, definiva la firma come “palesemente falsa”, rendendo la negligenza della banca il fulcro della questione.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’istituto di credito ricorreva in Cassazione, basando la propria difesa su diversi motivi, tra cui la presunta erronea applicazione delle norme sul concorso di colpa del creditore. La banca sosteneva che la condotta del coniuge, autore materiale delle falsificazioni, avrebbe dovuto escludere o quantomeno ridurre la propria responsabilità.

La Suprema Corte ha dichiarato i motivi di ricorso inammissibili, confermando la decisione d’appello e la piena responsabilità della banca.

L’inammissibilità del motivo sulla responsabilità del correntista

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’aver evidenziato come la banca non abbia contestato la vera ratio decidendi della sentenza d’appello. Il punto centrale non era chi avesse falsificato la firma, ma il fatto che la firma fosse palesemente falsa. La Corte d’Appello aveva accertato in fatto la macroscopica difformità della firma, e questo accertamento, se non specificamente contestato, rende irrilevante qualsiasi altra considerazione sulla condotta di terzi.

Il pagamento assegno falso e la negligenza professionale

La Cassazione ha ribadito che sull’istituto di credito grava un obbligo di diligenza professionale qualificata ai sensi dell’art. 1176, comma 2, c.c. Questo dovere impone alla banca di operare i controlli sull’autenticità dell’assegno, confrontando la firma di traenza con lo specimen in suo possesso. Se la banca paga un assegno con una firma visibilmente diversa, blocca un pagamento, commettendo un inadempimento contrattuale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione tra la responsabilità contrattuale della banca e l’eventuale illecito commesso dal falsario. La relazione tra banca e correntista è regolata da un contratto che impone alla prima di proteggere il patrimonio del secondo. Il pagamento di un assegno con firma apocrifa costituisce una violazione di tale obbligo.

La Corte ha specificato che la valutazione sulla riconoscibilità della falsificazione è un giudizio di merito. Una volta accertato che la firma era “palesemente falsa”, come nel caso di specie confermato anche da una CTU, la colpa della banca è in re ipsa. L’istituto di credito non può addurre, per liberarsi da responsabilità, la condotta negligente o dolosa di un terzo (in questo caso, il marito della correntista), poiché il suo inadempimento è a monte: non aver eseguito correttamente il controllo che le competeva. La responsabilità dell’operatore bancario, in questo scenario, esclude in radice quella dell’autore delle sottoscrizioni apocrife nell’ambito del rapporto tra correntista e banca.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione per banche e correntisti:

1. Dovere di Diligenza Rafforzata per le Banche: Gli istituti di credito sono tenuti a un livello di diligenza superiore alla media. Il controllo delle firme sugli assegni non è una mera formalità, ma un obbligo contrattuale la cui violazione comporta una diretta responsabilità per i danni causati.
2. Irrilevanza dell’Identità del Falsario: Ai fini della responsabilità della banca, è irrilevante chi sia l’autore materiale della falsificazione, specialmente quando questa è facilmente riconoscibile. La banca non può usare le dinamiche familiari del cliente come scudo per la propria negligenza.
3. Tutela del Correntista: Il cliente ha diritto a che la banca verifichi con la dovuta attenzione ogni ordine di pagamento. Questa pronuncia rafforza la posizione del correntista, che può ottenere il risarcimento integrale del danno subito a causa del pagamento di assegni con firme palesemente contraffatte.

Una banca è responsabile se paga un assegno con una firma palesemente falsa, anche se a falsificarla è stato un familiare del correntista?
Sì, secondo questa ordinanza la banca è pienamente responsabile. Il suo obbligo primario è verificare la corrispondenza della firma sullo specimen. Se la falsificazione è evidente, la negligenza professionale della banca è la causa del danno, a prescindere da chi sia l’autore della falsificazione.

La negligenza del correntista può escludere la responsabilità della banca per il pagamento di un assegno falso?
Nel caso esaminato, in cui la falsificazione della firma era palese e accertata, la responsabilità della banca è stata considerata assorbente. La Corte ha stabilito che la negligenza professionale dell’istituto di credito nel non rilevare una firma macroscopicamente falsa impedisce di invocare un concorso di colpa del correntista per escludere la propria responsabilità.

Può la banca agire in rivalsa contro chi ha materialmente falsificato la firma?
La sentenza ha rigettato la domanda di garanzia (rivalsa) proposta dalla banca nei confronti del falsario. La Corte ha motivato che la responsabilità dell’operatore bancario, fondata sulla propria colpa professionale, ha escluso in radice quella dell’autore delle firme apocrife nel contesto del rapporto contrattuale tra banca e cliente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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