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Pagamento anticipato debito: inefficacia nel fallimento

La Corte di Cassazione ha confermato che il pagamento anticipato debito, effettuato da una società poi fallita entro i due anni antecedenti la dichiarazione di fallimento, è inefficace nei confronti dei creditori. Anche se il contratto di finanziamento prevedeva la facoltà di estinzione anticipata, tale clausola non prevale sulla norma fallimentare (art. 65 L. Fall.), posta a tutela della parità di trattamento dei creditori (par condicio creditorum). La Corte ha ritenuto irrilevante la tesi difensiva dell’istituto di credito, ribadendo l’oggettività del presupposto dell’anticipazione del pagamento.

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Pagamento Anticipato Debito: la Clausola Contrattuale non Basta a Salvarlo dal Fallimento

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia fallimentare: il pagamento anticipato debito effettuato da un’impresa, poi dichiarata fallita, è inefficace, anche se tale facoltà era espressamente prevista nel contratto di finanziamento. La tutela della parità di trattamento tra i creditori prevale sulla libertà contrattuale delle parti. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche per imprese e istituti di credito.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore dell’elettronica aveva stipulato un contratto di finanziamento con un istituto di credito. Meno di due anni prima di essere dichiarata fallita, la società estingueva anticipatamente il debito residuo, per un importo di circa 92.000 euro, rispetto alla scadenza contrattualmente pattuita.

Una volta aperta la procedura concorsuale, il curatore fallimentare agiva in giudizio contro la banca, chiedendo che tale pagamento venisse dichiarato inefficace ai sensi dell’art. 65 della Legge Fallimentare. Tale norma, infatti, sanziona con l’inefficacia i pagamenti di debiti che scadono nel giorno della dichiarazione di fallimento o posteriormente, se eseguiti dal fallito nei due anni anteriori.

L’istituto di credito si difendeva sostenendo che il pagamento non poteva considerarsi “anticipato” in senso giuridico, poiché il contratto stesso attribuiva alla società debitrice il diritto potestativo di estinguere il finanziamento prima della scadenza, un’opzione alla quale la banca non avrebbe potuto opporsi.

La Decisione della Corte di Cassazione e il pagamento anticipato debito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al fallimento. L’istituto di credito ha quindi proposto ricorso in Cassazione, ma i suoi motivi sono stati respinti. La Suprema Corte ha colto l’occasione per riaffermare con chiarezza i principi che governano questa delicata materia.

Il Principio di Inefficacia Oggettiva ex Art. 65 Legge Fallimentare

Il fulcro della decisione risiede nella ratio dell’art. 65 della Legge Fallimentare. La norma ha lo scopo di tutelare la par condicio creditorum, ossia il principio secondo cui tutti i creditori devono essere trattati in modo uguale. Un pagamento anticipato debito viola questo principio perché sottrae risorse dal patrimonio del debitore a vantaggio di un solo creditore, il quale riceve il pagamento prima del tempo, mentre altri creditori, alla scadenza naturale delle loro obbligazioni, potrebbero non trovare più risorse sufficienti.

La Corte ha specificato che l’inefficacia opera su un presupposto puramente oggettivo: l’aver pagato un debito prima della sua scadenza naturale. Non rileva se ciò sia avvenuto in buona o mala fede, né se fosse previsto da una clausola contrattuale.

L’Irrilevanza della Clausola Contrattuale

L’argomento principale della banca, basato sull’esistenza di un diritto potestativo del debitore all’estinzione anticipata, è stato ritenuto infondato. Secondo la Cassazione, la facoltà di estinguere un mutuo prima del termine, anche se prevista dal contratto, non snatura il carattere di anticipazione del pagamento ai fini della legge fallimentare. Consentire a una clausola contrattuale di neutralizzare l’applicazione dell’art. 65 significherebbe vanificare lo scopo della norma, che è di ordine pubblico e posto a tutela di un interesse superiore: quello della massa dei creditori.

La Questione sulla Provenienza dei Fondi

La banca aveva anche tentato di sostenere che il pagamento non fosse stato effettuato con fondi della società, ma direttamente dai suoi soci e fideiussori. Anche questa tesi è stata respinta. La Corte ha osservato che le prove documentali dimostravano che il pagamento era avvenuto tramite un addebito sul conto corrente intestato alla società. L’eventuale provvista fornita dai soci a tale scopo non cambia la natura dell’operazione: il soggetto che ha eseguito il pagamento nei confronti della banca è stata la società, utilizzando il proprio conto.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla necessità di ristabilire la par condicio creditorum lesa da atti di disposizione patrimoniale compiuti dal debitore nel “periodo sospetto”. Sarebbe contrario allo scopo della norma fallimentare ritenere che essa non possa operare solo perché l’atto pregiudizievole (il pagamento anticipato) corrisponde all’esercizio di un diritto potestativo del debitore. La legge fallimentare, in questa prospettiva, introduce un regime speciale che prevale sulle disposizioni contrattuali ordinarie quando è in gioco l’integrità del patrimonio destinato a soddisfare tutti i creditori.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. L’insegnamento è chiaro: qualsiasi pagamento di un debito non ancora scaduto, effettuato nei due anni che precedono la dichiarazione di fallimento, è a forte rischio di revocatoria. La presenza di una clausola che permette l’estinzione anticipata del finanziamento non offre alcuna protezione al creditore che riceve il pagamento. Le banche e gli altri creditori devono essere consapevoli che accettare un pagamento anticipato debito da un’impresa in potenziale difficoltà finanziaria li espone al rischio concreto di dover restituire le somme incassate in caso di successivo fallimento.

Un pagamento anticipato di un debito, permesso dal contratto, è al sicuro dalla revocatoria in caso di fallimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la facoltà contrattuale di estinguere anticipatamente un debito non impedisce che il pagamento sia dichiarato inefficace ai sensi dell’art. 65 della Legge Fallimentare se effettuato nei due anni antecedenti la dichiarazione di fallimento. La norma fallimentare prevale sulla clausola contrattuale.

Perché la legge fallimentare considera inefficace un pagamento anticipato debito?
La ragione fondamentale è la tutela della par condicio creditorum, ovvero il principio della parità di trattamento di tutti i creditori. Un pagamento anticipato avvantaggia un creditore a scapito degli altri, sottraendo risorse al patrimonio del debitore che dovrebbero essere ripartite equamente tra tutti i creditori nell’ambito della procedura fallimentare.

Se i soci di una società forniscono i fondi per un pagamento, questo può essere considerato come effettuato da un terzo e quindi valido?
Non necessariamente. Nel caso esaminato, la Corte ha stabilito che ciò che conta è l’individuazione del soggetto che ha materialmente eseguito il pagamento. Poiché il pagamento è risultato essere stato effettuato tramite addebito sul conto corrente della società, è stato considerato un atto della società stessa, a prescindere dall’origine della provvista su quel conto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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